La vista era appannata quando aprii gli occhi a causa di un fastidioso rumore, che veniva chissà da dove, e che aumentò intensità dopo il primo squillo. Il telefono. Quando decisi di muovermi per trovare il telefono e spegnerlo, il trillo continuo cessò. Venne seguito da un "pronto" che proveniva dai piedi del letto. Seguirono altre parole che non distinsi perché sembravano allontanarsi, fino a scomparire del tutto.
La stanza era ancora abbastanza buia, da farmi capire che non era ancora ora di alzarsi.Mi ero addormentata di nuovo quando dei rumori mi fecero risvegliare. Qualcuno si mise seduto alla fine del letto, muovendolo ripetutamente per i continui movimenti.
Scalciai con le gambe per far capire a quel qualcuno che doveva stare fermo. E sembrava avesse capito, visto che si alzò e l'unica cosa che si sentì fu lo scatto della porta che veniva chiusa.Mi alzai seduta sul letto d'improvviso, guardandomi spaesata intorno. Strofinai gli occhi a causa della fioca luce che passava attraverso la piccola finestra alle mie spalle.
Lasciai cadere le mani sulle lenzuola, e poi lasciai cadere me stessa sul materasso, quasi rimbalzando. Cercando di raccogliere gli ultimi episodi che ebbero luogo prima che mi addormentassi.
Guardai l'orario sul telefono: erano le 7. Sotto questo c'erano alcuni messaggi, e una chiamata persa di America. I messaggi erano uno di Dan che mi dava la buonanotte, un altro di America che mi chiedeva cosa diavolo stessi combinando dato che non le avevo risposto al telefono, poi uno di Niall scritto da America e uno di Zayn identico a quello di Niall.
Avrà già preparato uno dei suoi discorsi accusatori e gne gne.
Mi misi a ridere come una cretina, da sola.
Era da tanto che non dormivo tutte queste ore di fila, ma soprattutto così bene. Forse era proprio Harry a.. Harry.
Sobbalzai dal letto: addosso portavo solo una maglia troppo aderente per quanto fosse lunga. Infatti non era mia, era di America. Gli occhi caddero sui panni appoggiati sull'anta aperta dell'armadio: i leggins e la felpa. Non ricordavo di essermi spogliata però.
Accanto al comodino, a terra, c'era il computer da cui lampeggiava la luce rossa. Lo presi mettendomi seduta, e lo poggiai sulle cosce facendo accendere lo schermo.La pagina bianca saltò agli occhi, non potendo fare a meno di chiuderli.
Che cos'è l'amore? Il nulla.
Ora iniziavo a ricordare. Stavo scrivendo quando è arrivato Harry e ho dimenticato di spegnerlo. In realtà pensavo che ci sarei tornata sopra, soprattutto quando vidi che c'era Harry dietro la porta."Guardami per una buona volta!"
Si voltò a lui: "Ti sto guardando H, ora cosa vuoi?"
Lui la prese a baciare, con passione ma paura di essere respinto. Lei non lo respinse, altroché. Rispose al bacio, disperata ed egoista.
Poi le sussurrò sulle labbra: "È questo che voglio."
Scrissi la data. E lo spensi, mettendolo a caricare.Varcai la porta della camera, sperando che Harry si trovasse sul divano.
Vuoto.
Mi guardai intorno come se potesse apparire da un momento all'altro, ingenua. Si, ingenua.
Cosa pensavi di fare? Mi buttai sul divano, lasciando uscire un profondo sospiro dalle labbra come se fino a quel momento non avessi respirato.
Dovevo prepararmi per la lezione. Ma la lezione me l'avevano già bella che fatta, e io non riuscivo ancora ad impararla.
Non era bastato farmi illudere da Jason, anche dal suo amichetto.La maniglia che si abbassava mi portò via dai pensieri in cui ero immersa.
Una testa già troppo familiare sbucò con le mani occupate, che liberò dalla roba posandola sul mobile accanto.
I miei occhi erano fissi su di lui, ma lui non sembrò notarmi fino a quando non incontrò il mio sguardo quasi sussultando.
"Non ti aspettavo già sveglia, volevo buttarti io giù dalle coperte." Harry mi sorrise venendomi incontro.
"Dove le hai prese le chiavi?" Fu l'unica cosa che riuscì a dire, seguendolo con lo sguardo fino a quando mi sovrastò con la sua immagine.
"Buongiorno anche a te, Mad. Ho dormito bene, grazie." Mi schioccò un bacio sulla fronte, tenendomi con le mani il viso, e poi me ne lasciò uno sulle labbra.
I suoi lineamenti erano rilassati, a differenza di ieri sera quando erano tesi e gli lasciavano un'aria rabbuiata. Ora, invece, era solare e tranquillo. E bellissimo.
"Bella addormentata, vai a cambiarti. Non vorrei spezzarmi nuovamente la schiena per cercare di vestirti." Allora è stato lui.
"Stamattina era il tuo di telefono che squillava?" Sembrava non riuscissi a far uscire niente di buono dalla bocca.
Lui annuì mentre si allontanava qualche passo verso la roba che aveva tenuto nelle mani qualche istante prima.
"Chi era?" Mi alzai nell'intento di seguirlo.
"Nessuno di importante." Tirò fuori una brioche e la morse, come se gli avesse fatto qualcosa di male.
"È proprio quando dite che non è nessuno di importante, che lo è." In quell'attimo quel rumore fastidioso di qualche ora fa riprese a suonare, e vidi che proveniva dalla tasca dei suoi pantaloni. Notai allora che si era cambiato.
"Ne ho presa anche una per te." Mi fece segno con la brioche, prima di prendere il telefono con la mano libera e rispondere."Sbrigati che Louis ci sta aspettando." Urlò dall'altra stanza, mentre io mi cambiavo nella camera.
Alzai gli occhi, non potendo vedermi.
Abbottonai i jeans e infilai le scarpe. Misi una maglia pesante, dato il presunto freddo, e mossi i capelli. Non mi truccai: non ne avevo voglia, e poi avevo un colorito diverso dal solito che mi accontentava.Finita la brioche, misi lo zaino in spalla e presi in mano il caffè.
"Ehm ehm." Diedi un colpo di tosse battendo un piede a terra. Harry stava seduto sul divano, attaccato al telefono. Da quando ero entrata in camera per cambiarmi, non ci si era più staccato.
Alzò gli occhi e annuì. Digitò ancora qualcosa, rischiando che gli tirassi il caffè bollente addosso alla felpa bianca che indossava.
"Andiamo" esclamò alzandosi di scatto e facendo scivolare il telefono nella tasca.
Aprii la porta e uscii, attendendo lui che prendesse lo zaino e che si sistemasse quell'intruglio di capelli.
Quando uscì chiusi la porta, aprendo la mano sotto il suo naso. Lui tirò fuori le chiavi e ce le appoggiò sopra.
"Te si che mi capisci al volo."