Capitolo 15

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Non mi addormento subito ma mi fermo a guardarlo mentre dorme. Sento il suo petto che si alza e riabbassa piano, seguendo il ritmo dei suoi respiri. Ogni tratto del suo viso è addolcito dal sonno e mi perdo a sfiorargli delicatamente le guance, poi la linea del naso fino ad arrivare alle labbra leggermente schiuse. È così bello illuminato dalla luce della luna che potrei non addormentarmi mai e continuare a guardarlo. Ne varrebbe la pena. I miei movimenti delicati e il suo respiro però mi cullano, finché non mi addormento anche io. Al mio risveglio non sono sull'amaca e lui non c'è. Sono in salotto, sul divano, avvolta da una coperta. Deve avermi portata qui. Mi tiro su a sedere e stiracchio le braccia sopra la mia testa. Il mio sguardo cade su un piccolo sacchetto bianco con su un bigliettino con la sua scrittura.

"Aprimi -C"

Dentro trovo dei berretti e un piccolo peluche a forma di lupo. Sofia mi ha spiegato qualcosa e capisco che è il suo animale rappresentativo del gruppo. Hanno copiato perfettamente la sua espressione quando sorride: ha addirittura le fossette. I berretti sono due: uno nero con un piccolo logo argento e l'altro bianco con delle sfumature blu sulla visiera. In fondo trovo un altro biglietto.

"Dormivi così tranquilla che non ho avuto il coraggio di svegliarti quando siamo andati via. I berretti sono per te e Sofia: dobbiamo cercare di farvi notare il meno possibile ma almeno riuscirò a riconoscerti tra la folla. Saprò cosa cercare. Lo stesso vale per WolfChan, agitalo in alto e verrò verso di te. Il pass vi permette anche di accedere all'area artisti. Voglio vederti prima di salire sul palco, come porta fortuna. A dopo, Chan.

PS: mangia qualcosa prima di venire e ricordati un ombrello, porta pioggia :)"

Ha pensato a tutto. Rimetto i berretti nel sacchetto e lo prendo, però lascio fuori WolfChan – quello me lo stringo al petto. Mi butto la coperta sulle spalle e saltello fin in cucina. Faccio colazione così: con il peluche appoggiato ad un bicchiere e io che bevo un tazza di caffè caldo. Sofia starà ancora dormendo, penso. Mi ritorna alla mente quello che ha detto ieri sera prima di andare a dormire. Oh, no. Scatto, facendomi volare la coperta dalle spalle, e corro in camera mia. Sofia dorme beata come una principessa. Intorno a lei però sembra scoppiata una bomba: ci sono vestiti, magliette, pantaloncini, gonne sparse ovunque. Li vedo sulle sedie, sul pavimento, appesi all'anta del mio armadio lasciato aperto. Ha appeso qualcosa anche sulla finestra. L'avevo detto ieri sera a Chan che l'avrei uccisa. A tentoni, inciampando ogni due passi in qualche indumento, la raggiungo nel letto. Adesso la sistemo io. La prendo per un orecchio e la tiro su di forza. Inizia a urlare a squarciagola, cercando di fermare la mia mano. Quando la smetto di tirare, se lo tiene stretto con entrambe le mani e fa finta di piangere come fanno i bambini quando gli togli il loro gioco preferito dalle mani. –"Sei impazzita?! Mi hai fatto male, ahia!" piagnucola ma la mia espressione è gelida. Mi guarda negli occhi e si sposta un po' più lontana da me, vedendo la mia rabbia silenziosa. Si guarda intorno e affossa la testa sul collo. Prova a mugugnare uno scusa e a darmi spiegazioni, ma non la lascio finire. –"Pulisci. Ora. Subito" le dico piano, scandendo ogni singola lettera. Si alza in piedi alla velocità della luce e nel giro di mezz'ora i vestiti sono appesi, le magliette e i pantaloncini piegati e io ho pure un dolcetto alla crema fra le mani che è andata a prendere di sotto per addolcirmi. Funziona perché, quando prende posto vicino a me sul letto, la voglia di strangolarla è minima, sempre lì ma per ora è salva.

-"E questo?" mi passa le dita sul braccialetto al mio polso, seguendone la forma. Mi viene da sorridere solo a guardarlo.

-"Me lo ha regalato Chan", apro la chiusura e glielo do fra le mani in modo che possa vederlo e gli spiego dell'incisione quando me ne chiede il significato. Sofia si scioglie in una pozza d'acqua e inizia a sbattere velocemente i piedi sul materasso, emozionata. Glielo prendo dalle mani e me lo richiudo intorno al polso, prima che lo rompa. È un'eterna romantica e si lancia in commenti sdolcinati su di noi, con occhi sognanti. La guardo con una faccia schifata, solo per infastidirla ma in realtà sto sorridendo sotto i baffi perché mi sento esattamente come lei. Siccome il suo monologo potrebbe durare ore, decido di interromperla.

Le stelle che ci guardano / bangchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora