Capitolo 5

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Ore 2:30 – Chan

Penso che sia da almeno 30 minuti che ascolto il rumore dei respiri di Jeongin nel letto di fianco al mio. Il nostro maknae, non più cosi tanto piccolo, si è dato alla pazza gioia con il vino italiano stasera. Era cosi ubriaco che l'ho dovuto trascinare in camera e lanciare sul letto come un sacco di patate. Nel giro di due minuti ha borbottato che: uno, stava male - due, mi voleva bene e tre, il cuscino era così morbido che l'avrebbe rubato e riportato a Seoul con sé. Si è addormentato subito, per fortuna. İo? Neanche sotto tortura. Penso a quante cose abbiamo da fare: i concerti, le prove per il tour, il comeback. E se qualcosa andasse storto? E se l'album non piacesse? E se avessimo scelto le canzoni sbagliate? La mia mente è come un motore in avaria: quando lo avvii sembra che vada tutto bene, ma basta un pensiero sbagliato e tutto segue a catena e non lo puoi più fermare. Provo ad ascoltare i rumori della casa, magari mi conciliano il sonno: sento gli irrigatori fuori, i rumori del frigo. Niente, non funziona. Almeno la casa è più bella di quanto immaginassi, le foto non le rendono giustizia. Il giardino è immenso, pieno di fiori e di alberi. Ho visto anche un'altalena ma l'ultima volta che ci sono stato ero a Sidney e avevo 7 anni con papà che mi spingeva così forte che pensavo di arrivare fin sulla luna. La proprietaria, la signora Sanem, ci ha accolti come figli: continuava a chiederci se avessimo mangiato, se avevamo sete, se avevamo caldo. È stata così carina e noi le abbiamo invaso casa con 20 persone.

Poi c'è quella ragazza, Deniz. Quando l'ho vista dietro la colonna sembrava una bambina che aveva fatto uno scherzo alla mamma e si nascondeva per non farsi prendere. Mi ricordava tanto Hannah quando era piccola. Non riuscivo a smettere di guardarla: appoggiandosi alla colonna aveva tutti i capelli che cadevano in avanti, come una tenda e quando si è girata a guardarmi aveva uno sguardo divertito. Ma a osservarla bene, sembrava triste. Come se non avesse energia.

Con questi pensieri, restare a letto non servirà a nulla. Mi alzo, facendo attenzione a non svegliare Jeongin e scendo di sotto a prendermi un bicchiere d'acqua. La signora Sanem ci ha detto che possiamo fare come se fossimo a casa nostra e prendere quello che ci va, ma io non sono in grado e già dopo cinque minuti mi blocco davanti al frigo alla ricerca di una bottiglia d'acqua. Sono così sovrappensiero che non la sento arrivare.

-"Manco tu dormi?" – Deniz è sull'ultimo gradino delle scale in pigiama: un pantaloncino con degli orsetti e una maglietta bianca cosi grande che ci starebbe dentro almeno altre due volte. Ha i capelli castani sciolti, portati tutti da un lato e mi guarda inclinando la testa, sorridendo.

-"Ehi, no. Non molto. Volevo un bicchiere d'acqua ma non trovo le bottiglie e non volevo disturbare.." – Perchè devo essere cosi? Perchè devo essere cosi timido e iniziare a blaterare cose alla rinfusa? Mentre mi maledico, si avvicina e prende due bicchieri vuoti che inizia a riempire con l'acqua del rubinetto. Ah, niente bottiglie. Ecco perchè non le trovavo.

-"Come mai non riesci a dormire?" mi chiede innocentemente e io vorrei tanto rispondere, ma so che non ci riuscirò. Non riesco manco a parlarne con i ragazzi di tutto il peso che ho sulle spalle, non ha senso ammorbare qualcun altro.

-"Ho un po' di pensieri e poi non dormo mai molto" rispondo, guardandomi le mani. E tu, perchè non dormi? Perchè sembri cosi triste? Sento prima il suo sguardo su di me e poi sento il rumore del frigo. Quando la guardo è tutta fiera, con due limoni in mano. –"A cosa servono quelli?"

-"Ti preparo dell'acqua col limone. Aiuta a gestire lo stress" mi spiega risoluta e a guardarla cosi contenta di aver trovato una soluzione mi lascio scappare un sorriso.

-"Ah, si? E tu come fai a saperlo?" chiedo, mentre si siede alla mia destra e inizia a tagliarli in due perfette metà.

-"Me lo ha insegnato la zia. Magari è stupido, ma a me aiuta" dice guardandomi ma ha lo sguardo di una persona che sta per fare qualcosa di strano. Infatti, mi prende la mano e mi dà un pezzo di limone.

-"Annusala" mi ordina con un sorrisetto malefico.

-"Come?". È pazza.– "Su, dai. Annusala, aiuta anche il profumo" mi spiega ridendo. Prende la sua metà, chiude gli occhi e la avvicina per annusarla. Io la sto solo fissando, non riesco a smettere. Riapre un occhio e vedendo che non la seguo mi da un piccolo colpo con la mano, allora eseguo gli ordini per renderla contenta. Quando riapriamo gli occhi, scoppiamo a ridere. Deniz quando ride si illumina: inizia dagli occhi e poi tutti i lineamenti del suo viso di distendono. È abbagliante. Sembra quasi che quella tristezza che si porta dentro per un attimo non ci sia più, ma che ci sia solo una bambina di fronte a me, contenta di giocare con dei semplici limoni nella cucina di casa. Ma dura solo un attimo perchè poi finisce in fretta e furia il suo bicchiere e si alza come se la sedia stesse prendendo fuoco.

-"Provo a dormire un po'...fammi sapere se funziona, ok? Buonanotte, Chan. "

-"Certo, buonanotte Deniz...". Sono così spiazzato che non so che dire, fino a che guardandola di spalle vicino alle scale non mi viene in mente. -"Ah scusa, ci pensavo prima. Il tuo nome è turco?"

-"Si, lo è" e sorride esattamente come prima. –"Significa "mare"". Ti chiami come il mare. 

Le stelle che ci guardano / bangchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora