7. Rivera Empire

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*Buonasera*
Buon Ferragosto
Un piccolo aggiornamento
Vi voglio bene, grazie per essere qui.
Al prossimo capitolo,
Un bacione grandissimo

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Céline Adams

Adesso comprendevo cosa volesse dire Ezekiel riguardo la sua voglia di fuga. La sua era una vita ricca, piena di agiatezza, nella quale ogni cosa era alla sua portata, ma non era altro che una gabbia dorata, nella quale rinchiudersi era così semplice quanto ne era difficile uscirne. 

Era una gabbia fatta di sbarre così spesse e solide da rendere impossibile a chiunque di spiccare il volo! 

La sua famiglia era meravigliosa, straordinaria, ma doveva essere davvero sfiancante per lui essere costantemente all'altezza delle aspettative di chi gli stava attorno. E questo, mi faceva capire che in fondo, anche la mia condizione poteva fargli gola. Io non dovevo dare retta a nessuno, potevo fare quello che volevo, andare dove volevo...senza che alcuno sapesse nulla!

Hope Rivera era una donna affascinante dagli occhi azzurri e lunghi capelli scuri, era una persona dal carattere forte, ma viveva come in una bolla, dove tutto era bianco o nero, per lei non c'erano altre soluzioni...e forse questo, era dovuto anche al fatto di aver perso un figlio!

Eravamo nel suo ufficio, nella Presidenza, in uno dei piani più alti - se non il più alto - del Palazzo di Vetro, la sede finanziaria dell'impero Rivera, mentre la sede ingegneristica era situata nel Palazzo di Tormalina, che era connesso a questo grattacielo tramite un ponte fatto interamente di vetro e metallo, e chissà cos'altro per reggerlo a quel modo su una delle strade più trafficate della nostra città. Io avrei lavorato lì, nel Palazzo di Tormalina, dove aveva sede anche l'ufficio di Ray Rivera, il padre di Ezekiel. 

E ancora non mi sembrava vero. Questo posto sembrava il Paradiso in terra.
Non c'era un solo dettaglio in grado di farmi dire e pensare il contrario.
Il clima che si respirava, l'ambiente di lavoro...
Wow.
Solo tre lettere. Bastavano.
Non riuscivo ad aggiungere altro.

Ray era un uomo carismatico, capelli castani ormai quasi del tutto brizzolati, occhi azzurri come quelli della moglie, barba leggermente presente lungo le guance e attorno alle labbra e alto quanto Ezekiel, o meglio...il figlio era alto quanto lui!

In quel momento, i coniugi Rivera mi stavano squadrando entrambi come se cercassero subito una spiegazione alla mia esistenza. 

"Quindi Helena Combs ha detto questo, e tu non ne conosci il motivo." ragionò Hope ad alta voce, era in piedi, davanti la sua scrivania, le braccia incrociate al petto. 

"Esatto." dissi. 

"E nostro figlio ti sta aiutando a fare chiarezza..." aggiunse, scoccando un'occhiata proprio a suo figlio.  

"Sì."  confermai, mentre Ezekiel se ne stava in silenzio al mio fianco. 

"Temo che la mia nascita sia connessa al rapimento di vostro figlio Emanuel, perché entrambi avvenuti nello stesso giorno. Penso sia questo che mi lega a voi, pur non conoscendone il motivo reale..." 

Le pupille di Hope presero a tremolare in quell'oceano profondo di tristezza e malinconia...

"Emanuel..." pronunciò quasi come in una preghiera. Ray la confortò, le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé, contro il suo petto. Lei si staccò subito dopo, scuotendo la testa e tirando su col naso: "Bene." disse, cercando di apparire più forte possibile. "Se è davvero come dici, dobbiamo assolutamente approfondire. Soprattutto adesso, con la morte dell'investigatore privato che avevi scelto! Ma non lascerò che sia Ezekiel ad aiutarti!"

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