3-Eira

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Ci sediamo al tavolo della cucina di Zara, un tavolo semplice ma accogliente, con una tovaglia bianca e un centrotavola di fiori freschi. Zara prende posto accanto a me, mentre Axton si siede di fronte a noi. Zara ci guarda con uno sguardo e, cercando di rompere il ghiaccio, chiede: «Quindi vi conoscete già.»

Io annuisco, un sorriso imbarazzato sul volto. «Sì, ci siamo incontrati ieri. È stato un po'... inaspettato.»

Axton, con un sorriso sardonico, interviene per correggere la mia risposta. «No. Non ci conosciamo. È solo entrata dentro le mie riprese mentre lavoravo.»

Io rispondo, cercando di giustificare la mia posizione, «Stavo solo tornando a casa mia.»

Axton si stringe nelle spalle e con un'espressione di frustrazione spiega, «Beh, io stavo cercando di portare a termine un'intervista importante. Le telecamere erano accese, i microfoni pronti, e tutto doveva essere perfetto.»

«Perché odi così tanto farti fare le foto? I paparazzi?»

Axton scuote la testa, chiaramente infastidito. «Non è la stessa cosa. I paparazzi sono insopportabili. Ti seguono ovunque, invadono la tua privacy e si preoccupano solo di ottenere uno scatto scandaloso. Fare il mio lavoro come reporter è diverso, è professionale. Ma quando i fotografi ti assediano solo per il sensazionalismo, è un'altra storia.»

Poi, rivolgendosi a Zara, dice con tono irritato: «Hai raccontato la mia vita a una sconosciuta?»

Zara, con un tono deciso risponde: «Non è una sconosciuta. È una nuova amica e collega di lavoro. Eira è  arrivata da poco in città e sta iniziando a lavorare con noi.»

Axton scuote la testa con un'espressione di fastidio crescente. «Eira, hai intenzione di passare la notte qui?»

Zara annuisce. «Sì, questo era il piano della serata.»

Axton, visibilmente irritato, commenta: «Allora sarà meglio che io vada a dormire in strada sotto qualche ponte. Se la situazione è questa, non mi sembra il caso di restare.»

Io, sentendomi dispiaciuta per l'inconveniente, dico: «Se disturbo, posso andare. Non voglio essere un peso.»

Zara, cercando di calmare la situazione e di ristabilire l'ordine, risponde con determinazione: «No, non te vai. Questo è il mio appartamento e tu sei mia ospite. Axton, decidi tu cosa fare.»

Axton, con un'espressione ancora più irritata, sbuffa e dice: «Dormo in strada.»

Con un ultimo sguardo infastidito, Axton se ne va, sbattendo leggermente la porta dietro di sé. Il rumore secco della porta che si chiude sembra echeggiare nella stanza, segnando la conclusione di un confronto scomodo e teso. Io guardo Zara, un po' dispiaciuta e in colpa per la situazione che si è creata. Il disagio nella stanza è palpabile e mi sento responsabile per la tensione che si è creata.

Zara, con un sorriso rassicurante e un tono calmo, si avvicina a me e dice: «Non preoccuparti, andrà a dormire da una delle sue ragazze. Tranquilla.»

Io sollevo un sopracciglio, sorpresa e curiosa. «Una delle sue ragazze?»

Zara ride leggermente, cercando di alleggerire l'atmosfera e scrolla le spalle come se il comportamento di Axton fosse ormai una parte normale della sua vita. «Sì, ha sempre qualcuna con cui passare la notte. È un tipo che ama fare il playboy e non gli manca mai una possibilità per stare lontano da casa.»

Io sorrido, sollevata dalla sua leggerezza e dal suo atteggiamento pratico. «Bene, allora. Speriamo che trovi un posto comodo. Non posso dire che mi dispiaccia troppo, visto come si è comportato.»

Tra fuochi e focusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora