Capitolo otto

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𝐒 𝐄 𝐎 - 𝐘 𝐔 𝐍

Era buio inoltrato quando uscimmo dall'Università.
Aveva anche iniziato a piovere, tipico del mese.
Alzai lo sguardo verso il cielo buio e nuvoloso, mentre le gocce di acqua mi bagnavano la divisa.

Qualcosa si alzò sulla mia testa, qualcosa di trasparente che non faceva passare l'acqua. Mi voltai e Felix impugnava un ombrello che ci copriva entrambi.

<<Ti posso accompagnare a casa.>> propose. Felice di quella richiesta, annuii.
Camminammo per circa una decina di minuti, finché non notammo il grande palazzo dove abitavo.
Aprii il portone e guardai Felix ancora fuori.

<<È tardi e sta piovendo, se vuoi puoi entrare.>> dissi con un po' di imbarazzo.
<<Non voglio dare disturbo e...>>
<<Non dai nessun disturbo e mia madre farebbe i salti di gioia se vede che sono amica di qualcuno.>> lo interruppi, abbassando lo sguardo per non incrociare il suo.

Mi scostai di lato per farlo entrare e lui, dopo aver chiuso l'ombrello, varcò la soglia del portone.
Usammo le scale, dato che l'ascensore era guasto da un paio di giorni.

Estrassi le chiavi di casa dallo zaino e aprii la porta.
Il mio gatto ci osservò entrare, seduto sulla sua cuccetta di lana.
Accesi il riscaldamento al minimo, in modo tale da non sentire né troppo caldo né troppo freddo.

<<Lascia le scarpe qui.>> indicai la scarpiera vicino alla porta, mentre mi voltavo per attraversare il corridoio e controllare se mia madre fosse tornata a casa.

Aprii la porta del suo studio e la trovai addormentata su alcuni fogli scarabocchiati. Presi una coperta e gliela misi sulle spalle, poi uscii senza fare troppo rumore.
Quando tornai in salotto, Felix era intento ad osservare alcune foto di famiglia appese al muro.

Sorrisi e lo affiancai.
<<Questa sei tu?>> indicò la bambina sdentata nella foto, annuii.
<<Quella accanto è mia cugina. È grande ormai, vive in Italia con suo marito. Io e lei siamo completamente diverse: lei è una ragazza molto estroversa, che frequenta le feste e ama fare shopping. Io, al contrario, sono introversa e il mio passatempo preferito è leggere con la musica e l'unico negozio che frequento è quello di libri qui accanto, per comprare un nuovo libro.>>

Felix sorrise, mentre continuava a guardare i miei famigliari presenti nella foto.
<<Hai fame?>> chiesi, interrompendo quel silenzio. Lui annuì.

Ci spostammo in cucina, dove cercai disperatamente qualcosa da mangiare.
Trovai una pizza surgelata nel freezer. Mi grattai la nuca imbarazzata.
<<Ti andrebbe bene?>> chiesi, indicando il cartone della pizza.
<<Certo, e poi non posso mai rovinare le doti culinarie di Kim Seo-Yun.>> sorrise mentre ridevo e mettevo la pizza su una teglia, per poi metterla nel forno.

Mi sedetti accanto a lui, nel silenzio più totale.
<<Tua madre non c'è?>> chiese.
<<È nel suo studio abbandonata ad un sonno molto profondo.>> ridacchiai.
<<Tu abiti da solo?>>

Fu come se un'ondata di vento gli avesse attraversato la spina dorsale, perché Felix si congelò sul posto.
Si toccò i piccoli tagli che aveva sul viso, ma non riuscii comunque a capire.

<<Felix, io...non capisco.>> fu in quel momento che il trillio proveniente dal forno ci interruppe.
Afferai i guantoni e sfornai la pizza, per poi dividerla e distribuirla in due piatti.

Passai un piatto a Felix, accompagnato da un bicchiere d'acqua.
Mi risedetti con il mio bottino e lo guardai.
<<Non volevo metterti in imbarazzo, se non ne vuoi parlare...>>
Lui mi fermò con un cenno della mano, prima di afferrare un trancio di pizza dal suo piatto.

<<I miei litigano spesso. Mio padre è un poco di buono e spesso torna a casa ubriaco. Mia madre è l'unica che si fa il culo per tenerci in vita: paga l'affitto, le bollette, si occupa della spesa e porta i vestiti in tintoria. Mio padre fa uso di alcol e di droga, spesso tradisce mia madre ed entrambi finiscono per litigare. La loro rabbia viene scaricata su di me, che cerco solo di mettere fine ai loro litigi e spesso mi procuro ferite che non avrei mai dovuto avere.>> spiegò tutto d'un fiato, mentre una lacrima gli solcava la guancia.

<<Felix...mi dispiace.>>
Con il dito raccolsi la lacrima che continuava a scendere sul suo viso, mentre la guancia fredda si lasciava andare al calore della mia mano, in quella dolce carezza che gli mancava da tempo.

Aspettai che si tranquilizzasse e quando le lacrime cessarono, sciacquai i piatti e li riposi nella lavastoviglie.
<<Forse è meglio che torni a casa.>> annunciò.
<<Sicuro? Puoi restare se vuoi.>>
<<Stai tranquilla, mi hai già ospitato a cenare insieme a te.>> si infilò le scarpe e prima che aprisse la porta, mi guardò.

Lo strinsi in un abbraccio e sentii il suo cuore pulsare così velocemente, dando l'illusione che potesse esplodere da un momento all'altro.

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