Capitolo 1

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Sono in cerca di un posto in cui stare già da un bel po', ho girato gran parte di Lakefair, ma nessun posto mi è mai sembrato abbastanza sicuro e accogliente.

 Noi manipolatori siamo rimasti in pochi, sparsi e nascosti per il mondo magico. Perciò veniamo considerati abbastanza rari da essere catturati ed essere utilizzati come trofeo, ma non solo, tutti bramano di comprendere come la nostra mente funzioni e di poterci usare a loro piacimento. Però vi è un punto a nostro favore, non abbiamo nessuno tratto che ci contraddistingue dagli altri esseri umani. Solo, possiamo controllare con la mente, il pensiero ed i gesti altrui.

Perciò è semplice mischiarsi tra tutti gli altri e risultare trasparenti.

Cammino per il bosco, tra piccole creature dalle ali trasparenti e animali fantastici. Quando improvvisamente, sembra che la sfilza di alberi sia finita. Il regno più oscuro e freddo è davanti i miei occhi. Non ho mai osato oltrepassare il limite, perché spaventata a causa delle cose sentite dire.

Ma sembra che qualcosa mi chiami.

Non superare il limite.

Mi ripeto più e più volte mentre mi spingo qualche passo più avanti.

So che è sbagliato, ma non posso farne a meno. Sento l'erba fresca sotto i piedi nudi, la gonna svolazzare. Il vento mi smuove i capelli dalle spalle, ed alcuni ciuffi mi ricadono sul volto.

I miei occhi si alzano verso il cielo e riesco a vederlo tra le fronde dei pochi alberi spogli. Socchiudo gli occhi per la potente luce del sole, quando un coniglio, dalla pelliccia, all' apparenza crespa, mi passa davanti. Cerco di afferrarlo, rincorrendolo, ma sembra io sia troppo lenta per lui.

Mi sdraio e aspetto quasi che qualcuno mi prenda e porti a casa.

I miei piedi non vogliono muoversi, così come le braccia, e qualsiasi altro muscolo del mio corpo.

Mi sento sparire tra gli steli verdi, ma non posso non sentire un leggero brivido di freddo, causato dalla terra vicina. Il loro regno, immerso tra la neve e i pini, è esattamente il contrario di ciò che ho intorno adesso, e la cosa mi inquieta, perché non dista neppure troppo.

Chiudo gli occhi e lascio che il sole mi avvolga con il suo calore e da un momento all'altro sembra le nuvole lo abbiano coperto.

Le palpebre si allontanano ed il mio cuore si congela così come la terra vicina.

Il muso bianco di un orso dista di poco dal mio volto. Non mi muovo.

Non posso usare i miei poteri.

Non usarli.

Non usarli.

Non è strettamente necessario se non mi attacca.

Questa frase rimbomba nel mio cranio più e più volte. Lentamente mi muovo, ma i suoi occhi rimangono fissi nei miei.

Seduta ancora sul terreno, lascio che le mie natiche striscino sul suolo, accompagnate dal movimento delle mie mani, così da indietreggiare.

Sembra lui non mi voglia lasciare andare.

Ma non mi attacca, pare voglia darmi tempo per scappare o forse per ripensare alla mia breve vita. Quando repentinamente lo scocco di una freccia arriva al nostro orecchio ma è troppo tardi perché lo ha già colpito.

Imbestialito si alza su due zampe e prima di potermi spostare una zampata feroce mi colpisce il fianco.

Non posso fare a meno di gemere e chiudere gli occhi, quando un'altra artigliata mi colpisce la spalla, questa volta sfiorandomi.

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