10-Eira

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«Eira, ti prego, dimmi cosa è successo in quella macchina!» chiede Zara, la sua voce piena di curiosità mentre saliamo in ascensore. Il suo entusiasmo è palpabile, e il suo sorriso ammiccante tradisce un interesse che sta per esplodere in una raffica di domande.

Io, cercando di mantenere la calma e non tradire il mio imbarazzo, le rispondo con un sorriso malizioso: «Niente, in macchina niente» e mi fermo un attimo, lasciando che la mia voce prenda un tono più intrigante. «A casa sua...» aggiungo, lasciando che la frase si perda nell'aria.

Zara, già scossa dall'attesa, non può trattenere un balzo di sorpresa. «Avete fatto l'amore?» esclama, il suo volto illuminato da un misto di meraviglia e divertimento.

Annuisco lentamente, con un sorriso che si allarga mentre vedo l'espressione di Zara cambiare da curiosità a pura eccitazione. Non ho intenzione di entrare nei dettagli intimi, ma sento che è il momento di essere sincera con lei.

La porta dell'ascensore si apre e ci troviamo nel corridoio del nostro ufficio. Zara continua a guardarmi con occhi spalancati, il suo entusiasmo contagioso mentre mi trascina verso la mia scrivania.

Axton incrocia le braccia e dice: «Non vogliamo sapere chi ti sei portata a letto.»

«Non mi sono portata nessuno, è stato lui a portare me. Tu più che altro, che ci fai qui?»

Axton risponde, un po' infastidito: «Sono venuto per avere le foto fatte con Vanessa. Le voglio stampate.»

Io, con un sorriso sarcastico, commento: «Alla fine la tua privacy se n'è andata a quel paese. Parli di me con Pol e tu giri intorno a quella pazza che ti obbliga a pubblicizzarla.»

Axton sbuffa e dice: «Pol? Che nome... che razza di nome è?»

Marcus, approfittando del momento, aggiunge ridendo: «Beh, sembra che il nome non sia l'unica cosa strana in questa storia.»

Axton scuote la testa, sorridendo in modo sardonico. «Vabbè, ognuno ha i suoi gusti. Ma voi due, in ufficio, non vi fate mancare nulla.»

Zara, che ha ascoltato tutta la conversazione con un'espressione divertita, interviene: «E chi se ne importa del nome? Almeno Pol è stato gentile con Eira. E ora, concentriamoci sulle cose importanti: quando arriveranno quelle benedette foto?»

«Queste 'benedette foto' le stamperemo adesso.»

Axton si siede e mi indica di fare lo stesso. «Prego. Stampiamo queste foto», dice con tono imperioso.

Lo guardo con irritazione. Che arrogante Axton. A volte mi chiedo come faccia Zara a sopportarlo sotto lo stesso tetto.

Mi siedo e iniziamo a stampare le foto. Axton ne prende una in mano e commenta: «Sono venuto orrendo.»

«Scelta tua,» rispondo, con un tono pungente. «Sei ancora in tempo per dirgli di no.»

Axton, frustrato, colpisce la scrivania con un pugno. «A me servono questi benedetti soldi.»

«Ok, ma calmati,» rispondo con tono secco, cercando di mantenere la mia compostezza. «Hai detto chiaramente che non sei venuto bene nelle foto, che desideri privacy e che non ti piace essere al centro dell'attenzione. Ora però sei qui, insistendo per stampare queste benedette foto. Non capisco come tu possa lamentarti delle foto e allo stesso tempo accettare di pubblicizzarle così senza battere ciglio. Parole tue, signor Vale.»

Mi rialzo dalla sedia e, con un respiro profondo, decido di annunciare un'altra novità. «Oltre a tutto questo, volevo dirvi che ho trovato una casa. Una casa che mi permetterà di lavorare anche da lì. Naturalmente continuerò a venire qui, ma spero di usare il nuovo spazio come studio privato. Così almeno non dovrò subirmi Axton» lo guardo, cercando di mantenere un tono scherzoso, «che viene qui solo per te, Zara. E non sarò obbligata a vederlo continuamente.»

Tra fuochi e focusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora