Capitolo 36

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We don't pray for love, we just pray for cars

Starboy- The Weeknd

MARURE CONTENT

Giulia si aggirava per la stanza con un'agitazione che non riusciva a placare. Le mani strette a pugno, i passi irregolari che rimbombavano sul pavimento. Era da giorni che il silenzio tra lei e Joseph si era fatto insostenibile. Lui la evitava, e quando i loro occhi si incrociavano per caso durante gli allenamenti, sembrava che fosse diventato un estraneo. Non c'era più quel sorriso arrogante, non c'era più quel guizzo provocatorio nei suoi occhi. C'era solo un muro di indifferenza che la feriva più di qualsiasi parola.

Non riusciva più a tollerarlo. Era stanca di camminare sulle uova attorno a lui, senza sapere cosa avesse fatto di sbagliato. Si era convinta che fosse il momento di chiarire le cose, anche se questo significava affrontare un altro scontro. Eppure, una parte di lei non riusciva a dimenticare i momenti in cui Joseph la guardava con un'intensità che faceva tremare il suo cuore, come se solo lei potesse capire cosa gli passava per la testa. Ma ora, tutto questo sembrava lontano. Si sentiva sola, confusa, e ferita.

Sentì bussare alla porta. Il cuore le fece un balzo nel petto. Non c'era bisogno di chiedere chi fosse. Era lui.

Aprì la porta senza pensarci due volte, e Joseph era lì, come se avesse percepito che qualcosa doveva essere detto, o forse chiarito. I suoi occhi erano cupi, seri, e la sua espressione era tesa.

"Possiamo parlare?" La sua voce era bassa, quasi contenuta.

Giulia lo fissò per un attimo prima di fare un cenno con la testa e farsi da parte per farlo entrare. Joseph si infilò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Per un attimo, il silenzio si fece insopportabile. Giulia si sentì soffocare dalla tensione, e non riuscì a trattenersi.

"Perché mi stai evitando?" chiese, con la voce carica di emozione. "Cosa ti ho fatto per meritarmi questo?"

Joseph la guardò, ma non rispose subito. Si passò una mano tra i capelli, come se stesse cercando le parole giuste. Ma le parole giuste non vennero.

"Non è così semplice," rispose infine, ma Giulia scosse la testa, incredula.

"Non è semplice? Allora spiegami, Joseph, spiegami cos'è cambiato! Perché ti comporti come se non esistessi più? Come se quello che c'è stato tra noi non contasse nulla?"

Il tono di Giulia si alzò, ma Joseph rimase impassibile, i muscoli della mascella tesi. La sua indifferenza la faceva impazzire.

"È tutto un gioco per te, vero?" continuò lei, incalzandolo. "Ogni volta che ci siamo baciati, ogni volta che siamo stati vicini, era solo una distrazione per te. E ora che ti sei stufato, hai deciso di ignorarmi."

La rabbia di Giulia si mischiava con la frustrazione e la vulnerabilità. Stava parlando troppo, forse, ma non riusciva più a fermarsi.

"Non è così," ribatté Joseph, la voce improvvisamente dura. "Non è un gioco, Giulia. Non lo è mai stato."

"E allora dimostralo!" urlò lei. "Perché non capisco cosa stia succedendo. Ti comporti come se fossimo degli sconosciuti."

Joseph si avvicinò, chiudendo la distanza tra loro con un paio di passi veloci. Gli occhi fissi nei suoi, il respiro pesante. "Non capisci perché non vuoi capire," disse con un filo di voce, ma le sue parole erano cariche di una tensione palpabile. "Non si tratta solo di noi."

"Allora di cosa si tratta?" lo sfidò Giulia, i pugni serrati sui fianchi. "Perché, Joseph? Cosa ti spinge a trattarmi così?"

Il suo sguardo si fece ancora più scuro, e per un attimo Giulia vide una scintilla di qualcosa di pericoloso nei suoi occhi. Era come se tutte le sue emozioni represse stessero per esplodere. Poi, con una mossa rapida, Joseph la afferrò per le braccia e la spinse contro il muro.

𝓒𝓸𝓻𝓹𝓸 𝓛𝓲𝓫𝓮𝓻𝓸 || Joseph CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora