Capitolo dieci

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𝐒 𝐄 𝐎 - 𝐘 𝐔 𝐍

Non vidi Felix in classe, né all'intervallo e quando uscii da scuola provai a telefonarlo, ma non rispose.

Afferrai la bici, con la quale avevo deciso di andare a scuola quella mattina, e percorsi la stradina che avevo visto compiere da lui.
C'erano alcune case, separate fra loro da dei piccoli muretti.

Guardai i cognomi su tutti i citofoni, poi trovai il cognome "Lee".
Presi un bel respiro e citofonai. Aspettai qualche secondo e una voce stanca mi rispose, sembrava quella di Felix.

<<Chi è?>>
<<Felix! Sono io, Seo-Yun!>>
Dopo la frase pronunciata dalla sottoscritta, seguì il silenzio, finché la porta di casa fu aperta da Felix.

Lo osservai per bene: aveva il labbro spaccato e ancora sanguinante, gli occhi arrossati.
<<Seo-Yun non puoi stare qui. Mio padre potrebbe tornare presto e...>>
<<Non m'importa, Felix. Ti ha fatto del male, vero?>>
Non rispose, quindi intuii quello che fosse successo la sera precedente.

Entrai nella casa vuota.
<<Dov'è la tua stanza?>>
Felix mi sorpassò e andò nella sua stanza. Quando entrai nella camera, il letto era ancora disfatto e il cuscino era bagnato e macchiato di sangue.

<<Prendi ciò che ti serve.>>
<<Seo-Yun cosa...>>
<<Fa' come ti ho detto. Non puoi stare qui. Tuo padre è un uomo pericoloso, starai a casa mia finché non troverai un appartamento.>> aprii il suo armadio e trovai una valigia, dove lui mise alcuni vestiti e delle scarpe.

Tornammo al mio appartamento e gli mostrai la sua nuova stanza, quella che mia madre usava per gli ospiti.
<<Sistemati come vuoi, qui c'è il bagno se hai bisogno.>> indicai la porta chiusa davanti a quella della stanza.

Lui annuì. <<Grazie, Seo-Yun.>>
Sorridemmo entrambi, prima che lui potesse sistemare le sue cose nella stanza.
Sentii la porta di casa aprirsi e capii che mia madre era riuscita a fare ritorno per pranzo.

<<Tesoro, com'è andata a scuola?>> chiese, mentre mi osservava impiattare tre piatti con del ramen.
<<Bene.>> risposi, appoggiando i piatti sul tavolo.
<<Chi è la terza persona?>>
<<Mamma, ricordi il mio compagno di banco, quello di cui ti avevo parlato?>> lei annuì. <<Suo padre abusa di lui, per questo lo vorrei ospitare finché non troverà un suo appartamento, sempre se per te va bene.>>

Mia madre mi strinse in un abbraccio. <<Certo che possiamo ospitarlo, tesoro. Non sarà un problema.>> le sorrisi felice.
Sentimmo dei passi, poi Felix entrò in cucina.

Osservò mia madre e le sorrise. <<Salve, signora Kim.>>
<<Oh caro, chiamami Ji-Yun.>> mia madre gli strinse la mano e Felix si presentò. Subito dopo ci sedemmo a tavola.
<<Ti trovi bene a scuola, Felix?>> chiese mia madre.

<<Non ho mai avuto tanti amici, ma sua figlia vale più di tutti gli altri. È una persona molto solare e poi...sa cucinare dell'ottimo ramen!>> arrossii, mentre mia madre rideva alla battutina finale del biondo.
<<Sono felice che abbiate fatto amicizia. Sai, mia figlia è sempre rintanata nella sua stanza a leggere libri e ascoltare musica!>>
<<Mamma.>> la richiamai esasperata.
<<Che c'è? Dico la verità.>> scrollò le spalle e Felix ridacchiò.

Quando finimmo di pranzare, aiutai mia madre a sparecchiare e andai a vedere come stava Felix.
Bussai alla sua porta ed entrai dopo che la sua voce me lo aveva concesso.

Lo trovai a sistemare le ultime cose nell'armadio.
<<Come va?>> gli chiesi, mentre lui si voltò verso di me, con due felpe da sistemare in mano. Gli osservai il labbro inferiore, dove si stava formando una crosticina.

<<Bene. Tua madre è molto simpatica.>>
Mi sedetti sul letto. <<Fa' così con tutti, poi è protettiva e ti sprona a lasciare la comodità del letto per uscire.>>
Felix sorrise e appese le felpe nell'armadio, poi si voltò verso la finestra.

<<Oggi è una bella giornata, perché non andiamo al parco?>> chiese, mentre il sole che entrava dalla finestra gli baciava i lineamenti.
<<Hai preso qualche accordo con mia madre?>> lui rise, poi mi prese per mano, costringendomi ad alzarmi.

<<Un po' d'aria aperta fa bene. Potresti portare il tuo libro preferito e leggere sotto l'ombra di un albero.>> sorrise, cercando di convincermi.

Sbuffai divertita. <<Vado a prepararmi, non posso uscire in pigiama.>>
Uscii dalla sua stanza con un sorrisone enorme come quelli che avevano i bambini quando a Natale scartavano i regali.

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