AWED'S POV
Ho lo stomaco in subbuglio, la testa che mi gira e che sento sempre più pesante.Sono stanco, vorrei solamente dormire, ma quando cerco di chiudere occhio nella mia mente i pensieri diventano come un groviglio senza fine.
Sento il respiro sempre più pesante ed irregolare, il cuore mi batte a mille. Devo parlarne con qualcuno, non posso tenermi tutto questo macigno solo per me. Altrimenti finirà per schiacciarmi.
Afferro il cellulare e aprendo l'app delle chiamate, clicco il contatto di Jasmine e la chiamo. Mi dispiace disturba a questo orario, ma per il momento mi sento di parlarne solo con lei.
«Ciao Jasmine, scusa il disturbo, spero di non averti svegliato» dico cercando di nascondere la mia voce spezzata.
«No tranquillo stavamo guardando un film, che è successo?» chiede lei con voce leggermente assonata. Mi sento in colpa per averla svegliata, anche se lei lo nega.
Non ce la faccio più, scoppio a piangere. Sento le guance bagnate da fiumi di lacrime dal sapore amaro. Perché è così tanto difficile ammettere a se stessi qualcosa di così semplice? Cos'è che mi blocca? Cos'è sbagliato in me?
Mille domande mi assillano e io neanche a una so dare una risposta.So solo che mi piace il mio migliore amico e che non riesco più a nasconderlo a me stesso.
«Simone perché non mi rispondi? Stai bene? Vuoi che venga da te?» chiede Jasmine oramai non nascondendo più la preoccupazione.
Assolto come sono dai miei pensieri non avevo più proferito parola e l'unica cosa che Jasmine aveva sentito in quel frangente di tempo erano i miei respiri affannati e il mio pianto sommesso.
Le mani mi tremano e qualcosa di così semplice come tenere in mano un cellulare mi sta diventando impossibile. Decido quindi di appoggiarlo sul letto, ma nel farlo lo faccio per sbaglio cadere sul pavimento.
Cerco di alzarmi ma sento le gambe molli e tremolanti. Con le poche forze che ho rimasto in corpo mi dirigo in bagno per bagnarmi i polsi dimenticandomi completamente di essere in chiamata con Jasmine.
Poggio le mani sopra al lavandino e fisso il mio riflesso allo specchio. Passa qualche minuto che trascorro in silenzio cercando di calmarmi quando sento suonare il citofono.
JASMINE'S POV
«Simone perché non mi rispondi? Stai bene? Vuoi che venga da te?» dico senza ormai più riuscire a contenere la preoccupazione.Quando ha iniziato a piangere ho cercato di non parlare per lasciarlo sfogare nel pianto, ma ora che continua a non rispondermi la preoccupazione sta facendo da padrona e l'unica cosa a cui riesco a pensare è di andare lì per cercare di capire cosa stia succedendo.
«Richi io vado a casa di Simo» affermo alzandomi dal divano e andando a prendere la borsa.
«Jas ma sono quasi le due di notte, vado io tranquilla, tu vai a riposarti» mi dice lui venendomi dietro.
«Capisco che tu gli voglia bene e vorresti parlargli, ma se lui ha chiamato me vuol dire che al momento si sente al sicuro parlando con me» cerco di dirgli in modo gentile.
«Permettimi almeno di accompagnarti, è tardi non riuscirei a dormire sapendo che sei in giro da sola a Milano e quest'ora»
«Ok, va bene, però se lui vuole parlare solo con me tu rimani in disparte»
Dopo aver preso le chiavi della macchina scendiamo le scale e ci dirigiamo nella stradina dove Richi ha parcheggiato la macchina ore prima.
In meno di quindici minuti siamo davanti a casa di Simone.Ci dirigiamo verso il portone e suoniamo il citofono. Senza chiedere chi sia Simo ci apre e noi di corsa, cercando di fare poco rumore per non svegliare nessuno, saliamo le scale fino a raggiungere il suo appartamento e troviamo la porta socchiusa.
Entriamo e vedo Simone seduto sopra al divano immobile a fissare il vuoto.
Mi avvicino e sedendomi accanto a lui inizio a parlargli.
«Simo, cosa è successo?» gli chiedo con tono dolce e calmo.
«Se ti dico una cosa, mi prometti che non mi giudicherai e rimarremmo comunque amici?» la sua voce è piatta, quasi sia stato prosciugato dalle emozioni.
«Sì, certo. Io per te ci sarò sempre» affermo e nel frattempo noto Riccardo avvicinarsi sempre di più fino ad arrivare a sedersi di fianco a me.
Dopo qualche secondo di silenzio dice «È da qualche giorno che mi sono accorto di provare dei sentimenti che vanno oltre la semplice amicizia per Dadda».
Dalla sua voce ora tremolante capisco il grande sforzo che ha fatto per pronunciare quelle semplici parole.
Si dice spesso che le parole andrebbero pesate per non far male ad altre persone, ma molte volte pronunciare certe parole fa più male alla persona che le dice che alle altre. Questo perché vuol dire ammettere qualcosa di se stessi anche a chi stiamo parlando.
«Simo, io non ti potrei mai giudicare, tanto meno per una cosa di questo genere» aggiungo poi «Non c'è cosa più bella al mondo che poter amare e stare insieme ad una persona che ci rende felici, e questa felicità non dipende dal sesso dell'altra persona» concludo poi abbracciandolo.
Richi si alza e gli dà una pacca sulla spalla come per rassicurarlo.
«Se vuoi potrei parlarne con Dadda mentre siamo in Grecia, provo così ad indagare» dice Riccardo.
Simo si limita a scuotere la testa sibilando un sì con voce bassa.
Continuiamo un po' a parlare fin quando Simo, ormai calmo e con il suo solito sorriso ci dice che visto l'orario possiamo restare a dormire a casa sua.
Ci apre così il divano letto e ci dà le coperte da utilizzare. Preparo il letto e ripeto preparo, perché Richi e Simo si sono persi a parlare della GOA7 League escludendomi completamente dalla conversazione.
«Buonanotte e grazie» asserisce Simo con un sorriso sulle labbra.
«Grazie di che?!? Prova ora a dormire così sta mattina sarai bello riposato» gli dico io ricambiando il sorriso.
Io e Richi ci mettiamo poi a letto e in batter di ciglia di addormentiamo entrambi stanchi.
SPAZIO AUTRICE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso vi invito a lasciare una stellina e perché no anche un commento.
Adiós y hasta luego😘🫶🏻
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El camino a tu corazón//DADDAXAWED
FanfictionDadda e Awed sono due migliori amici o almeno così credevano fino a quando un evento gli farà capire che probabilmente tutti gli abbracci, tutti i baci dati a teatro per gioco e tutti quei complimenti che si scambiavano forse non simboleggiavano sol...