41 - Cuori in tempesta

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Come un matto, senza considerare segnali e limiti di velocità, sono arrivato alla struttura.

Ho bisogno di vedere mia nonna e salutarla, anche se non ha più le orecchie per ascoltarmi e gli occhi per guardarmi.

<Voglio vedere mia nonna! Vi prego!> protesto ancora, mentre mi chiedono di avere pazienza.

Morire in clinica comporta una prassi da seguire, ma il cuore non conosce prassi.

Resto in questa maledetta sala d'attesa, sperando di poter vedere mia nonna e dedicarle il mio addio.

Ho provato a chiamare nuovamente Demet.

Ora più che mai ho bisogno di lei accanto, ma anche per questa sera dovrò fare a meno della sua presenza.

Continua ad ignorarmi e francamente non ho né voglia né forze per controllare la sua vita in questo momento.

Per la prima volta nella mia vita ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, ma come al solito mi ritrovo solo in questa angoscia tormentosa.

Sono seduto, con lo sguardo fisso sul pavimento, osservando cose insensate che per un'assurda ragione sono diventate interessanti in questo profondo vuoto.

<Signor Can. Può vedere sua nonna> sento finalmente una voce pronunciare qualcosa che attendo da quando sono arrivato.

Con passo veloce raggiungo mia nonna, bloccata nel letto e coperta da tessuti neri.

I miei passi diventano più lenti.

Sento le gambe bloccate e il respiro fermo in gola.

Ora che l'ho concretizzato, mi sento solo per davvero.

<Nonna> sussurro, distrutto.

<Nonna> sussurro, distrutto

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Demet

Con Ferit abbiamo parlato tanto.

Dalla spiaggia ci siamo ritrovati a cenare in un piccolo ristorantino nei paraggi, portando la nostra conoscenza a livelli più alti.

Il vino non è stato affatto d'aiuto; ha permesso a Ferit di parlare senza filtri.

È stato triste ascoltare la sua storia.

È un uomo che sopravvive al suo fidanzamento per il bene di sua figlia.

Un uomo infelice a causa della sua fidanzata così codarda da non riuscire a difenderlo dal padre.

Quello che ho scoperto sulla vita di Ferit mi ha scosso.

Non ha raccontato tutto, e lo capisco: ha bisogno di fidarsi ciecamente di me.

Ma una frase continua a ronzarmi nella mente: 'Mi costringe a compiere azioni pericolose solo per poter vedere mia figlia.'

Se analizzate attentamente la sua affermazione, vi trovereste nella stessa confusione in cui mi trovo io.

Quali azioni pericolose è costretto a compiere?

Come può un uomo arrivare a ricattare il padre della propria nipote, giocando sui sentimenti?

In cosa è coinvolto Ferit?

Quali colpe ha subito per la cattiveria di quell'uomo?

Cosa c'entra tutto questo con i dipinti rubati? C'è un collegamento?

Tra una domanda e l'altra, mi rendo conto di aver mosso semplicemente la forchetta nel piatto senza mai assaporare il dessert che abbiamo ordinato per completare la cena.

Ci guardiamo negli occhi.

Lui mi guarda come se fossi una delle cose più belle che gli siano capitate ultimamente, mentre io leggo nella sua profondità tutta l'amarezza e la tristezza.

<Mi dispiace> riesco a dirgli.
<Vuoi sapere la verità, Hande?>
<Quale?>

I nostri toni sono così bassi, presi da una situazione particolare.

<Avevo perso ogni speranza di essere felice. Ma da quando sei entrata nella mia vita, ho capito che c'è ancora una possibilità per me.> Allunga una mano verso la mia e la poggia sopra alla sua.

Ahia... Che situazione assurda.

<Ferit> provo a dire, ma è così difficile gestire tutto questo.

Si sta invaghendo di una persona che non esiste e ora mi sento terribilmente in colpa.

Non è la mia prima copertura, ma per la prima volta mi ritrovo davanti a qualcuno con sentimenti reali.

<Che c'è?> mi sussurra.

E ora cosa gli dico?

Solo stando vicino a lui posso capire se è lui il nostro cleptomane.

Ma odio l'idea di coinvolgerlo in una cosa che non esiste.

È un uomo prima di tutto e una vittima in questa situazione.

<Mi fa piacere sentire queste parole... Ma non voglio sentirmi così 'importante'. È una responsabilità enorme per me al momento.>

Cerco un modo per comunicargli come dovrebbero andare le cose.

Non posso permettermi di allargare i suoi sentimenti; non voglio far soffrire nessuno.

Soprattutto rischierei tanto se scoprisse che non sono Hande ma Demet, e che non sono un'umile critica d'arte ma una poliziotta sotto copertura.

<Hande... Ho capito perfettamente che vuoi muoverti lentamente e sono d'accordo. Ma ho bisogno di sapere se mai avrò occasione> mentre lo dice, con delicatezza e speranza negli occhi, gli confermo che può credere in questa possibilità.

Gli spezzerò il cuore; questo lo so bene, ma non c'è altro modo per capire quanto possa centrare con i dipinti rubati.

Squadra speciale ~Il dipinto rubato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora