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<Amanda, quelli sono dei leggings?> mia nonna inarca un sopracciglio, osservandomi entrare in cucina con indosso la divisa della scuola, sotto la gonna ho messo un paio di leggings neri.
<No, sono la mia pelle> le rispondo sarcastica, ricevendo un'occhiata di fuoco da mia madre. Mio nonno, sorride da dietro la sua tazza di caffè.
<Non è molto appropriata, non credi? Perché non metti un paio di calze velate, invece?> cerca di convincermi mia nonna.
<È tutto inutile. Mandy è allergica alla femminilità> sospira mia madre lanciandomi uno sguardo esasperato.
<Semplicemente, il fatto che ci debba essere questa differenza tra gonne per le femmine e pantaloni per i maschi è ridicola e maschilista. I vestiti non hanno genere e non voglio partecipare  all'alimentare questo stereotipo> dico mentre addento una mela.
Nate alza lo sguardo, osservandomi come se avessi tre teste.
<Se inizi con questi discorsi di prima mattina ho paura di sapere come si concluderà la giornata> mi prende in giro, alzandosi in piedi.
<Come sei divertente> gli dico seguendolo mentre esce dalla cucina. Saluto con la mano il resto della mia famiglia, distrattamente.
<Oggi ho gli allenamenti, trovati un passaggio> mi dice aprendo la porta di casa. Lancio uno sguardo al cielo, grigio e nuvoloso. Spero che per oggi non piova.
<Lo sai che nessuno mio amico guida. Non puoi darmi le chiavi della macchina così torno a casa? Ti puoi far accompagnare tu> ride alle mie parole, mentre mi sistemo la cintura di sicurezza. Lo guardo male.
<Ma sei impazzito?>
<Col cazzo che ti faccio guidare la mia macchina> mi dice, minaccioso. Alzo gli occhi al cielo.
<Tu non sai nemmeno cosa fartene di una macchina del genere. Non sfrutti le sue potenzialità> gli dico mentre accarezzo i sedili in pelle della macchina.
<Perché dovrei fare il buffone correndo per andare a scuola? Da quando in qua hai tanta voglia di andare a scuola?> mi sbeffeggia.
<Intendo in generale, idiota> ruoto gli occhi al cielo, guardando fuori dal finestrino.
<Dimenticavo da quando è arrivato quello sfigato hai trovato un motivo per andare a scuola> continua mio fratello, ignorando le mie parole.
<Ma se ti sta simpatico Kasey, ora perché dici che è uno sfigato?> gli domando infastidita.
<Se ti mette le mani addosso è morto> sbatto le palpebre, abilita.

È geloso? Mio fratello è geloso di me? Impossibile.

<E da quando dovrei dare conto a te su chi mi scopo? Non mi sembra che a te importi tanto della mia opinione riguardo a chi ti scopi tu> Nate mi lancia uno sguardo sconvolto.
<Ma che cazzo dici? Con chi hai scopato?> inizia a dire nervoso. Mi mordo un labbro per non sorridere, fingendo di essere infastidita. Amo farlo innervosire.
<Di certo non lo vengo a dire a te> mi stringo nelle spalle.
<Come sarebbe? Siamo fratelli!> ribatte indignato.
<Appunto! La mia vita sessuale non ti riguarda> puntualizzo candidamente. Nate parcheggia, frenando bruscamente.
<Mi prendi per il culo? Tu sei vergine, non è vero?> strizza gli occhi, quasi come se così potesse leggermi nella mente. Lo guardo impassibile. Certe volte è proprio semplice prenderlo per il culo.
<Me lo diresti se lo faresti, no? Se ci fosse un ragazzo...che insomma, ti piace> continua disgustato.
<Tu sei l'ultima persona a cui potrei chiedere consigli d'amore> asserisco, giusto per infastidirlo di più. Apro la portiera e mi allontano velocemente, per fare in modo di avere l'ultima parola e per ignorare lo sguardo da pantera di Ryan su di me. Lo ignoro da quel giorno, da quando mi ha confessato di aver letto il mio diario e da quando l'ho visto...nudo. Non voglio averci più niente a che fare e lui sembra essersi dimenticato della mia presenza.

<Casper, ti sei dimenticata di levarti il pigiama questa mattina?> soffia Holly, prendendomi a braccetto. Lo guardo male.
<Che cazzo vuoi?> le dico, strattonandola e aprendo l'anta del mio armadietto.
<Come sei cattiva...io voglio solo essere tua amica> mi dice, fingendosi dispiaciuta mentre si rigira una ciocca di capelli intorno al dito.
<Beh...io voglio non essere tua amica, quindi stammi alla larga> le rispondo irritata. La giornata era partita benissimo, la sua presenza non può che rovinarla.
<Lo sai che non sono lesbica! Non mi chiedere certe cose, per favore!> esclama a voce alta, mentre un gruppo di ragazzi passa affianco a noi. Avvampo, indignata.
<Sei veramente una stronza> la insulto.
<Come sei permalosa! Stavo solo scherzando! Chi vuoi che se lo creda!> mi dice spintonandomi amichevolmente. Io vorrei tanto spintonarla duramente contro il muro, adesso.

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