Capitolo 33

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16 aprile 2021

I capelli neri del corvino solleticavano il viso della ragazza, bloccata sotto il peso delle braccia muscolose che Andrea aveva adagiato sul suo addome. La guancia del ragazzo premeva sull'esile clavicola, lasciata scoperta dallo scollo della maglietta, sfiorando la pelle col caldo respiro, appesantito dal sonno. Anita era sveglia da un tempo abbastanza lungo da aver avuto modo di contare le volte in cui il corvino aveva, inconsapevolmente, deciso di cambiare posizione, rimanendo comunque avvinghiato a lei.

Sarebbe volentieri rimasta così per almeno altre due ore, ma non poteva ignorare ancora per molto il brontolio del suo stomaco. Era abituata a svegliarsi presto, ma i ritmi di Andrea erano decisamente diversi dai suoi e lui era capace di non aprire gli occhi fino alle due del pomeriggio. Col dito della mano libera percorse i lineamenti rilassati del ragazzo, il quale fu scosso dai riflessi involontari, causati dal tocco leggero che accarezzava il suo volto. Provò a chiamarlo, avvicinandosi al suo orecchio, ma tutto ciò che ricevette in cambio fu un mugugno soffocato.

Non si arrese, pronunciando il suo nome con tono più alto.
«Altri cinque minuti» Ronfò, stringendosi a lei. Anita cercò di sottrarsi alla presa, senza però nascondere un sorriso sfuggente.
«Andrea, è quasi mezzogiorno, io ho fame» Provò a scansare il corpo del ragazzo, ma questo non aveva la minima intenzione di staccarsi. Un ghigno si fece largo sulle sue labbra carnose, facendole roteare gli occhi. Anita, infastidita, sbuffò sonoramente. Andrea aprì lentamente le palpebre, rivelando le sue iridi scure.

«Buongiorno» Esordì con uno sbadiglio, per poi sgranchire i muscoli intorpiditi. La ragazza fu sollevata dal poter finalmente tornare a muoversi liberamente, ma la sua gioia ebbe vita breve, quando il corvino decise di catturarla nuovamente tra le sue braccia. Andrea la rapì in un bacio apparentemente dolce, divenuto subito, all'improvviso, sempre più famelico. Le mani del corvino stringevano saldamente i suoi fianchi, infilandosi repentine sotto la maglietta, sogghignando nel percepire la pelle d'oca che aveva tradito la resistenza posta inizialmente dalla castana. Anita incurvò la schiena, passando le dita tra le ciocche del ragazzo.

Con ancora un briciolo di lucidità che le era rimasto, affannata, si separò da lui. Gli occhi di Andrea manifestarono tutta la confusione che lo aveva colto in modo inaspettato. Le labbra gonfie, socchiuse per lo stupore, misto alla delusione che provava. Cercò di dire qualcosa, ma Anita lo fermò con fare autoritario.
«No, ho aspettato un'eternita che tu ti svegliassi e ora non mi impedirai di nutrirmi»
«Sei una merda, ho capito che ieri è stata una giornata no, ma era comunque il mio compleanno: potresti chiudere un occhio e farmi questo regalo» Si lamentò, offeso dal menefreghismo mostrato dalla ragazza.

«Ma io ti ho già fatto il mio regalo!» Si alzò dal letto, girandosi verso di lui stizzita. Il corvino la fissò scettico.
«Me è diverso! Piuttosto, fai il favore di prendere anche a me da mangiare, o non mi merito neanche questo?» Anita indossò la felpa e le pantofole, dirigendosi alla porta. Si voltò, mostrando il suo dito medio, non riuscendo a trattenere una risata per lo stesso gesto che il ragazzo aveva fatto in contemporanea a lei.

La castana si dileguò al piano di sotto, trascinando i piedi sul parquet della cucina. Tagliò tre fette di crostata, con cui riempì il piatto che aveva tirato fuori dalla credenza. Lo abbandonò sul ripiano per entrare nella sala e dirigersi verso il mobile, dove la sera prima aveva conservato la lettera scritta per il corvino. Non poteva più rimandare e doveva approfittare del momento di tranquillità che stava capitando. Sfilò la busta sigillata dal cassetto e recuperò la colazione improvvisata. Attraversò il corridoio e si ritrovò davanti alla porta della sua cameretta.

Varcò la soglia e i suoi occhi, che prima erano fissi ai suoi piedi, puntandoli di fronte a sé, si ridussero a due piccole fessure, nel cercare di elaborare il fatto che il telefono tra le mani di Andrea era il suo, ancora collegato alla presa vicino al comodino.
«Perché hai il mio telefono?» Si mosse di qualche passo, con cautela, timorosa di ciò che il corvino avrebbe potuto scovare.
«Ti è arrivata una mail dall'Università di Berlino, dice che la tua partenza per l'erasmus è confermata per il 15 giugno... Che cazzo significa 'sta roba?» Nell'istante in cui le fece vedere lo schermo, Anita sussultò facendosi scivolare il piatto dalla sua presa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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