𝓒apitolo 6

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"Quando ti guardo sento che un senso non c'è, ma va bene lo stesso" 

innamorato- Blanco

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La palestra era avvolta da un'atmosfera di tranquilla concentrazione, tipica delle prime ore del mattino. Le luci fredde illuminavano l'ampio spazio vuoto, rimbalzando sui pavimenti lucidi e sulle attrezzature ben allineate. Un'aria densa di aspettative permeava l'ambiente, mentre i ragazzi e le ragazze si preparavano mentalmente e fisicamente per la giornata di allenamenti che li attendeva.

Joseph, Marco e Alessandro si erano posizionati in un angolo della palestra, osservando con un misto di curiosità e rispetto le ginnaste impegnate nei loro estenuanti riscaldamenti. Non era raro che, durante queste sessioni, i due gruppi, apparentemente così distanti, finissero per condividere lo spazio e, talvolta, qualche parola. C'era una strana forma di armonia tra di loro, nata non tanto dalla confidenza, quanto dalla comprensione reciproca della disciplina e del sacrificio necessari per eccellere nelle rispettive discipline.

Giulia, Sara e Carola erano tra le prime a iniziare i loro esercizi. Si erano disposte in cerchio, sedute a terra con gli elastici annodati attorno alle caviglie. Le gambe divaricate in una spaccata perfetta, mantenevano una postura rigida e disciplinata, mentre allungavano e contrapponevano i muscoli con movimenti lenti e controllati. La tensione negli elastici sembrava riecheggiare quella nei loro corpi e nelle loro menti, costantemente tese verso la perfezione.

Le tre ragazze lavoravano in silenzio, come di consueto. Tuttavia, Giulia non riusciva a ignorare la presenza dei ragazzi che, pur a distanza, sembravano quasi parte di quella scena. Loro avevano iniziato da poco, ma si erano già fatti notare per la determinazione e la serietà con cui affrontavano gli allenamenti, elementi che Giulia non poteva fare a meno di rispettare. In un impulso spontaneo, probabilmente dettato da un desiderio di rompere la monotonia del silenzio e dall'inconscio bisogno di condividere quella loro strana "alleanza", Giulia si permise di parlare.

"Avete notato quanto i ragazzi si stiano impegnando?" chiese Giulia, mantenendo la voce bassa per non attirare l'attenzione dell'allenatrice, Claudia, che era di spalle. "Non me l'aspettavo, sembrano così determinati..."

Sara, sempre pronta a condividere i pensieri dell'amica, annuì con un sorriso leggero. "Sì, è vero. Forse stare tutti insieme ci sta facendo bene. Alla fine siamo qui per competere, ma sembra che stiamo anche imparando qualcosa gli uni dagli altri."

Carola, che di solito non perdeva occasione per mantenere alto il livello di competizione tra le compagne, rispose con un tono più freddo e distaccato. "Siamo qui per vincere, non per fare amicizia. Non dimenticatevelo."

Prima che Giulia potesse rispondere, un'ombra scura apparve sul pavimento davanti a lei. Il cuore le saltò in gola quando si accorse che Claudia le stava osservando. L'allenatrice non disse nulla, ma il suo sguardo severo parlava da solo. Senza proferire parola, Claudia si avvicinò e, con un gesto calcolato e deciso, si chinò su Giulia, spingendola più giù nella spaccata. Non si limitò a farlo con le mani; Claudia si sedette direttamente sul bacino di Giulia, premendo con tutto il suo peso per forzare la ragazza a scendere ancora di più.

Il dolore fu immediato, violento, come un'esplosione di fuoco che si propagò lungo le sue gambe, dalle anche fino alle ginocchia. Ogni muscolo, ogni tendine era tirato al limite, come se stessero per strapparsi. Giulia chiuse gli occhi con forza, mordendosi l'interno della guancia per non emettere alcun suono. Le lacrime cominciarono a pungerle gli occhi, ma si costrinse a non lasciarle uscire. Doveva resistere. Non poteva permettere a se stessa di cedere, non davanti a Claudia, non davanti alle sue compagne, e tantomeno davanti ai ragazzi.

𝓒𝓸𝓻𝓹𝓸 𝓛𝓲𝓫𝓮𝓻𝓸 || Joseph CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora