IV

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🌠♠️INDIA POV♠️🌠

La stanza di mia madre è la trentacinquesima, al settimo piano. 

In ascensore, Edward è di fianco a me e guarda un punto fisso, nessuno parla; sento solo i miei singhiozzi, con il mascara colato sulle guance pallide. 

<<Prima era sobrio, sembrava normale>>, dico singhiozzando, non so nemmeno io perché lo sto dicendo a lui ma soprattutto non so perché lui sia qui con me. 

<<Le visite in tarda notte sono riservate solo ai parenti>>, dice la voce aspra di un'infermiera seduta dietro un bancone, mentre osserva un foglio e non ci degna nemmeno di uno sguardo

<<Io sono la figlia>>, dico con voce spezzata. <<Allora mi segua, signorina>>, risponde l'infermiera, alzando finalmente lo sguardo. Esamina prima me e poi Edward, e poi, con passo lento, ci accompagna nella stanza di mia madre.

Il dolore e la rabbia che provo nel vedere mia madre così fragile mi consumano dall'interno. È come un fuoco che non si spegne, che arde e si contorce nel mio petto, facendo crescere in me un senso di impotenza e frustrazione. Vederla lì, distesa nel letto d'ospedale, attaccata a tubi e circondata da quel silenzio glaciale, mi spezza il cuore. Mi sento come se stessi affondando in un abisso oscuro, senza nessuna via d'uscita.

Non riesco a comprendere come una donna forte e bella come mia madre, che ha sempre saputo mantenere la testa alta nonostante tutto, possa ancora voler sistemare le cose con quell'uomo. Quell'uomo che l'ha spezzata, che l'ha messa in quel letto, che continua a lasciarci cicatrici. La sua calma, il suo modo di minimizzare ciò che è successo, mi spingono sull'orlo della disperazione. Come può continuare ad amarlo? Come può non provare la mia stessa rabbia, lo stesso odio bruciante?

La mia rabbia non è solo rivolta a mio padre. È diretta anche verso la situazione, verso la mia impotenza. Vorrei poterla proteggere, strapparla via da quel dolore che continua a infliggerle. Ma ogni volta che provo a tirarla fuori, lei si aggrappa al passato, a un'illusione di normalità che non riesco a sopportare. 

Non riesco a essere tranquilla come lei; il mio odio per lui mi divora e la mia impotenza mi fa sentire come se stessi fallendo, ancora e ancora

<<Mamma... >> mi avvicino al letto, le lacrime solcano il mio viso.

Tamara apre debolmente gli occhi e mi rivolge uno sguardo dolce. <<Sto bene, Indy, stai tranquilla>>, dice con voce sottile.

Mi avvicino ancora di più, prendo la mano di mia madre e la stringo. 

<<Che cosa ti ha fatto il papà?>> pronuncio quella frase piena di odio e di rabbia. 

<<Amore, stai tranquilla, tornerà tutto come prima, sistemeremo tutto...>> la guardo con compassione. 

<<Mamma, non riesco a capire come tu faccia ad amare ancora quell'uomo, dopo tutto quello che ti ha fatto>>. 

Tamara fa finta di non sentire. <<Chi è quel bel ragazzo che ti sta aspettando fuori dalla stanza?>>.

Mi volto, asciugandomi una lacrima con la mano. Dietro alla finestra c'è Edward. Gli sorrido debolmente e lui ricambia. 

<<È Edward Jones, un ragazzo che mi ha accompagnata fino a qui dalla sua festa>>. A quelle parole, mia madre quasi cade dal letto. 

<<Hai detto Jones?>> dice fredda. 

La guardo stupita. <<Sì, perché? Conosci la sua famiglia?>>. 

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