18. Sei con me

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Ezekiel Rivera

"Non c'entra nulla?" ripetei, con un sorrisetto nervoso sulle labbra. "E allora, perché l'hai messa in mezzo? E per di più senza il suo consenso?" 

Gregory mi guardò dritto negli occhi, e ricordava così tanto nostra madre con quel cipiglio severo: "L'ho fatto per proteggerla!" 

E qualcosa in me esplose, divampò come un incendio, bruciando ogni briciola e barlume di ragionamento: "IO LA PROTEGGO." urlai, scontroso, contro di lui. Voltandomi con il corpo completamente verso il mio ritrovato gemello. "IO LA PROTEGGO." ripetei, portandomi una mano al petto. "Tu non c'entri nulla!" 

"E chi l'ha protetta dopo che ti hanno sparato? Chi se n'è preso cura mentre eri in ospedale? Eh? Sentiamo!" mi sfidò a muso duro, tentando di afferrarmi una spalla. 

Mi scansai subito: "Non osare toccarmi, ok?" 

Emanuel, perché ormai era lui...e non potevo più mentire a me stesso, sbuffò nervoso: "Smettila di fare il bambino, Ez! Sempre il ribelle della situazione! Qui stiamo collaborando tutti per la stessa identica cosa! Non puoi proteggere Céline da solo, non fino a quando non sappiamo nemmeno da cosa la stiamo proteggendo." 

"La stiamo proteggendo da quella famiglia di pazzi con il quale sei cresciuto, dammi retta...Greg, Emanuel, come cavolo vuoi che ti chiami! Ti farai scoprire e quando succederà, trascinerai anche lei nel baratro! Tu non sei fatto per questo tipo di azioni, sei troppo perbene, troppo impostato..."

Incrociò le braccia al petto, piegando la testa di lato: "Quindi secondo te cosa dovrei fare?" accusò con gli occhi azzurri che scintillavano sotto il solo di mezzogiorno. 

"Levarti di mezzo e non intralciare più il mio cammino." consigliai, avvicinando la mia faccia alla sua. 

Emanuel non si mosse di un millimetro, non batté nemmeno ciglio: "Non lo farò, perché anch'io sto iniziando a volerle bene. Sta facendo tanto per noi, e noi per lei." 

Sorrisi amaramente: "E' questo il vero punto Emanuel, tu vuoi lei...e non t'importa altro!" 

"Nemmeno mi conosci!" ribatté, senza perdere il controllo come stavo facendo io. "Saremo anche gemelli, ma non puoi permetterti di giudicare le mie azioni." 

  Gli diedi nuovamente le spalle: "Ezekiel, la scelta è tua. Con noi o contro di noi...e lei, ti assicuro, che non ha alcuna colpa." 

"Contro!" dissi, senza esitazione. "Hai vinto fratello, ben tornato figliol prodigo..." e me ne andai a grandi passi da quella terrazza, non avevo alcuna intenzione di continuare a discutere. 

Stavo attraversando il meraviglioso ponte che collegava i due grattacieli di appartenenza alla mia famiglia, quando mia madre si parò davanti a me, era in compagnia di mio padre. 

"Dove vai?" chiese cauta, guardandomi apprensiva. "Non dovresti strafare, devi ancora riprenderti."

"Sto bene, mamma. Tranquilla, adesso puoi dedicarti e pensare solo al tuo gemello ritrovato, come promesso." 

Mi fulminò severa, eccolo lo sguardo che Emanuel aveva ereditato: "Ez, figlio mio, abbiamo tanto da recuperare, entrambi, in questi anni ci siamo fatti del male, pur non volendo fare ciò per davvero, quindi adesso resterai qui fino a quando non risolveremo tutto." 

Scossi la testa: "No, non c'è nulla da recuperare. Ci sono cose che non si possono riparare, mamma. Ti avevo detto che avrei ritrovato mio fratello, poi me ne sarei andato per conto mio. E' ciò che farò, la Rivera Empire non ha più bisogno di me." 

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