Capitolo 10

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16 marzo



Il paradiso.
Non c'era altro modo per descrivere quel pomeriggio. Quel momento. E l'uomo dai lunghi capelli rossi appoggiato su di lui, su quel trono.

Innumerevoli volte negli ultimi due mesi aveva sognato quel momento, a occhi aperti o chiusi. Ma non si era lontanamente avvicinato alla realtà.

Erano secoli che Aziraphale non si sentiva così, ammesso che fosse mai stato così bene.
Non era un semplice post orgasmo. Non erano solo dopamina, serotonina, ossitocina, ed endorfine in circolo. Era forse...
Avrebbe venerato Crowley per tutta la sera. E poi la notte. E poi il mattino seguente.

Gli venne spontaneo dispensare dei piccoli baci sulla fronte di quella fonte di felicità, piacere e lussuria. Poi si fissò a guardarlo, probabilmente in totale adorazione, ma non gli importò di sembrare già cotto dopo la loro prima volta. Per qualche secondo Anthony parve ricambiare il suo sguardo, poi però improvvisamente lo distolse e parve rabbuiarsi.

Aziraphale si schiarì la voce e propose: "Andiamo a darci una sistemata?"
Crowley sembrò cadere dalle nuvole "Oh sì, certo." Si alzò di scatto e tornò con le salviette. "Sai dove sono i bagni per... beh... insomma."
"Lo so. Anthony?"
"Sì?"
"È tutto okay, sì? Se ho fatto o detto qualcosa che in qualche modo..."
"Sei un angelo. Non puoi dire o fare qualcosa di sbagliato."
Aziraphale gli stampò un bacio su una guancia e si avviò verso il bagno che aveva sempre utilizzato, quello nella camera degli ospiti, ma poi con disappunto si rese conto di aver fatto una scelta sbagliata, perché Crowley non lo seguì e si recò invece in quello nella sua stanza.

Dopo essersi rinfrescato e rivestito, Aziraphale tornò in corridoio e sentì dei leggeri passi provenire dalle scale.
"Ma allora ci sei, Tina!" e andò ad accarezzare la gattina. Notò con piacere che scendeva le scale in maniera perfettamente felina, senza zoppicare. L'incidente era solo un ricordo.

"Oh sì e sta meglio di noi! Anzi vuoi vedere come le abbiamo sistemato la mansarda?" Crowley aveva indossato una tuta sportiva grigio scuro e sembrava essere tornato il Crowley di sempre.
"Le hai subaffittato un intero piano? Certo che voglio vedere."
E salirono le scale di legno che portavano al super attico della casa di Anthony.

La mansarda era un unico grande ambiente dalle pareti chiare. E adesso era un ambiente totalmente a misura di gatto.

Vi erano la cuccia scelta e comprata proprio Aziraphale il mese prima, almeno tre tiragraffi, di cui due a più piani, tutti diversi come struttura e colori, una fontanella per gatti, un numero indefinito di giochini ovunque e un'intera parete attrezzata con mensole, ripiani, scalette, ponticelli e amache. E cuscini a terra. Cuscini ovunque. Un lunapark per gatti. Perfino la porta finestra per il terrazzo era ora dotata di gattaiola.

"Ma no Aziraphale, io non credo di essere in grado di tenere in vita un altro essere vivente" gli fece il verso imitando malamente la sua voce.
Crowley rise.
"Troppo, dici? Mio padre è un maestro del fai-da-te. E ama i gatti. La parete è opera sua. Certo, ancora non può farla tutta per la zampa, ma è in ripresa."
"Complimentati da parte mia! Albus impazzirebbe, letteralmente! Ecco perché non era ancora scesa la principessa."
"Potresti portarlo qui qualche volta... Magari potrebbero, beh, fare amicizia."
"Amicizia. Albus è terribile nei rapporti sociali con altri gatti. Però magari... Ci penso, grazie. Potremmo provare."

Poi inspirò e cercò di cancellare dalla sua testa il pensiero oppressivo che era proprio il caso di far conoscere i due gatti.
Necessario.
Altrimenti come faremo quando vivremo tutti insieme?
Aziraphale.
Siete solo andati a letto due volte. In due ore. E nemmeno propriamente a letto. E già ti fai i film di convivenza. Casa. Mutuo cointestato. Seconda casa in campagna. Giardino alla giapponese.. Due gatti. Magari tre.

"Vuoi... Vuoi cenare qui?" Anthony lo scrutò quasi preoccupato, come chi si aspetta un sicuro diniego.
"Oh sì, che idea brillante, grazie." Almeno Aziraphale si ridestò da quelle fantasie.
"Pizza?"
"È perfetto."
"Che pizza ti piace?"
"Tu quale prendi?" ancora scosso dai pensieri precedenti Fell non era nemmeno in grado di scegliere una pizza.
"Io? Beh non mangio spesso pizza da solo. Forse una diavola."
"Che domande faccio" ridacchiò Aziraphale. "Per me vai di capricciosa. E no, non fare quella faccia."
Crowley scoppiò a ridere. Aziraphale lo tirò a sé e mise fine a quella risata con un bacio. Quando le loro labbra si staccarono, rimasero qualche secondo a guardarsi, Aziraphale sfiorò con l'indice quelle labbra perfette.
Davvero poteva baciarle quando voleva? Non si sarebbe mai abituato a un simile privilegio.

Furono interrotti dal telefono di Aziraphale.
"Uff, chi sarà a quest'ora di sabato?" si lamentò mentre corricchiava verso l'ingresso dove avevano lasciato in malo modo i cappotti.
"Io punto su Gabriele Angeli. Bez avrà cantato."
"Oddio speriamo di no, non ho nemmeno controllato le date... No, per fortuna è Muriel."

"Direttore mi scuso per l'orario. Ha concluso la riunione per il romanzo?"
"Muriel, cara, certo, sì. Come è andato poi il resto della presentazione? Si sono fatti valere?"
"Oh sì, tutto bene, veramente tutto perfetto. Ma la chiamavo per un'altra questione. Lei dove si trova al momento?"
"Muriel, perché me lo chiedi? Cosa succede?"
"No, è che... Mi ha chiamato la segretaria del direttore generale che come sa ha seguito da remoto parte della presentazione e si è mostrato molto interessato al progetto delle visite guidate estive all'alba presso il parco archeologico e vorrebbe esportarlo anche altrove. Per farla breve la ha invitata a una cena che hanno lui, il capo di gabinetto del ministro e la direttrice del Parco di Pompei che si trova a Roma in questi giorni. Io ho premesso che lei aveva oggi anche una riunione con gli editori e non sapevo a che ora si sarebbe liberato, però ho preferito avvisarla non appena ne ho ricevuto comunicazione. Chiaramente si scusano per questa richiesta dell'ultimo momento e comprenderanno nel caso in cui..."
Aziraphale arricciò naso e sopracciglia in una smorfia. Si portò una mano sulla fronte e guardò mestamente Anthony che lo aveva raggiunto all'ingresso e pareva aver udito tutto data la voce squillante di Muriel. "Vai vai!" gli sussurrò con decisione.
Aziraphale fece di no con la testa, ma Crowley invece annuì.
Fell inspirò e: "Okay. Mandami il nome del ristorante. Conferma la mia presenza. Ci vado."

Chiusa la chiamata, Fell si sentì mortificato e iniziò a torturarsi le dita. "Scusami, scusami davvero. Mai avrei pensato di dover presenziare a una cena col direttore generale, altrimenti..."
"Angelo, tranquillo."
Ma l'espressione di Anthony mascherava piuttosto male quello che davvero provava.
"Ci rifaremo, promesso. Io vado avanti con quella parte descrittiva dell'ottavo capitolo come dicevamo, poi appena riusciamo a vederci lo concludiamo insieme e..."
"Io sono sempre libero, per t... per scrivere."
"Grazie."
Anthony andò a recuperargli il papillon e lui prese il cappotto. Crowley provò ad allacciargli il farfallino ma la missione gli risultò ostica.
"Ma come diavolo fai ad allacciare questo arnese infernale tutti i giorni? Scioglierlo è stato così semplice, non credevo che il contrario fosse impossibile."
"Abitudine, Crowley. Come in tutte le cose." Pronunciò con aria fintamente solenne e poi rise.
Sulla porta si baciarono per un po'. Fell adorava sentire le mani di Crowley sul suo viso. Non voleva proprio uscire da quell'appartamento.
"Dai, ora vai, prima che ti si sgualciscano i vestiti."
"I vestiti! Sono... Sono in ordine?"
"Sei perfetto."


Penna d'angelo, penna di demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora