Capitolo 8

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DADDA'S POV
Dico a Riccardo di dover andare in bagno, la realtà è che quello che ha detto in macchina mi ha fatto tornare in menti tutti i pensieri che la notte mi impediscono di chiude occhio.

Lui ha già capito tutto, glielo leggo in faccia, però perché non ha tirato lui fuori l'argomento? Probabilmente perché ne è disgustato e aspetta solo il momento giusto per scaricarmi dicendo che la nostra amicizia è finita.

Arrivato nel bagno mi chiudo dentro a una cabina e improvvisamente sento un nodo alla bocca dello stomaco.

Avevo letto che l'ansia e gli attacchi di panico possono causare anche nausea e vomito, ma speravo che non capitasse anche a me.

Alzo la tavoletta del wc, insomma sempre meglio farlo qui che piuttosto in aereo davanti a Richi e ad altre persone che non conosco.

Quando mi sento leggermente meglio esco e mi dirigo al lavabo dove lavo le mani e mi bagno i polsi cercando di tornare in me.
Ho il viso pallido, gli occhi rossi e due occhiaie che mi arrivano sotto ai piedi.

Per mascherare almeno la situazione occhi decido di indossare gli occhiali da sole, ricordandomi solo mentre li sto cercando in tasca di averli messi nello zaino che ha Richi con sé.

Vabbè, penso, tanto ormai mi ha già visto senza occhiali.

Esco dal bagno e mi dirigo verso dove avevo lasciato Richi e la mia roba, prima però mi fermo in un bar dove prendo il primo caffè della giornata. Forse è anche l'astinenza da caffè a rendermi nervoso.

Torno poi da Riccardo, che trovo al telefono a chiamare qualcuno.
«È arrivato il mio amico, ci sentiamo quando arrivo in Grecia» dice e riattacca.

«Richi se vuoi puoi continuare la chiamata».

Mi guarda sgranando gli occhi «Perché sei così pallido?».

«Non prendo il sole da qualche giorno, è troppo nuvoloso» rispondo non sapendo che altro dire.

«Non voglio sembrare insistente ma se hai bisogno per parlare io ci sono» mi dice guardandomi negli occhi.

Dicono che gli occhi parlano, allora i miei ai suoi implorano di poter accettarmi così come sono, anche se la persona che mi piace è il mio migliore amico e anche se la mia certezza di essere etero è stata messa in dubbio solo ora che ho 34 anni.

Caccio indietro le lacrime che minacciano di uscirmi dagli occhi e prendo il mio zaino per potermi mettere gli occhiali da sole che avevo riposto all'interno.

RICCARDO'S POV
Prendiamo le valigie e ci dirigiamo verso l'imbarco dei bagagli. In seguito andiamo verso il nostro gate d'imbarco.

L'aereo sarebbe partito alle undici e in due ore e mezza saremo arrivati ad Atene.

Ci sediamo sulle sedie in attesa che la maggior parte della gente entri così da non dover fare la fila. Prendo il cellulare e scrivo a Jasmine l'orario in cui saremo arrivati aggiungendo poi che quella stessa sera l'avrei chiamata per chiederle come comportarmi con Dadda senza sembrare troppo apprensivo oppure insistente.

Sposto lo sguardo dal mio cellulare a quello di Dadda e noto che sullo schermo c'è la chat con Simo.

La sta scorrendo dall'alto verso il basso, come per andare a vedere i messaggi più vecchi.

«Dadda, andiamo dai» gli dico dandogli una pacca sulla spalla.

Lui si alza mettendosi il cellulare in tasca e seguendomi. Facciamo l'ultimo controllo e nel giro di qualche minuto siamo sull'aereo.

I nostri posti sono vicini, ma ciò nonostante passiamo tutto il viaggio in silenzio senza dire nulla. Io ascolto un po' di musica che avevo scaricato, mentre lui guarda fisso fuori dal finestrino.

L'aereo atterra in perfetto orario e dopo essere sbarcati ed essere andati a prendere le valigie usciamo fuori dall'aereoporto.

«Che caldo che fa» sento affermare Dadda ed effettivamente fa parecchio caldo rispetto che a Milano.

«Per fortuna ho portato roba anche estiva» dico, anche se so che il merito non è mio, ma di Jasmine che mi ha praticamente fatto metà valigia.

Prendiamo un taxi e come prima cosa ci dirigiamo nell'appartamento che ho affittato per questi giorni all'insaputa di Dadda.

Arrivati lì all'entrate gli chiedo se a lui va bene che io registri la sua reazione e lui ha acconsentito.

Prendo quindi fuori il cellulare e comincio a riprendere.

Gli do la carta per aprire la porta e lui entrando nota come prima cosa il tavolo da biliardo.
Sul suo volto leggo pura sorpresa, sicuramente non si aspettava un appartamento di questo genere.

Andando avanti scopre la cucina, il salotto, i due bagni ed infine le due camere da letto, che ho preso per non doverlo sentire russare tutta la notte e riuscire a dormire. Anche se pensandoci adesso il problema non ci sarebbe stato.

Finito il mini tour metto via il telefono e sistemiamo le valigie in camera per poter fare un piano di ciò che avremo fatto nei giorni seguenti.

La sera stessa saremo andati nell'hotel migliore di Atene e quindi prendiamo dalle valigie il minimo necessario per una notte e lo infiliamo dentro lo zaino.

«Dadda ordino da asporto per pranzo, che ne dici?» gli chiedo.

«Richi io adesso vado a fare una corsa, mangio dopo» mi risponde.

Non sto troppo ad insistere e decido di ordinare del sushi con qualche porzione in più del dovuto così che quando Dadda sarebbe tornato a casa avrebbe avuto qualcosa di già pronto da mangiare.

DADDA'S POV
Durante il viaggio in aereo ho pensato e riflettuto e se possibile ho amplificato ancora di più il casino che già prima avevo in testa.

Ho bisogno di fare qualcosa per sfogarmi e bruciare un po' l'ansia, decido quindi di andare a fare una bella corsa.

Dopo averlo detto a Richi, vado in camera e mi vesto con un paio di pantaloncini della Nike e una canotta. Non prendo né le cuffie né il cellulare, non voglio avere niente dietro con me.

Esco dal palazzo in cui abbiamo l'appartamento e inizio a correre verso il centro della città, o meglio dove credo che sia.

RICCARDO'S POV
Sono ormai passate due ore da quando Dadda è uscito per andare a correre. Di norma non mi sarei preoccupato più di tanto, ma siamo in una città a lui sconosciuta.

Lo chiamo giusto per sicurezza, ma quando sento la suoneria del suo cellulare provenire dalla sua camera da letto la mia preoccupazione va alle stelle.

Non può essere andato a correre in una città che non conosce senza neanche prendere dietro il cellulare. Mi dirigo in camera sperando di star sbagliando quando vedo il suo cellulare e le sue cuffie appoggiate sopra al comodino.

SPAZIO AUTRICE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel caso vi invito a lasciare una stellina e anche un commento.
Adiós y hasta luego😘🫶🏻

El camino a tu corazón//DADDAXAWEDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora