Capitolo 16

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DADDA'S POV
Appena arriviamo nella hall dell'hotel saluto Richi e Awed e mi dirigo in camera mia. Sfortunatamente l'albergo non è dotato di ascensore, di conseguenza sono costretto a fare sei rampe di scale prima di arrivare al piano dove sono le nostre stanze.

Di norma non mi darebbe fastidio fare le scale, anzi è un ottimo modo per mantenersi in forma nel quotidiano, ma ora con la testa pesante e la stanchezza che mi rende debole finisco ogni rampa con il fiatone.

Arrivo davanti alla porta della camera, e dopo aver preso le chiavi dallo zaino la apro ed entro. Come solito la camera peggiore me l'ero beccata io. Non che le altre fossero tanto meglio, ma la mia è più piccola e appena si entra si sente una puzza di fumo molto pesante.

Ancora un po' stordito mi cambio, mettendomi una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini. Vado poi in bagno a lavarmi la faccia. Sentendomi leggermente meglio decido di andare a letto per potermi riposare un po'.

Mi addormento praticamente appena mi sdraio sul letto. Quando mi sveglio sono tutto bagnato e se possibile mi sento ancora peggio rispetto a prima di essermi addormentato.

Devo prendere qualcosa per far calare la febbre, domani pomeriggio abbiamo le prove per lo spettacolo mentre la sera abbiamo lo spettacolo vero e proprio e io non posso arrivarci in queste condizioni.

Prendo il cellulare per vedere l'orario e mi accorgo essere le due e un quarto di notte. Mi dispiace dover andare a svegliare Simone e ancora di più mi dispiace mettergli ansia andandogli in camera non stando bene.

Ma lui sicuramente ha dietro la Tachipirina o qualsiasi altro medicinale per farmi stare un po' meglio. Mi alzo dal letto lentamente, per evitare di avere giramenti, e dopo essere uscito dalla camera busso alla porta di quella di Simo.

AWED'S POV
Sono davanti allo specchio a ripetere il discorso che vorrei fare a Dadda quando sento bussare alla porta della mia camera.

Strano, penso, guardando l'orario sul mio cellulare, sono le due di notte passate, chi potrà mai essere.

Mi do un'ultima occhiata allo specchio prima di uscire dal bagno e avvicinarmi alla porta.

«Ehi Simo, sono io, mi potresti aprire?» chiede Dadda con voce nasale.

Senza pensarci due volte apro la porta e me lo ritrovo davanti, benché sia pallido e si veda lontano un chilometro che non stia bene per me rimane la persona più bella che abbia mai conosciuto.

«Hai per caso una Tachipirina o qualsiasi altra pillola da darmi per abbassare la febbre?» mi domanda.

«Sì, certo. Entra pure così te la preparo e te la do» rispondo.

«Sicuro che posso entrare? Cioè voglio dire...» lo fermo prima che possa concludere la frase.

Non nego che l'ansia che possa attaccarmi qualcosa non ci sia, però la possibilità di poter stare un po' con lui è molto di forte di qualsiasi altra paura.

«Entra» dico aggiungendo poi «Siediti pure sul letto, io arrivo subito».

Mentre lui fa quello da me indicato senza dire altro vado in bagno, lì frugando tra i vari medicinali portati dietro trovo la Tachipirina 500 effervescente.

Esco con una bustina in mano, mentre con l'altra prendo un bicchiere di plastica che riempio con un po' di acqua da una bottiglietta del minibar.

«Tieni, vedrai che dopo starai molto meglio» gli dico porgendogli il bicchiere con il farmaco.

Prendermi cura di lui mi rende la persona più felice del mondo.

«Grazie mille Simo, dopo ti do i soldi per la bottiglietta del minibar» mi dice poggiando il bicchiere ormai vuoto sul mio comodino.

El camino a tu corazón//DADDAXAWEDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora