Noi

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Cassie's pov

Nel tratto di strada che percorro a piedi verso casa mia c'è un negozio di giocattoli, entro e inizio a girovagare tra gli scaffali finché non mi fermo davanti ad un pinguino di peluche.

'Lo chiamava sempre così'

Lo prendo e mi avvicino alla cassa.

<<Salve può farmi un pacchetto regalo?>> il commesso mi risponde entusiasta e lo invidio per tutta la felicità che ha dentro di sé. Pago ed esco dal negozio.

...

Quando torno a casa trovo un clima un po' teso, mio padre sul tappeto che gioca con Daniel sembra un po' assente e mia madre si asciuga una lacrima mentre finisce di apparecchiare la tavola.

Prendo un respiro profondo e cerco di prendere in mano la situazione. Mi avvicino a mia madre, le lascio un bacio sulla guancia e le asciugo un'altra lacrima, poi la prendo per mano e la conduco da mio padre e Daniel.

<<Vediamo un po', per caso qui c'è qualche bimbo che in questo periodo è stato molto buono?>> Daniel subito inizia a saltellare agitando la manina e cominciando ad urlare "IO IO" sorrido e gli porgo il pacchetto che avevo nascosto nello zaino.

Mio padre si avvicina a me e mi lascia un bacio sulla fronte.

<<Tesoro... non dovevi>> mi dice accarezzandomi la guancia.

<<Questo giorno è difficile anche per lui, perciò voglio rallegrarglielo un po'>> prima che mio padre possa rispondermi, Daniel viene verso di me e mi abbraccia forte, io mi abbasso alla sua altezza e gli tocco il nasino con fare giocoso.

<<Ti piace?>> annuisce entusiasta e corre a farlo vedere a nostra madre che, mentre una lacrima le scende sul viso, prende Daniel in braccio e lo stringe a sé.

<<Mi è venuta un'idea, che ne dite di mangiare sul tappeto?>> chiedo cercando di far trapelare un falso entusiasmo dalla mia voce.

All'inizio i miei genitori non sono molto d'accordo, ma poi grazie agli occhi dolci di Daniel, acconsentono. Aiuto mia madre a spostare tutto dal tavolo al tappeto e lei mi sorprende stringendomi un abbraccio.

<<Grazie... sei la nostra forza Cassie, non sappiamo come tu faccia ad essere sempre così solare dopo tutto quello che è successo, siamo orgogliosi di te>> fermo le lacrime che minacciano di uscire e la voglia di svelarle che, in realtà, sono a pezzi e ogni giorno cado sempre più giù verso un baratro senza uscita, ma mi limito a regalarle un sorriso di gratitudine.

Ci sediamo ai quattro angoli del tappeto e iniziamo a mangiare il risotto agli asparagi.

'Il suo piatto preferito'

Tra un boccone e l'altro Daniel chiede a nostro padre.

<<Papà ci racconti come hai conosciuto la mamma?>>

<<Di nuovo? E va bene, mettetevi comodi>> faccio sedere Daniel tra le mie gambe e mio padre inizia a raccontare la storia che ci affascina da sempre.

<<Quando avevo vent'anni la mia famiglia non era in condizioni economiche molto buone, quindi un giorno ho preso uno zaino, ci ho messo dentro lo stretto necessario e sono partito. A differenza degli altri giovani che cercavano lavoro in Germania, io avevo deciso che la mia meta doveva essere l'America. Arrivai in un piccolo paesino del Texas e subito iniziai a cercare lavoro. Il giorno dopo continuai a cercare e mi ritrovai davanti ad un bar, così d'istinto ci entrai. Subito notai una delle cameriere, Isabelle, una ragazza dai capelli di un nero tendente al rosso, un paio di occhi color nocciola e un rossetto di un rosso più intenso di una rosa. Insomma da parte mia fu amore a prima vista, ma non lo diedi a vedere, ordinai un caffè e me ne andai, continuando a cercare lavoro. Dopo un paio di giorni venni assunto in un'azienda e per festeggiare andai in quello stesso bar, da lì cominciai ad andarci ogni singolo giorno e, insieme alla mancia, le lasciavo sempre un petalo di rosa. Dopo un paio di mesi passati in questa maniera, questa ragazza si avvicinò a me e mi chiese perché facessi ogni giorno quel gesto, io le risposi che comprarle ogni giorno una rosa sarebbe stato poco, perciò le portavo i petali, così che lei potesse tenerli per sempre. Poco tempo dopo la invitai ad un appuntamento, la portai su un prato a guardare le stelle e lì ci fu il nostro primo bacio. Sette mesi dopo l'azienda per cui lavoravo aveva deciso di spostare la mia sede in Italia e così lei decise di seguirmi. Tornai con lei nel mio paesino e due anni dopo sposai la mia Isabelle>>

Distanti, ma fatti d'istantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora