Capitolo 25

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1° gennaio 2021 ore 00.00

I fuochi d'artificio esplosero luminosi nel giardino di casa Serafini.
«Buon anno cuore» Allegra saltò addosso ad Anita, stringendola forte a sé.
«Posso abbracciare anche io la mia amica Anita?» Marco si intromise, tenendo il calice di spumante tra le dita.
«Ah lei sì e io no?» La bionda si allontanò con fare offeso.
«Dai scema, venite qui» Senza lasciare loro modo di andargli in contro, Caph le investì con le sue braccia.
«Sinceramente non volevo affondare la faccia nella tua ascella puzzolente» La bionda fece una smorfia schifata scaturendo la risata degli altri due.

«Mamma mia sempre a lamentarti sei» Marco roteò gli occhi e Allegra aprì la bocca con l'intento di continuare quella sceneggiata.
«Ancora qui siete? Ora si gioca a "sei un drago" , sbrigatevi!» Pietro andò a recuperarli, non essendosi resi conto di essere gli unici rimasti all'esterno. Anita si guardò intorno confusa.
«Sei un drago?» Domandò all'amica a fianco, sperando di avere qualche delucidazione.
«Non chiedermi perché ne so quanto te» Alzò le mani in alto memtre si facevano strada verso il salone della villa.

Anita era stata varie volte a casa di Fares, ai tempi del triumvirato. Rimaneva sempre estasiata nel vedere l'eleganza dell'arredamento e i particolari fini e raffinati. Percorsero l'ingresso e si ritrovarono nella stanza più grande, i divani e le poltrone erano stati spostati per fare più spazio e, al posto del tappeto dallo stile orientale, si trovava un cartellone bianco su cui era disegnato un percorso simile al gioco dell'oca, realizzato in scala più grande.

La castana aguzzò la vista per leggere le scritte delle varie caselle e, quando realizzò, desiderò solo che il pavimento sotto ai suoi piedi si aprisse inghiottendola.
«No ragazzi, io non gioco» Si fermò, mentre gli amici iniziavano a prendere posto intorno al cartellone.
«Eh no cara» Ginevra le prese il polso costringendola a sedersi al suo fianco. Non avendo via di scampo, Anita incrociò le gambe adagiandosi sulle piastrelle gelide della sala.

«Bene ragazzi, chiariamo subito due regole molto importanti» Piccolo prese parola, attirando tutta l'attenzione dei presenti. Il cuore della castana batteva all'impazzata, il presentimento che sarebbe successo qualcosa di cui pentirsi la stava logorando lentamente.
«La prima è che ognuno è libero di non fare ciò che è detto nella casella in cui la sua pedina finisce» Un sospiro di sollievo solleticò le labbra della ragazza, ma, dopo anni, avrebbe dovuto sapere che, con i suoi amici, le sorprese erano sempre dietro l'angolo.

«La seconda e ultima, ma non per importanza, è che, chi deciderà di non farlo, dovrà pescare dal mazzo delle penitenze e no, non potrà rifiutarsi» Un ghigno dipinse il volto del rosso e uno scintillio attraversò i suoi occhi smeraldo.
«Faster, muovi il culo e siediti qui» Jacopo alzò la mano per farsi vedere dal corvino, il solo a non essere ancora entrato nel cerchio. Alla mano destra teneva stretta la bottiglia di birra che era andato a recuperare nel frigobar.

Anita osservò ogni suo movimento: il passo lento e disinvolto, il piccolo sorriso sbuffato che rivolse all'amico mentre si sistemava i capelli sulla fronte. Si abbassò accanto al riccio, mantenendo l'equilibrio con una mano sul pavimento. Andrea si era accorto dello sguardo che gli stava bruciando la pelle, ma lottò con tutto se stesso per non incontrare i suoi occhi, per evitare che parlassero troppo.

«Anita, devi scegliere la tua pedina» La ragazza dalla frangia viola la fece cadere dalle nuvole. Tutti stavano aspettando che mettesse alla casella di partenza la pedina che preferiva. Qualcuno doveva aver svaligiato la scatola di un Monopoly, rubando i segnalini metallici per utilizzarli quella sera: erano rimasti solo il cappello a cilindro e il ditale. Tentennando, avvicinò le sue dita al cappello in miniatura e lo posò sul cartellone.

«Comincia Ghera!» Erin diede il via al gioco passando i dadi al più grande del gruppo. Il giovane manager agitò i dadi che caddero lontani dalla sua visuale.
«5!» Pietro, il più vicino, recuperò i piccoli cubi dalle facce ricoperte da puntini neri.
«Vai al 32» Recitò la frase che appariva nella casella.
«Ma dai non vale, come si può saltare trenta caselle subito all'inizio?!» Allegra urlò indispettita alla vista del sorriso vittorioso stampato sulle labbra del più grande.

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