𝓒apitolo 7

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"We're just two lost souls swimming in a fishbowl, year after year"

Wish You Were Here- Pink Floyd.

• GIULIA •

Quando penso alla nostra squadra, all'immagine che diamo agli altri, sembra che tutto sia perfetto. Cresciute insieme, abbiamo sempre dato l'impressione di essere un gruppo unito, di avere legami solidi e sincero affetto l'una per l'altra. Ma la realtà è ben diversa, ed è qualcosa che ho imparato a mie spese, giorno dopo giorno.

Era un'altra di quelle mattine fredde e grigie in cui il cielo pareva un manto pesante sopra di noi, e il nostro allenamento era fissato per le sei e mezza. Il nostro hotel, immerso nella neve e nel silenzio dei boschi milanesi, era un luogo di contrasti: un angolo di calma e bellezza che nascondeva tensioni e segreti all'interno delle sue mura.

Siamo uscite dai nostri letti ben prima dell'alba, abbandonando il calore delle coperte per affrontare la rigidità della giornata. Sara, Elena, Martina e io ci eravamo ritrovate nei corridoi dell'albergo, cercando di riscaldarci prima di iniziare il nostro allenamento. Eravamo tutte in verticale, appoggiate al muro, cercando di mantenere l'equilibrio e di lavorare sugli addominali. Carola, che amava stare al centro dell'attenzione, era lì con noi, a darci indicazioni e a fare da spettatrice.

Carola, con il suo atteggiamento autoritario e il tono saccente, era sempre pronta a impartire ordini. "Dovete fare così," diceva, mentre ci osservava. "Questo esercizio è fantastico per gli addominali. E non dimenticate, tra qualche giorno c'è la prova peso-altezza. È fondamentale mantenere il nostro fisico perfetto, se vogliamo competere seriamente."

"ricordate, il secondo posto è il primo posto dei perdenti."

La sua voce, sempre dominante, riempiva il corridoio e la sua presenza era impossibile da ignorare. Carola sapeva bene che nella ginnastica il fisico conta più di ogni altra cosa. La disciplina, la forma e l'aspetto fisico sono tutto. Ogni movimento, ogni esercizio, ogni singola caloria era sotto scrutinio, e Carola aveva fatto della sua ossessione un punto di forza – e una fonte di pressione per tutte noi.

Elena, che si era sempre mostrata più timida e meno sicura di sé, abbassò lo sguardo, ansiosa. "Io... ho un po' di paura per la prova. Che succede se non va bene?"

Le parole di Elena erano cariche di ansia, e Carola non perse l'occasione per sfruttare la situazione. La sua espressione si fece più dura e le sue parole, pungenti come lame, colpirono Elena con una precisione spietata. "Perché, sei ingrassata, Elena? È meglio che inizi a prendere i lassativi come tutte noi, o hai paura che succeda come l'altra volta?"

Un gelo silenzioso calò tra di noi. Ricordavo bene cosa fosse successo l'ultima volta. L'episodio era stato terribile: Elena aveva avuto una crisi durante una delle prove, dovuta a un'eccessiva pressione e alla paura di non raggiungere gli standard richiesti. La sua angoscia era stata evidente a tutti, e quel momento di fragilità era stato sfruttato da Carola per gettarle addosso ulteriori insicurezze.

Mi girai verso Carola, cercando di mantenere la calma. "Non ci eravamo promesse che quella cosa non sarebbe più uscita?" dissi, cercando di tenere sotto controllo la rabbia che mi stava montando dentro. Il nostro obiettivo, il nostro impegno, era sempre stato quello di supportarci l'un l'altra, di non lasciarci abbattere.

Carola si abbassò al mio livello, facendomi sentire la sua vicinanza. Il suo sguardo era gelido e penetrante, mentre il suo tono era carico di disprezzo. "E ci eravamo anche promesse che ci si allenava per vincere," disse, "invece mi sembra che tu non abbia fatto un cazzo."

Sentii le sue parole come un pugno nello stomaco. Carola sapeva bene come colpire dove fa più male. La sua critica non era solo una questione di allenamento, ma un attacco diretto alla mia dedizione, alla mia fatica. Mi arrabbiai, ma non volevo che la mia rabbia si trasformasse in conflitto. Avevo imparato a evitare le sue provocazioni, ma quel giorno, la situazione era diversa.

Sara e Martina, che avevano ascoltato in silenzio, sembravano angosciate e incapaci di intervenire. La tensione era palpabile, e l'atmosfera tra di noi era diventata insopportabile. Il nostro legame, che sembrava così forte agli occhi degli altri, era in realtà lacerato da conflitti e insicurezze.

Mentre ci preparavamo per l'allenamento, il pensiero di quanto era successo non mi lasciava. Carola aveva scatenato una tempesta di emozioni che non sapevo come gestire. La pressione per essere perfette, per mantenere il nostro fisico e la nostra posizione, ci stava schiacciando.

Il nostro gruppo, che sembrava così unito e affiatato all'esterno, nascondeva un mare di tensioni e rivalità. La verità è che, nonostante il legame che pensavamo di avere, ognuna di noi stava affrontando una battaglia personale, combattuta tra le aspettative esterne e le proprie paure interne.

E mentre l'allenamento procedeva e il nostro sudore si mescolava con la neve che ricopriva l'hotel, sapevo che dietro la facciata di unità e forza, si nascondeva una realtà molto più complessa e turbolenta. I conflitti, le paure e le insicurezze che Carola aveva scatenato erano solo un riflesso della fragilità che cercavamo di nascondere, ma che ormai era diventata impossibile ignorare.

𝓒𝓸𝓻𝓹𝓸 𝓛𝓲𝓫𝓮𝓻𝓸 || Joseph CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora