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🌠♠️INDIA POV♠️🌠

<<Cosa ci fai qui?>> chiedo, senza mai staccare i miei occhi verdi dagli occhi blu del ragazzo.

<<Volevo rivederti>> dice, alzando la parte sinistra della sua bocca.

Io non capisco cosa voglia veramente quel ragazzo, poi mi viene un dubbio <<Come fai a sapere dove abito?>> chiedo sospettosa

<<Ho le mie fonti>> dice lui misterioso, poi si avvicina di più a me, non riesco a spostarmi, c'è qualcosa in lui che mi rende incapace di agire come il mio cervello mi urla di fare

<<Ch... che cosa fai?>> balbetto,

<<So che vuoi baciarmi>> dice lui, ormai si è avvicinato così tanto che devo alzare la testa per guardarlo negli occhi, data la sua altezza, arrossisco e lui ride compiaciuto <<ti piacerebbe>> dico con tono di sfida, non so nemmeno io dove ho tirato fuori quel coraggio.

Veniamo interrotti da un rumore, ci stacchiamo subito e ci giriamo verso la porta di casa mia, sull'uscio c'è John Lodge che barcolla con una bottiglia di rum in mano.

Lo guardo furiosa e mi dirigo verso di lui insieme a Edward, <<Chi è questo ragazzo adesso?>> dice con voce rozza, puzza da alcool e ha la maglietta tutta bucata e sporca.

L'odio che provo per mio padre mi avvolge come una tempesta ogni volta che lo vedo ridotto così. È un sentimento viscerale, una rabbia che mi brucia dentro, mescolandosi alla vergogna e al disgusto. Lo osservo mentre barcolla, una bottiglia di rum in mano e quella voce roca che conosce solo come ferire. È diventato l'ombra di ciò che avrebbe dovuto essere: un padre. Invece, eccolo qui, con il viso trasfigurato dall'alcol e gli occhi vuoti che mi fissano con disprezzo.

Ogni parola che gli rivolgo è piena di rancore. Mi chiedo come sia possibile che qualcuno come lui abbia mai avuto un posto nella mia vita, che abbia avuto il diritto di essere chiamato "papà". Mi ha delusa, distrutta, umiliata in mille modi, e ogni sua azione sembra solo amplificare questa voragine. Provo un odio che non si placa, nemmeno quando Edward si frappone tra di noi, proteggendomi. Lo odio per avermi costretto a vivere nel terrore, per aver trasformato la mia casa in un campo di battaglia, per averci fatto cadere in basso, ogni volta di più.

«Cosa ci fai a casa? Non dovresti essere alla centrale?» gli dico. 

Mio padre ride e avvicina la bottiglia alla bocca, ma la afferro al volo e la getto in giardino, rovesciando tutto il liquido marrone sull'erba verde. 

Facendo ciò, mi sembra di sfogare anni di frustrazione, di umiliazioni mai perdonate. Il liquido che scorre sull'erba mi sembra quasi un simbolo del veleno che ha riversato nelle nostre vite, eppure so che gettare quella bottiglia non cancella nulla. Lui è ancora lì, minaccioso, pronto a ricordarmi il suo potere marcio e violento.

Lui si avvicina a me, minaccioso, e io faccio una faccia inorridita. «Mi hanno lasciato perché li ho pagati» ruggisce, poi guarda la bottiglia e si avvicina ancora di più. 

«Tu, donna, butta un'altra volta la mia bottiglia in giardino e farai i conti con me» dice, alzando una mano. 

Quando si avvicina con quella mano alzata, sento il cuore battere forte. È la paura di ogni istante passato con lui, il rischio di subire qualcosa di peggio di un insulto o una minaccia. Ma non c'è solo paura. C'è odio. Odio per come mi fa sentire piccola, spezzata. Odio per ogni volta che ha distrutto la mia fiducia negli uomini, per ogni volta che mi ha fatto dubitare che una vita normale fosse possibile.

Ma inaspettatamente, Edward si piazza davanti a me e blocca mio padre con il suo braccio muscoloso e tatuato, mio padre lo guarda con disprezzo

Quando Edward si mette tra di noi, vedo mio padre reagire con disprezzo, come se non valessimo nulla, come se fossimo solo pedine nel suo gioco malato. La sua dichiarazione sui Jones è come un'eco di vecchi rancori, di segreti che non conosco, e questo non fa che accrescere la mia frustrazione. Ma più di tutto, provo un odio sordo per l'uomo che si ritira sbattendo la porta, come se le sue parole fossero legge. Odio che mi ha lasciato con questa vergogna, che mi costringe a nascondere ciò che sono, che mi ha fatto odiare persino la mia casa.

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