Capitolo ventotto

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𝐒 𝐄 𝐎 - 𝐘 𝐔 𝐍

Corsi nella sua direzione e per poco non caddi rovinosamente sul prato.
<<Oh mio dio, oh mio dio.>> misi le mani sulle sue guance, cercando di non provocargli dolore.
Le labbra erano gonfie, lo zigomo spaccato e gli occhi mi osservavano stanchi e spenti. Aveva il viso sporco di sangue e sentii scivolare una lacrima che avevo cercato di trattenere.

<<N-non piangere.>> balbettò fra dei gemiti di dolore.
<<Felix è stato lui?>>
<<Seo-Yun...>> raccolse le lacrime che continuavano a scorrere sulle mie guance con il dito.
Il suo viso non riusciva nemmeno a reggersi, così lo posizionai sulle mia gambe con delicatezza. <<Potrebbe essere un addio un po' brutto, non trovi?>>
<<Non mi sono mai piaciuti gli addii.>>

Alzò un angolo della bocca con dolore e mi rivolse un sorriso sghembo.
Non riuscii ad osservare le sue lentiggini, coperte dal sangue.
<<Felix, non ti addormentare. Guardami.>>

Composi in fretta il numero dell'ambulanza e dopo aver detto dove ci trovavamo, tornai con le mie attenzioni sul ragazzo privo di forze. Mi stava osservando e stava facendo di tutto per non addormentarsi.
<<Seo-Yun?>> mi richiamò.
<<Sì?>>
<<Sto...m-morendo?>>
<<Cosa? Non dire sciocchezze!>> mi tolsi la giacca della divisa e gliela strinsi attorno al corpo quando lo vidi tremare.

<<Sei stata la prima persona che ho amato per davvero, lo sai?>>
<<Felix...>>
<<Non ho mai creduto nell'amore, sin da quando ho visto mio padre abusare di mia madre...ma quando ti ho vista, porgermi quegli appunti con così tanto imbarazzo, il mio cuore ha iniziato a battere di nuovo. Sono stato attraversato da così tante emozioni che non sapevo più come spiegarle. Per un momento mi ero convinto che era solo amicizia, ma quando mi hai aiutato ho pensato di avere davanti a me un angelo sotto le sembianze di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi bellissimi.>>

Le lacrime fecero a gara sulle mie guance, mentre lui prese un respiro per poi continuare.
<<Mi dispiace, mi dispiace se me ne sto andando e non ti ho lasciato una spiegazione. Ci tengo a dirti grazie, perché nessuno si è mai importato di me come hai fatto tu.>>

Sentii le sirene dell'ambulanza, mentre Felix chiudeva le palpebre.
<<No no no. Felix, rimani sveglio, ti prego.>>
Fu l'ultima frase che gli rivolsi prima che alcuni soccorritori mi chiesero di spostarmi per portarlo in ospedale.

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