Capitolo 2

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Luglio, Seoul

2 felpe: check. 7 magliette: check. 8 pantaloncini: check. Guardo la valigia e spunto nella mia testa se ho preso tutto. Ho una specie di mania dell'ordine e non voglio tralasciare nulla, soprattutto dovendo affrontare un viaggio intercontinentale così lungo. Prendo il computer e lo metto nello zaino: è come un figlio per me. Qui dentro ho di tutto: canzoni, testi, pensieri che non hanno ancora una forma e pensieri che una forma ce l'hanno ma che non sono pronto a condividere con il mondo. Mi aggiro per la stanza guardandomi intorno, alla ricerca di qualcosa che so che sto dimenticando. È una camera piccola, quella del dormitorio, ma accogliente e per lo meno, dormo da solo. Per un attimo mi incanto a fissare le luci sopra il mio letto: sono dei led ottagonali che cambiano colore. Me li ha regalati Felix quando ci siamo trasferiti, solo perché gli ho fatto notare che mi piacevano. Viola. Rosso. Blu. Vedo il piccolo peluche a forma di lupetto sulla mensola sopra il mio letto con la coda dell'occhio e mi risveglio dal trans.

–"Wolfchannie! Come posso dimenticarmi di te?"

Lo prendo tra le dita e gli sistemo il mantellino. È un piccolo lupetto che mi rappresenta, il mio animale simbolo all'interno del gruppo. Mi sono sempre piaciuti i lupi. Si pensa che i lupi stiano bene da soli, ma non sono nulla senza un branco, senza delle persone di cui prendersi cura. Lo aggancio al mio borsone, sorridendo. Ormai, viaggia sempre con me e al pensiero delle foto della stampa e delle STAY in aeroporto, non posso che farmi scappare un sorriso. Sistemo tutto vicino alla porta e poi, con una rincorsa, mi butto sul letto.

Italia. Ci sono stato pochi mesi fa ma praticamente per sole 24 ore. È stato tutto bellissimo, ma così frenetico. Non ho potuto visitare nulla o mangiare il gelato in quella gelateria sui Navigli di cui mi ha parlato Hyunjin. Questa volta sarà diverso: avremo più tempo per rilassarci – anche se siamo lì per lavoro – e soprattutto saremo tutti insieme. Gli altri fremono dalla voglia di vedere un nuovo paese e di esibirsi. Per mesi e mesi, siamo stati chiusi o dentro allo studio dell'agenzia o dentro alla sala prove. I ragazzi si meritano un po' di svago e forse, solo un po', anche io.

Prendo il telefono e cerco ancora una volta la villa dove staremo per un po' di giorni. Da programma, dovremmo girare il nostro arrivo lì e una cena tutti insieme ma poi potremo goderci un po' di pace, prima del festival, nella campagna italiana. "Villa Serena": sembra un paradiso e solo dalle foto sul loro sito internet mi sento già più calmo. Guardo foto su foto: il giardino, le stanze, il panorama. Cerco ristoranti e pizzerie nei dintorni. Vado avanti per un po', fino a quando non mi addormento con il telefono in mano.

-"Channie hyung". Adesso, Changbin me lo sogno pure.

-"Hyung, svegliati!". Alza la voce anche qua, pazzesco.

-"CHRISTOPHER BAHNG CHAN ALZATI O TI BUTTO GIU'". Apro gli occhi di soprassalto e lo vedo lì, pronto a saltarmi addosso con una mossa di wrestling ben assestata.

-"Fermo, fermo. Ci sono, sono sveglio" dico, tra uno sbadiglio e un altro, più preoccupato per le mie ossa che per altro.

-"Buongiorno, principessa. Sbrigati, ci aspettano giù fra 15 minuti" mi dice saltellando da un piede a un altro, chiaramente felice come un bambino per il viaggio. Non posso che sorridere a guardarlo.

-"Principessa?" chiedo alzando gli occhi al cielo e facendo l'offeso ma non riesco proprio a smettere di sorridere. Praticamente, mi tira giù dal letto e mi lancia i vestiti che mi ero preparato per oggi dalla sedia, il tutto continuando a saltare e a canticchiare la canzone in italiano che gli ho insegnato in italiano.

-"Ciao, buongiorno. Ciao, buongiorno. Come stai? Come stai? Molto molto bene, molto molto bene. Grazie a te! Grazie a te! Milano, gli Stray Kids stanno arrivando. Andiamo in Italia, hyung. I T A L I A. Ci credi?".

No, neanche un po'. 

Le stelle che ci guardano / bangchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora