4-Axton

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Mentre fumo la mia sigaretta, osservo Eira dall'angolo della mia vista. La stanza è pervasa dal leggero fumo del tabacco , e mi appoggio al davanzale della finestra. Dall'altra parte del vetro, la città di New York appare immutabile e distante. Non sembra che oggi ci sia nulla di particolarmente interessante. Il mondo sembra continuare a girare senza alcuna particolare urgenza per la mia presenza.

Mi siedo sulla scrivania, cercando di placare la crescente irritazione.
Ho bisogno di parlare con Zara.

Eira mi lancia uno sguardo perplesso, mentre si avvicina al suo computer, e dice, con un tono secco: «Potresti scendere dalla mia scrivania? Sto lavorando.»

Mi alzo, mantenendo un tono deciso e professionale. «Certamente. Di' a Zara che sono passato. Ho bisogno di parlarle di alcune questioni urgenti.»

Eira mi lancia uno sguardo, un misto di sorpresa e disapprovazione, ma annuisce. «Va bene, le dirò che sei passato.»

«Grazie,» rispondo seccamente, senza aggiungere altro. «Apprezzo. Ora ho altre cose da sistemare.»

Osservo Eira mentre si china sul suo lavoro, il volto concentrato e le mani veloci sulla tastiera. La sua espressione è un misto di fastidio e professionalità, e non posso fare a meno di pensare che sia una delle tante persone che, come me, cercano di fare il proprio lavoro in mezzo a mille difficoltà quotidiane. Anche se non ho alcun motivo personale per odiarla, il suo atteggiamento e il tono secco non fanno altro che aumentare il mio malumore. So che riferirà a Zara del mio passaggio, ma mi chiedo se avrei davvero la possibilità di chiarire le cose o se dovrò continuare a lottare contro una serie di piccoli inconvenienti che sembrano accumularsi.

Mi alzo dalla scrivania e esco dallo studio, dirigendomi verso l'ascensore. Dentro, il piccolo specchio riflette il mio volto stanco e leggermente irritato. Sistemò i capelli con un gesto distratto e indosso gli occhiali da sole, non tanto per il sole ma per nascondere la mia irritazione. Il sole sta già avanzando nel cielo, e so che, nonostante il mio stato d'animo, dovrò affrontare la giornata con un'apparente serenità.

Mentre cammino verso l'uscita dell'edificio, il mio umore è lontano dall'essere migliorato. All'improvviso, mi trovo circondato da un gruppo di giornalisti e fotografi, con telecamere puntate verso di me e microfoni che si allungano come tentacoli. Le loro domande sono rapide e incessanti, un mix di curiosità e invadenza.

«Axton, che ne pensi del tuo ultimo articolo?» chiede uno dei giornalisti.

«Hai in programma nuove collaborazioni?» aggiunge un altro.

«Cosa pensi del recente scandalo politico?» incalza un terzo, mentre i flash delle telecamere scattano incessantemente.

Sento il peso della loro attenzione e, con un gesto deciso, schivo le loro domande e mi sposto. Non ho voglia di fermarmi a chiacchierare con loro. Ho una missione più importante: trovare mia sorella.

Dopo pochissimi passi vedo Zara a qualche passo da me, impegnata a scambiare alcune parole con Marcus, che sta evidentemente cercando di tenerla lontana dai giornalisti. Mi avvicino a lei con un passo deciso e la afferro per un braccio, trascinandola da parte.

«Zara, si può sapere dove cazzo sei stata?» chiedo, con tono secco e preoccupato.

Zara mi guarda con un'espressione di sorpresa e leggero fastidio. «Ero con Marcus. Avevamo un po' di lavoro da fare.»

Nonostante il suo tono sereno, il mio malumore non accenna a placarsi. «Che fai? Te lo scopi?» sbotto. «Vedi che è venuto il tuo ex a casa tua. Ha preso le sue cose e non mi ha neanche salutato.»

Zara sospira e si passa una mano tra i capelli, cercando di mantenere la calma nonostante il mio tono accigliato. «Axton, non c'è bisogno di fare un dramma. Avevo solo bisogno di un po' di tempo per sistemare alcune cose di lavoro con Marcus.»

Tra fuochi e focusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora