𝓒apitolo 14

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"Che diavolo di amore è questo qua
Che mi prende la testa e non mi passa più"

21 grammi- Fedez

Le risate delle ragazze riempivano la stanza come una melodia dolce e spontanea. Le risate che solo un gruppo affiatato di amiche può condividere, il tipo di risate che partono dal cuore e risuonano nella mente, dimenticando tutto il resto del mondo. Giulia, distesa sul letto con le gambe incrociate, indossava un paio di culotte e una felpa grigia che le arrivava appena sopra i fianchi. Non le importava molto dell'aspetto in quel momento; era a suo agio, rilassata in mezzo a persone che conosceva e di cui si fidava.

Carla era seduta sul pavimento con la schiena appoggiata al letto, mentre Sara e Carola erano accucciate contro i cuscini ammonticchiati nell'angolo della stanza. Ogni tanto, una delle ragazze prendeva un cuscino e lo lanciava contro un'altra per punzecchiarla, aggiungendo un'altra risata alla conversazione.

"Marco mi ha scritto," disse Sara all'improvviso, abbassando lo sguardo sul suo telefono. La sua voce tradiva una certa emozione che le altre non tardarono a notare.

Carla, la più cinica del gruppo, sbuffò. "Sara, te lo dico per l'ennesima volta: sono tutti stronzi. Non ti ci affezionare troppo."

Giulia sollevò un sopracciglio, guardando Sara con un misto di curiosità e preoccupazione. "Sì, davvero, Sara. Questi ragazzi... si divertono e basta, non vogliono altro. Soprattutto Marco. Lo sai che non è tipo da prendere le cose sul serio."

Carola, che di solito era quella che infiammava le discussioni, annuì vigorosamente. "Lascia perdere, è meglio così. Sono tutti lì che pensano solo a fare i fighi, a fumare le loro canne e a far finta di essere più duri di quanto siano veramente."

Le ragazze scoppiarono a ridere di nuovo, immaginando i ragazzi nell'altra ala dell'edificio, probabilmente impegnati in qualche attività altrettanto superficiale. Ma non c'era malizia reale nelle loro parole, solo la consapevolezza che esisteva un mondo diverso tra loro e quei ragazzi, una distanza che nessuna delle due parti sembrava volere veramente colmare.

Poco dopo, Giulia e Carla si avvicinarono alla finestra. Si sporse leggermente in avanti, guardando fuori e notò due sagome sfocate che si stagliavano contro il crepuscolo. I due ragazzi fumavano con le braccia sporgenti dalla finestra, probabilmente per evitare che l'odore penetrasse troppo nella stanza. Giulia strinse gli occhi per riconoscere chi fossero.

"Sono proprio loro," mormorò Carla, un sorriso sarcastico sulle labbra. "Quei bastardi stanno facendo la bella vita e fumano pure tranquillamente."

Giulia si sentì improvvisamente presa da un impulso strano, una sorta di curiosità mista a una sfida interna. Senza pensarci troppo, afferrò il telefono e aprì WhatsApp. Le sue dita iniziarono a muoversi sulla tastiera prima ancora che la sua mente avesse pienamente deciso cosa fare.

"Se ce ne offrite una, facciamo pace," digitò, inviando il messaggio a Joseph senza nemmeno riflettere troppo sulle conseguenze. Appena il messaggio fu inviato, però, si fermò un istante a considerare cosa avesse appena fatto. Che cosa sperava di ottenere? Perché aveva scritto a Joseph, proprio lui, che era sempre stato al centro dei loro litigi?

Nella stanza di Joseph, il telefono vibrò debolmente sul comodino. Era sdraiato sul letto, le mani dietro la testa, mentre uno dei suoi amici faceva roteare una canna tra le dita. Il rumore lo distrasse, facendolo voltare. Raccolse il telefono e, leggendo il messaggio, non poté fare a meno di sorridere incredulo.

"Guardate un po' qui," disse, mostrando il telefono ai suoi amici. "Giulia mi ha appena scritto. Dice che se gli offriamo una canna, fanno pace con noi."

𝓒𝓸𝓻𝓹𝓸 𝓛𝓲𝓫𝓮𝓻𝓸 || Joseph CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora