Capitolo 10

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Deniz

Ho bisogno d'aria. Non so da quanto tempo sono chiusa qui dentro. Un'ora? Due? So solo che, quando esco di soppiatto e sbircio nella camera di mia zia, è già a letto. La cucina è vuota: c'è solo un piatto di pasta lasciato li per me evidentemente, ma mi è passata la fame. Vado sul patio e mi siedo fuori. L'aria fresca mi solletica la fronte ed inspiro con tutta la forza che ho per tranquillizzarmi. Rachele. Sento ancora quel rimbombo nella testa, così tanto che me la sento scoppiare. Forse dovrei andare a dormire. Un bicchiere d'acqua e limone mi passa sopra la testa e mi finisce dritto fra le mani.

-"Pensavo ne avessi bisogno" mi dice Chan, facendo capolino con la testa e poi sedendosi di fianco a me.

-"Avevi ragione" dico, bevendone un sorso –"Grazie". Stringo il bicchiere fra le mani così tanto che i polpastrelli mi diventano bianchi.

-"Tua zia ci ha spiegato la situazione prima, ci ha tradotto cosa ha detto quella ragazza" dice calmo ma io non riesco a guardarlo, non so cosa dire. Non è colpa di Rachele anzi, tutto questo è causa sua. Era in casa con me, dormiva nel mio letto dopo averla picchiata. Mi sento così sopraffatta che sono stanca di parlarne, se chiudo gli occhi vedo ancora i lividi sulla sua pelle. –"E' per questo che sei venuta qui?" continua, colpendo nel segno. Annuisco leggermente e poi finalmente alzo lo sguardo. E' diverso: ogni parte del suo viso è contratta e la mascella gli scatta ogni due secondi. – "Ti ha mai fatto del male?" mi chiede piano. Dal suo sguardo, oltre alla rabbia gelida, vedo che ha paura: ha paura che risponda di sì.

-"Litigavamo spesso e più che volentieri alzava la voce. Ma no, non mi ha mai sfiorata", dico risoluta. Mi guarda fisso negli occhi ma sa che non mentirei, non su una cosa del genere. Non dopo tutto quello che gli ho raccontato. La sua espressione si distende e io mi perdo a guardare la fetta di limone nel bicchiere, assorta da mille pensieri.

La mia espressione è così cadaverica che punta sull'ironia per riportarmi al presente, a lui. –"Vuoi che vada a picchiarlo? Posso portare i ragazzi, Changbin lo distruggerebbe" afferma, fiero del suo fratello più piccolo e io gli regalo una risatina, la più vera che posso dargli ora perché non credo di riuscire a fare molto di più.

-"No, grazie. Ci manca solo un altro scandalo o che vi facciate arrestare" gli dico, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo.

-"Sicura? Mi alleno tutti i giorni, lo distruggerei" – lo so, Chan. Ti vedo tutte le mattine dalla finestra di camera mia mentre ti alleni, lo so benissimo. Che brutta persona che sono. Inizia a fare piccoli pugnetti nell'aria verso di me. Sta facendo di tutto per tirarmi su il morale, ma non funziona molto. O almeno lui crede, perché in realtà è da quando mi ha portato quel bicchiere che mi sento meglio. Non vedendomi reagire, mi lancia un altro pugnetto ma per poi aprirlo e farmi il solletico. Provo a resistere un po' ma poi scoppio a ridere e lui si blocca.

-"Eccoti qua" mi dice, sorridendo mentre mi guarda. Mi avvicino e non resisto, lo volevo fare dal primo giorno che l'ho visto sorridere. Allungo le mani verso il suo viso e con due dita gli tocco le fossette che gli si formano mentre ride. –"Eccole qua" gli dico, mentre lui svelto prova a mordermi un dito. È incredibile come la sua sola presenza mi faccia stare istantaneamente meglio. Se c'è lui, tutto si distende e ogni dolore scompare, anche se solo per un secondo.

-"Cosa posso fare per renderti più felice?" mi chiede, avvicinando la mia sedia a lui dai piedini. Sono così vicina che noto che ha delle lentiggini sul naso, pochissime ma ci sono. Sento lo stomaco che brontola: mi ha calmata così tanto, che mi è tornata la fame. Però invece di chiedergli di farmi compagna mentre mi scaldo la pasta, dico: -"Aiutami a fare la torta assurda." Perché, Deniz, una buona volta nella tua vita non ti stai zitta? Mi guarda visibilmente confuso, ma lo sono anche io. –"La torta che?" ride. Quelle fossette.

Le stelle che ci guardano / bangchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora