Ore 03.00

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Ore 03.00

I pallidi raggi di una strana luna giallognola riescono a stento ad illuminare le strette viuzze del centro, ma comunque, non appena si insinuano a forza tra le case malandate, fanno brillare il soffice manto di neve fresca come se questo fosse composto da una miriade di stelle.

È uno spettacolo incantevole: chiunque abbia la fortuna di assistervi, crederebbe sicuramente di trovarsi in un luogo fatato, quasi magico.

Io però non ho tempo di bearmi di una simile meraviglia, è già da qualche giorno che non mangio e il freddo pungente non aiuta certo la mia situazione. Sto ancora vagando senza una meta precisa quando la vedo: è una giovane donna avvolta solamente in un trench beige. Colgo senza indugio quell'occasione, mi avvicino di soppiatto e mi struscio contro quelle gambe ossute che mi donano immediatamente un po' di calore. Sfortunatamente la ragazza non sembra incline a dimostrazioni d'affetto, quindi mi rifila un calcio e si sposta sotto un portico. La guardo per qualche secondo e poi mi riavvicino miagolando. Inaspettatamente mi prende in braccio e, sbuffando, si mette ad accarezzare il mio pelo ispido.

È buffo il modo in cui il suo alito si trasforma in nuvolette di aria condensata che, per pochi secondi, rimangono sospese tra cielo e terra, indecise su quale percorso seguire; si dissolvono poi nella brezza invernale senza essere riuscite a risolvere il loro dilemma. Le sto ancora guardando estasiato quando il campanile del duomo batte tre colpi.

La donna si guarda intorno pensierosa, poi, posandomi nuovamente a terra, infila con foga le mani nelle tasche del leggero impermeabile e s'incammina con un'aria seccata.

Ogni passo che fa è una lenta agonia, lo si intuisce dalle espressioni che assume il suo viso. Probabilmente detesta la neve, chissà, magari odia il modo in cui riesce ogni volta a introdursi furtivamente nei suoi stivaletti neri solo per poterle bagnare le spesse calze di lana.

Non so come, ma non nota che, a pochi passi da lei, una sinistra figura nera ha iniziato a seguirla. Mi sembra doveroso cercare di attirare in qualche modo la sua attenzione e quindi miagolo. L'uomo si ferma di colpo, pietrificato, spera che la donna non si giri, ma il mio avvertimento è stato colto.

Rimango seduto nella neve e, orgoglioso del mio operato, aspetto qualche buffetto riconoscente che però non arriva. I due sono troppo intenti a scrutarsi, poi l'uomo le porge una busta color avorio. Persino dalla mia posizione sento che da quell'oggetto di carta si sprigiona un intenso odore di rose. Arriccio il naso disgustato.

Dopo un tempo che mi pare infinito i due se ne vanno e io mi metto a seguire quella che avevo deciso sarebbe diventata la mia nuova compagna di giochi.

Le quattro regine [momentaneamente sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora