16. Dolcezze

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*Buon mercoledì*

Nuovo aggiornamento, spero vi piaccia...

Al prossimo capitolo, 

Un bacione grandissimo

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Ezekiel Rivera

"Ti ho portato qualcosa da mangiare. Il cibo da ospedale, di solito non permette una veloce guarigione! Immagino che tu non sia un tipo da cioccolato, così – disse offrendomi un sacchetto bianco – ecco a te, un cornetto alla crema e amarena. Per me una brioche al cioccolato fondante, ti faccio compagnia."

"Accidenti, hai azzeccato il mio gusto più odiato!" tuonai, divertito. Lei sgranò i suoi occhi grigi, e arrossì, facendo battere ancora di più il mio cuore.

Dovetti distogliere lo sguardo da lei, perché era imbarazzante ascoltarlo attraverso il monitoraggio! Avrebbe anche potuto accorgersene, accidenti!

"Oh, possiamo fare a cambio con il mio..." cercò di rimediare. 

"Non sono nemmeno tipo da cioccolato fondente, nonostante le apparenze so essere una persona molto dolce quando voglio. Sono da cioccolato bianco." rivelai, come se stessi parlando della scoperta d'Atlantide!

Mi guardò battendo le palpebre, perplessa: "Non l'avrei mai detto!" disse, lasciandosi cadere sul mio letto. Averla accanto a me, mi piaceva da matti, era una delle poche cose che mi invogliavano a non chiedere le dimissioni prima del tempo stabilito dai medici. Dopotutto, dovevo ancora rimanere sotto stretta osservazione, secondo i camici bianchi.

"Grazie" le dissi, riconoscente, accettando comunque il suo dono. "Lo mangerò ugualmente, sempre meglio di un thè slavato e fette biscottate senza sapore di vita!"

Sorrise, bloccandomi il respiro, più di quanto poteva aver fatto quel proiettile.

"Allora, com'è..." iniziò, addentando la sua brioche al cioccolato fondente. Disseminò briciole ovunque sulle mie lenzuola.

"Non l'ho ancora assaggiato." risposi, confuso.

"No, intendo essere sparati da un criminale..." scherzò, ma leggevo nei suoi occhi quanto ancora si sentisse in colpa.

"Ehi..." provai a consolarla. "Se sei qui per ulteriori sensi di colpa, puoi andare, sai? Ormai fra due giorni mi dimetteranno, e potrò tornare a casa dopo una lunghissima settimana di camici bianchi."

"Quasi due settimane e ti aspetta una lunga convalescenza, cerca di non fare alcun tipo di sforzo. Hai sentito ieri cosa ti ha detto il primario? Rischi un ulteriore collasso del polmone! E comunque, mi sento ancora responsabile per quanto ti è accaduto, ma non sono qui per senso di colpa, mi manca il mio vicino offri-birra, ricordi?"

Risi piano, facendomi comunque male alla ferita. Non faceva che prudere, bruciare e tirare sotto quella benedetta medicazione, e il petto sembrava ancora così dolente! La spalla sinistra era fuori uso, appena provavo ad alzare il braccio vedevo le stelle. Ci provai ugualmente ad alzarlo in quel momento, desideroso di sfiorarla, ma lei intuì qualcosa dalla mia faccia: "Muoviti con calma, ok? Come va il respiro? Fai ancora fatica a respirare?"

"Un po'." fui costretto ad ammettere, poi piegai la testa di lato: "Ti sei preoccupata per me?"

"Beh, non è stata una bella scena, sai? Per quanto io adori i film d'azione e polizieschi, dal vivo...è tutt'altra storia. Sei crollato a terra, tutto quel sangue - e mi guardò dritto negli occhi – tremavi dal dolore e dal freddo, a malapena riuscivi a respirare e hai detto soltanto il nome di tuo fratello, prima di svenire. Hai rischiato di brutto..."

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