Capitolo 15

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"E così mi stai dicendo che Jason non se ne è andato perché l'hai obbligato a lasciarmi, o per qualunque altro strano e ovvio motivo che mi ero convinta fosse." Lo guardavo a tratti, intanto che davo attenzione alle bolle sulla crosta della pizza che rompevo, facendo rimbombare quel rumore stridulo nella stanza avvolta dal silenzio da qualche minuto.
Lui annuì con la testa. Mentre si sgofonava con la pizza, ingogliando un pezzo dopo l'altro. Sembrava non mangiare con così tanto appetito da mesi.

Sorrisi a quel piccolo quadro banale che mi ritrovavo davanti. Benché ancora non credevo fosse vero.
"Non-" biascicava qualche parola con la bocca piena e indicava con il dito la pizza davanti a me. E ingoiò "Non hai fame?" Prese tra le dita l'ultimo pezzo e lo piegò in due, infilandone la metà nella bocca che lavorava da diversi minuti freneticamente. Mi chiedevo come non gli facesse male la mascella.
"Non molta," avevo mangiato solamente due pezzi, e ora ero intenta a scansare le briciole nel cartone. "Mi è passata." Si, mi era passata. Dopo la sua confessione.
"Mhmh" Fece lui, per farmi capire che mi ascoltava.
"Quindi, Jason non se ne è andato a causa mia o perché non mi amava più?" Lo guardai con occhi speranzosi.
"Ti ho detto di no. Quante altre volte vuoi che te lo ripeta?" Le sue iridi verdi si alzarono per la disperazione.
Abbassai lo sguardo, sentendo le guance arrossare. Quella "strillata" mi aveva messo in imbarazzo.
"E quindi mi ama ancora?" Sentivo le pupille ingigantite rivolgendo lo sguardo su di lui.
"Cazzo Mad, non lo so. Quando ce ne siamo andati sicuramente ti amava ancora. E quando siamo tornati a casa non è uscito dalla sua stanza per qualche giorno. Sembrava essere caduto in depressione. Poi qualche tempo prima che tornassimo qua, ha ripreso vita. Ha ricominciato ad uscire e a fare il cazzone come il suo solito." Riprese fiato, come se avesse corso senza sosta per diversi kilometri. E riprese. "A differenza del viaggio a casa, in cui non aveva fatto altro che riempirmi di domande a cui sapeva benissimo non potevo rispondere, da quando ha messo piede sull'aereo non mi ha rivolto parola. Ed è caduto nel silenzio più profondo fino a quando non abbiamo visto Louis all'aeroporto." Scansò il cartone della pizza, ormai vuoto, verso il centro del tavolo e si pulì le labbra.

Dopo alcuni secondi di silenzio non potei mozzicarmi la lingua. "Secondo te, mi ama? Perché, ora che so come stanno le cose, potrei perdonarlo se lo volesse."
Quasi non si strozzò con la birra che aveva attaccato alle labbra, da quando aveva smesso di parlare. Abbassò la bottiglia con uno scatto, sbattendola sul tavolo. "Cosa cazzo ne posso sapere? E perché ti interessa così tanto? Ci sono persone migliori di lui che fanno la fila per averti." Sputò.
Sussultai, leggermente impaurita dal suo tono.

Dopo aver sparecchiato, per modo di dire, il piccolo tavolo, lo richiusi e lo riposi nel suo posto.
Harry si era cementato sul divano, con il telefono in mano senza degnarmi di uno sguardo.
Non so perché mi avesse risposto in quel modo alla mia semplice domanda. Se non voleva darmi risposta, poteva dirlo con garbo.
Decisi allora di farglielo pesare, cioè avrei provato a farglielo pesare. Ma il telefono trillò dalla camera. E io mi alzai per andare a vedere chi era.

Lo schermo era acceso e un messaggio di America comparve sopra: "Resto da Louis. Come sta andando la serata? ;) -America X"
Sicuramente Harry aveva informato la gang che sarebbe venuto da me, e che dopo ci sarebbe rimasto. Ovvio Mad.
"Pizza e chiacchiere. -Mad
P.s sei una stronza X" Risposi e bloccai lo schermo, tenendo per qualche attimo il telefono in mano prima di posarlo sul comodino.

Una mano mi sfiorò la spalla e sussultai di nuovo scattando in piedi dal letto, spaventandomi. Quando mi voltai Harry entrò nella mia visuale con una faccia da cane bastonato.
"Mad, mi spiace per-" iniziò ma lo fermai, scuotendo una mano in aria mentre lo oltrepassavo.
Il mio polso venne chiuso dalle sue dita, che tennero la presa prima di darmi un veloce strattone.
"Ma cosa ti passa per la testa Harry?!" Mi liberai dalla sua presa, strattonando via il polso. "Non dovresti nemmeno essere in questa stanza! E hai il coraggio di mettermi le mani addosso!" Ripresi per la mia strada, prima di essere nuovamente bloccata dal riccio testardo.
"Guardami per una buona volta!" Urlò. Il sangue iniziò a pompare di continuo, facendomi scoppiare la testa. Gli occhi vennero accecati dalla rabbia che era salita direttamente dai piedi. Non ragionavo più.
Mi voltai e avanzai velocemente verso di lui, con non buone intenzioni. "Ti sto guardando Harry, ora cosa vuoi?" Non riuscivo a tenere sotto controllo nemmeno più la voce. La rabbia mi ribolliva dentro.
Lui tenne gli occhi fissi sui miei, restringendo le pupille. Le iridi gli si erano rabbuiate e la mascella era tirata.
Mi intimoriva. E per pura difesa, forse un po' prematura, strinsi le mani in due pugni fermi che andai a sbattere contro il petto del più alto. Ma per mia sorpresa, i suoi riflessi erano migliori di quanto pensassi: infatti, bloccò i miei polsi, con una stretta troppo stretta che non poté non farmi fare una smorfia di dolore, senza battere le palpebre. Questo si che faceva paura.

Le sue pupille oscillavano negli occhi.
Sembrava stessi rivivendo la serata prima, ma l'atmosfera non era la stessa.
Quella della sera prima era soffocante, opprimente e piena di tensione negativa. Ora ero nervosa, e l'atmosfera era calda, estranea.

Non mi accorsi che Harry si era intanto avvicinato con il suo viso. Il suo bellissimo viso: non l'avevo mai visto prima d'ora da così vicino, e ora potevo vedere meglio i suoi lineamenti tesi che incorniciano i suoi occhi smeraldo, e la sua bocca carnosa. E il suo naso.
Sentii il suo respiro solleticare la mia bocca, che schiusi come in attesa di qualcosa che da cosciente non avrei mai atteso. La vista si fece scura, e le palpebre chiuse avevano un leggero tremolio.
Le sue dita erano ancora intorno ai miei polsi, bloccati in aria.
Il calore proveniente dalle sue labbra accarezzò le mie di labbra. Aprii gli occhi, quando non sentii più quel calore sul mio viso.

Harry era a pochi centimetri, con gli occhi spalancati. Come se mi volesse chiedere il permesso. Ma per cosa?
I miei occhi gli risposero a mia insaputa, dato che pochi secondi dopo mi ritrovai le labbra circondate dalle sue. Le sue mani avevano liberato le mie, e ora mi avvolgevano i fianchi. Le mie, di mani, invece, si erano intrufolate tra i suoi capelli, tirandone qualche ciocca.
La sua lingua seguì il contorno del mio labbro inferiore, e spinse sui miei denti. Non ci pensai due volte, e aprii la bocca, incontrando la sua lingua con la mia. È lì che sentii accendersi un fuoco dentro me: la sua lingua iniziò a giocherellare con la mia, intrecciandole. Mi aggrappai a lui in punta di piedi, stringendo le braccia intorno al suo collo e le mani chiuse in pugni ancora tra i suoi capelli.
Mi accorsi che indietreggiò, sbattendo contro il letto, mentre con le sue lunghe dita teneva stretti i miei fianchi, stringendomi il bacino al suo.
Un sospiro di piacere fuoriuscì dalle sue labbra, che baciavano le mie, instancabili.
Si sporse all'indietro, tirandomi. Perse l'equilibrio e cadde sul materasso, trascinandomi giù con lui. Le mie mani premettero contro il suo petto e il mio corpo schiacciava il suo sul letto.
La caduta non fu sgradevole, e non rovinò il momento. Il momento?
Le mie labbra si misero subito alla ricerca delle sue, come se avessi diperatamente bisogno di quel bacio.

Harry mi teneva un braccio dietro la schiena, e la mano dell'altro mi copriva la mascella. Scivolò con questa verso i capelli, e le dita si allargarono ai lati del mio orecchio.
Mi sfiorò le labbra con un bacio. E mi guardò negli occhi, come se qualcosa li incatenassero nei miei.
"È questo che voglio."



~



Salve gente!
Come sta andando la storia?
Harry e Maddie si sono appena baciati: è questo quello che volevano davvero, tutti e due? E cosa ne penseranno gli altri appena ne verranno a conoscenza? Ma soprattutto, ne verranno mai a conoscenza?
Buona lettura. X

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