13. Prima dell'alba

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*Buon giovedì*

Spero che il capitolo vi piaccia con tutto il cuore. Grazie per essere qui, con le vostre stelline, i vostri commenti mi riempite di gioia <3 non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate <3 

Ah, per caso preferite un giorno ed un orario specifico per la pubblicazione? Fatemi sapere!

Al prossimo capitolo, 

Un bacione grandissimo


Céline Adams

 I miei sogni erano così agitati, tormentati! Il senso di colpa ancora continuava a tormentarmi, come una spina nel fianco, e a schiacciarmi, come fossi un'oliva. Le scene di sangue avvenute in quei parcheggi sotterranei non facevano che ripetersi in loop nella mia mente. 

Ezekiel.

Pensavo soltanto a lui, ormai da due giorni. Ma non avevo nemmeno avuto il coraggio di chiedere delle sue attuali condizioni a suo padre, e nemmeno a sua madre. Troppa ansia.

Non lo vedevo da quella notte, pallido, circondato dal suo stesso sangue...io, avrei dovuto fare di più, intervenire prima che Boris gli sparasse alle spalle! Soltanto che il riprendere fiato era stata dura, il mio collo...aveva bruciato, era indolenzito!

I giornalisti di quanto accaduto ne sapevano poco e nulla, e di certo non mi andava di leggere articoli pieni di supposizioni e false verità!  

Lavoravo ancora al Palazzo di Tormalina, tuttavia lo facevo con animo spento, cupo, tormentato, tanto che Jimmy preferiva spesso cedermi il suo posto dietro al bancone, piuttosto che al servizio ai tavoli. Non voleva vedere una zombie a prendersi cura dei nostri clienti! Avrei potuto diffondere il mio stato d'animo pessimo e il mio mood negativo!

Seppur un'atmosfera triste regnava sovrana dappertutto alla Rivera Empire, a prescindere dalla sottoscritta.

E nonostante la pioggia intensa di questi giorni, che decretava ormai l'autunno inoltrato, i giornalisti non facevano che accalcare l'ingresso principale del Palazzo di Tormalina, talvolta spostandosi davanti a quello del Palazzo di Vetro.

Coraggio, Ezekiel.

Batman ho bisogno di te.

Non puoi lasciarmi, per favore! Dobbiamo ancora scoprire così tante cose!

Erano sicuramente le cinque o le sei del mattino, quando qualcuno bussò alla mia porta con enfasi tale da farmi sedere sul letto di soprassalto, nonostante fossi in dormiveglia,  e catapultare fuori dalle coperte. A piedi nudi, con solo una felpa color prugna addosso, andai ad aprire la porta.

Gregory era davanti a me, sudato, sconvolto, trafelato, come se avesse corso per chilometri, bianco come un lenzuolo, e bagnato fradicio dalla testa ai piedi. Indossava un giubbotto di pelle sopra un maglioncino leggero color beige, le sue gambe erano fasciate da jeans stretti e chiari, ai piedi aveva degli scarponcini.

Notai che era quasi l'alba, a giudicare dalla luce che filtrava nell'appartamento attraverso le finestre. 

Gregory era zuppo d'acqua, fradicio, specialmente i suoi capelli biondi, che grondavano ancora acqua da tutte le parti, mentre alcuni ciuffi s'erano appiccicati alla sua fronte ampia.

"Cosa ci fai qui a quest'ora del mattino?" domandai, confusa. E arrossendo non poco! Stanca com'ero non avevo nemmeno pensato d'infilarmi i pantaloni della tuta o del pigiama, ed ero andata ad aprire con soltanto una culotte nera a coprire la mia intimità, fortunatamente la parte di sopra era coperta.

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