Capitolo 14

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21 settembre 2020

Andrea, come tutti i suoi coetanei che vivevano a Villanova e dintorni, aveva dovuto imparare a riempire il proprio tempo per non sentire la noia. Non aveva mai riscontrato particolari problemi: grazie alla sua fantasia e creatività, in un modo o nell'altro non si era mai trovato con le mani in mano. Eppure, quel pomeriggio uggioso lo stava mettendo a dura prova.

Era il suo giorno libero e si era svegliato più tardi del previsto, perdendosi l'importante appuntamento al bunker e scatenando l'ira funesta del collettivo, che, per punizione, aveva deciso di ignorarlo per il resto della giornata, lasciandolo in balìa della sua disperazione. Ormai erano andati tutti a casa e non aveva nemmeno senso che andasse in studio da solo, siccome avrebbero dovuto lavorare insieme.

Anita aveva riniziato l'università e l'ateneo ancora non aveva predisposto le lezioni in presenza, per cui era rintanata nella sua stanza, a seguire qualcosa di estremamente noioso per Andrea. Era stata categorica con lui: niente distrazioni.

Ormai aveva esaurito ogni idea: scrivere, aveva scritto già abbastanza da quando era sceso dal letto; su Netflix non c'era nulla di interessante; per allenarsi non era ancora orario; non era nel mood per una passeggiata riflessiva nei boschi; suo padre era andato a lavoro con la moto e non aveva nemmeno quella come distrazione; aveva persino provato ad iniziare una partita di scacchi da solo, cambiando ogni volta lato della scacchiera, ma si era accorto di sembrare semplicemente fuori di testa.

Sdraiato sul divano, guardava insistentemente l'orologio affisso alla parete del solotto: segnava le cinque e sette minuti, Anita avrebbe terminato lezione alle sei. Prese il telefono e andò nella loro chat, per tartassarla di nuovo di messaggi.

Andre☀️: Stai per finire?

Nina🌜: Guarda l'orologio, ti ho detto duemila volte che finisco alle sei

Andre☀️: Lo so, ma magari per miracolo la lezione finisce prima

Nina🌜: No, mi dispiace. E no, non puoi venire a farmi compagnia

Andre☀️: Ti prego, sono disperato

Nina🌜: Sei uno stress, è diverso.

Andre☀️: stronza

Nina🌜: Oh senti, mi hai rotto... vieni a casa e mi aspetti, contento? Almeno parli con mia madre

Andre☀️: Preferirei parlare con te ma è uguale, starò con Luisa, lei mi vuole bene

Nina🌜: 🙄🙄

Senza risponderle altro, uscì di casa correndo e attraversò la strada. Suonò il campanello e ad aprirgli fu proprio Luisa.
«Andrea, manca ancora un po' prima che Anita scenda. Perché sei qui?» La donna conosceva molto bene il ragazzo che, quando non sapeva cosa fare, oltre a diventare un'anima in pena, faceva penare anche gli altri.
«Ciao anche a te. Nina mi ha detto che potevo farti compagnia» Fece il suo sorriso più smagliante, solitamente in grado di conquistare tutta la bontà della più grande.

Luisa alzò gli occhi al cielo. Gli voleva bene come un figlio, ma non poteva negare che, in quei momenti, chiunque sarebbe voluto scappare da lui e mettersi al riparo.
«Carino da parte sua» Disse con fare ironico, spostandosi di lato per farlo entrare.
«Stavo preparando le cose per fare una torta di mele. Mi aiuti?» Il corvino annuì energicamente.

«Taglia queste» Gli mise di fronte una ciotola piena di mele da sbucciare e affettare. L'autunno era iniziato sì e no da un giorno e Luisa, condizionata dal brutto tempo che accompagnava quella giornata, sentiva già l'atmosfera perfetta per riniziare a sfornare dolci a volontà. Inoltre, Anita amava la torta di mele e, appena ne aveva occasione, la madre le regalava quella piccola gioia.

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