55 - La testarda Demet

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Can

Mi sveglio di soprassalto, il freddo dell’auto mi colpisce come un pugno nello stomaco.

La luce dell’alba filtra attraverso il vetro appannato, e realizzo che ho passato tutta la notte qui, parcheggiato davanti all'hotel.

Ho aspettato Demet, sperando che uscisse da quella porta, ma l’ora è ormai tarda e il mio cuore è un groviglio di emozioni.

La mia mente corre a quello che potrebbe essere successo dentro.

Ferit è un tipo carismatico, e non posso negare che ci sia una certa chimica tra lui e Demet. Anche se lei cerca costantemente di convincermi che non è così.

Sono pazzo direte.
Ma la verità è che io la amo.
Ogni istante in cui non la vedo mi fa sentire come se stessi perdendo una parte di me stesso.

Guardo l’orologio sul cruscotto.
Sono le sette del mattino.

Mi sento stanco e frustrato.

Sono qui, da ore, con il cuore pesante.

Decido di uscire dall'auto e respirare un po’ d’aria fresca.

Il sole sorge lentamente all’orizzonte, dipingendo il cielo di colori caldi.

Realizzo un codino, anche se disordinato, ma ho dovuto rimettere in ordine i capelli scompigliati.

Ho messo anche gli occhiali per confondere la mia immagine, prima di piazzarmi davanti all'ingresso dell'hotel.

Cammino nervosamente avanti e indietro davanti, controllando ogni volta se la porta si apre.

Ogni rumore mi fa sobbalzare: passi, risate lontane, ma nessuna traccia di lei.

Mentre cammino, i miei pensieri si affollano.

Ho paura che Ferit possa averla confusa con le sue parole dolci e i suoi sorrisi affascinanti.

Ma non posso lasciarmi sopraffare dai dubbi; devo fidarmi di lei.
Ha ragione Demet.
Il nostro lavoro comporta anche questo ma io davvero non ce la faccio a pensare a quei due insieme.

Dopo qualche minuto , decido di tornare in auto.

Mi siedo sul sedile del conducente e chiudo gli occhi per un attimo, cercando di raccogliere i miei pensieri.

Finalmente, dopo quello che sembra un tempo infinito, vedo la porta dell’hotel aprirsi ed esce una figura familiare: è Demet.

Il mio cuore salta un battito mentre scendo dall’auto per avvicinarmi a lei.

I suoi capelli sono scompigliati dal vento e il suo viso sembra stanco ma sereno.

Avrà chiamato un taxi, visto che è ferma davanti al marciapiede, ma non ci sarà nessun servizio di trasporto.
Verrà con me.

<Hande > la chiamo mentre mi avvicino a lei.

Uso il nome di copertura.
È più sicuro.

Mi guarda sorpresa.

<Hakan> risponde con la sua voce melodiosa.

Anche lei ha puntato sul mio nome da copertura.

<Vieni con me> la prendo dal polso e la tiro con me
<Che fai? Sei impazzito?> si ribella
<Shh>

Arrivati in macchina, la faccio entrare subito.
Entro anch'io e parto.

<La cintura> è la prima cosa che dico

La mette in maniera piuttosto nervosa.

<Non dirmi che hai passato tutta la notte in macchina> mi dice, guardandomi
<L'ho fatto! Ti meraviglia perché?>
<Can non sei dovuto a farlo! Vivi la tua vita! Lasciami in pace>
<Ho dovuto fingere di essere un cameriere e successivamente ho dormito in macchina come uno sfrattato di casa e ti permetti di parlarmi in questo modo?> divido o sguardo tra lei e la strada
<Devo anche ringraziarti? Tu sei davvero matto>
<Non quanto te! Che hai fatto tutta la notte?>
<Ho guardato semplicemente le stelle con Ferit> dice, abbassando lo sguardo per un attimo prima di incontrare i miei occhi.

Un nodo si forma nella mia gola.

<E come ti sei sentita?>
<Hande come si è sentita> mi corregge
<Demet smettiamola di prenderci in giro. Eri lì come Demet! Demet la testarda> le punto il dito

Cerco di mantenere la calma anche se dentro di me tutto sta crollando.

<Non potevo rifiutare... Così potrebbe sospettare su di me. Eppure certe cose dovresti saperle>
<Quindi si invertono le cose? Ora è lui a sospettare?> ride
<Perché? Non lo sto ingannando?>
<Ah, Demet! Mi fai uscire pazzo> sbuffo

Silenzio.

<Hai ignorato le mie chiamate... I miei messaggi... Ne sei consapevole?> le chiedo
<Si! Ho dovuto farlo ma non avresti mai smesso>
<Ottima scelta>
<Can basta! Per favore>
<Non volevo preoccuparti> aggiunge

Le parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco; capisco quanto possa essere difficile per lei gestire tutto questo. Ma in fondo al mio cuore c’è una parte che non riesce a evitare l’inquietudine.

<Can> mi richiama

Non la guardo.

<Facendo in questo modo rendi le cose più difficili tra noi> dice
<Abbiamo deciso insieme di non affrontare il sentimento che nutriamo a vicenda, ma di considerarci semplici colleghi barra amici. Cerca di non complicare tutto>
<A prescindere da quello che ci definiamo, la mia protezione nei tuoi confronti non cambia. Ero preoccupato se permetti>
<Ma non devi! Sono una donna adulta>
<Sei una donna caparbia! È diverso>
<Perché so lottare per quello in cui credo. Lo vedrai quando avrai conferma che Ferit c'entra un botto con i dipinti>
<Nel frattempo potrai godere della sua compagnia. È un uomo affascinante, non è così orribile>
<Sei un maledetto geloso>

Non rispondo.

<Portami a casa adesso> cambia poi discorso
<Che gli ha detto al signorino? Se non erro, Hande è di Bursa?>
<Esatto>
<E perché vi siete ritrovati qui ad Istanbul?>

Mi racconta tutto com'è andata e resto in silenzio per tutto il tragitto.

Siamo davanti a casa sua.

È pronta per scendere.

<Allora ci vediamo. Spero tu non dica nulla al nostro capo>
<Non lo farò. Ma promettimi di smetterla con questa storia>

Scende e mi guarda.

<Non faccio promesse che non posso mantenere> sono le due ultime parole.

Chiude la portiera e va via.

Squadra speciale ~Il dipinto rubato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora