Capitolo 11

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23 marzo

Dopo quell'amplesso favoloso Anthony si sentì strano.
Non era esattamente un orgasmo triste come gli era capitato di averne a bizzeffe in passato, ma non si sentì perfettamente bene.

Più che godersi i morbidi baci che Fell dopo l'orgasmo stava dedicando alla sua schiena, la sua mente iniziò ad essere preda di un accavallarsi senza sosta di pensieri.

L'ottavo capitolo. Il primo capitolo quasi interamente scritto da Aziraphale Fell nella loro storia. L'eccitazione che aveva preceduto quella lettura. Quelle frasi così emozionanti che gli avevano suggerito la risposta alla domanda che aveva in testa da settimane. Quell'atmosfera sul pontile, il tramonto, le dita che si sfioravano, Fell che gli chiedeva se fosse tutto okay e che era pronto a mandare al macero un capitolo di quel calibro per lui se non gli fosse piaciuto.
Poi il furto, la corsa per salvare il suo zaino, l'istinto che lo aveva dominato nell'affrontare i due farabutti, la concitazione dello scontro. Lo sguardo che gli aveva rivolto Aziraphale mentre gli passava lo zaino del portatile.
Poi la rissa. Il terrore che Fell, il suo angelo, finisse in una situazione simile e potesse essere in pericolo. L'angoscia nel vederlo affrontare quattro uomini da solo mentre lui era rimasto bloccato. Il coltello. I ganci e i montanti che gli erano morti nelle mani, senza che riuscisse a muoversi. E poi il sollievo.
Forse aveva accumulato troppe emozioni in quella mezza giornata.


Iniziò a girargli la testa e sentì la necessità di alzarsi e prendere fiato. Con delicatezza cercò di far capire la sua esigenza al biondo semisteso sopra di lui.

"Aziraphale?"
"Mmm?" mugolò sulla sua pelle tra un bacio e l'altro.
"Dovrei andare in..."
"Certo, caro" rispose rotolando su un fianco e lasciandolo libero di muoversi.
Anthony si alzò di scatto, ma fu una cattiva idea, ne derivò un fortissimo senso di nausea e le sue gambe vacillarono. Finì per piegarsi in avanti e appoggiarsi alla testiera del letto.

Aziraphale, che si stava stiracchiando, si voltò di scatto.
"Tutto bene?"
Cercò di rimettersi in piedi e annuì.
Ondeggiando più del solito raggiunse il bagno degli ospiti dove prima era stato medicato. Non appena posò lo sguardo sulla tazza del wc fu colpito da un conato.
In meno di dieci minuti vomitò tre volte, nonostante fossero passate ore dal misero pranzo che aveva consumato e avesse dunque ben poco da espellere.
Dopo essersi lavato si sedette sul water chiuso e si massaggiò le tempie con le dita.
Era in quella posizione quando udì bussare.
"Anthony, tutto bene?" si preoccupò che anche a Fell potesse servire il bagno e rispose: "Entra pure, angelo."

Aziraphale entrò ed era pallido come non lo aveva mai visto. Negli occhi un'espressione colpevole, come se avesse fatto del male a qualcuno.
"Ti senti male, caro?" pronunciò con gli occhi bassi e un filo di voce. "Io non... cioè io... Sono stato una bestia, tu eri ferito e ho pensato solo a..." Crowley comprese dove sarebbe andato a parare.
Si alzò e prese il volto del biondo tra le mani. Non avrebbe mai voluto che si sentisse in colpa per lui, figurarsi per una cosa simile.
"Angelo, è solo un graffio! Non c'entra nulla con... E tu sei stato fantastico, non vedo di cosa tu ti stia accusando. Mi hai salvato la vita."
"Anthony lo vedo che non stai bene. Forse... Forse sarebbe meglio tu rimanessi qui a..."
Crowley si sentì bollire dalla testa ai piedi.
Dormire. Sta per dire dormire. Respira Anthony, sei già un disastro.

"No. Cioè no, scusa. È che... È stato un pomeriggio movimentato. Io ho solo... beh ho avuto... Paura."
"Oh."
"E mi è rimasta una certa sensibilità in tutto l'apparato dopo il cancro. Appena accumulo troppo... Troppe emozioni, ecco, mi succedono di questi episodi."
"Beh anche io ho avuto paura. Molta paura." Si morse il labbro inferiore.
"Non sembrava da fuori, giuro."
"Paura che ti facessero del male, paura di..."

Respira cazzo, respira.
"Di perderti." Disse Aziraphale abbassando lo sguardo.
Merda.
Anthony sentì il cuore in gola, i polmoni vuoti e inspirò guardando in alto ma fu quasi accecato dalla luce del bagno. Dove diamine erano i suoi occhiali? Dopo il vomito era sempre più fotosensibile del solito. Ma doveva pur rispondere qualcosa a una frase del genere.
Anche io. Paura da morire. Paura che ti torcessero anche uno solo di quei boccoli platino da putto. Paura di non averti più nella mia vita. Paura dell'inferno che sarebbe stata la mia vita senza di te.

"Lo stesso." Riuscì a malapena a pronunciare.
Fell finalmente cambiò espressione e lo abbracciò. E Crowley si sentì avvolto, compreso, coccolato. Fell era ancora nudo, morbido e caldo. E profumava di quell'odore che ormai conosceva ma che non era in grado di descrivere a parole. Odorava di zucchero, carta e sesso. E anche di tè, di disinfettante, di chissà quale colonia e di lubrificante al gusto di fragola e vino.
Anthony si sentì più calmo dopo quella stretta che ricambiò debolmente.

"Puoi rimanere qui, se ti va."
Ad Anthony andava. Ma non si sentì abbastanza. Abbastanza forte, abbastanza all'altezza, abbastanza...
"A... A casa mia ho le medicine che prendo di solito quando sto così. Ti... Ti dispiace se scriviamo insieme un'altra volta?"
"Assolutamente. Non c'è alcun problema. Ma te la senti di guidare? Bevi almeno dell'acqua prima di uscire." E gli stampò un bacio su una tempia.

Due bicchieri d'acqua, un solo lungo bacio e una dozzina di imprecazioni (appena entrato in auto) dopo, Crowley nella sua amata Bentley si sentì dannatamente solo.





31 marzo

Anthony, dopo aver parcheggiato la Bentley davanti al luogo prefissato per il loro appuntamento, si assicurò per l'ennesima volta che nei sedili posteriori ci fosse ancora il borsone del telescopio. Era nervoso.

Il piano era farsi perdonare da Aziraphale per la folle fuga della settimana prima inaugurando con lui il prezioso regalo di compleanno e illustrandogli il cielo stellato.
E quella serata domenicale di fine marzo pareva perfetta. Il cielo era limpido e la temperatura esterna piuttosto gradevole. Aziraphale Fell aveva scelto il luogo.

Prese dall'auto la borsa e si guardò intorno. Impossibile che Fell non lo avesse preceduto.

La rocca quattrocentesca si ergeva orgogliosa di fronte a lui, non particolarmente alta ma massiccia.

Il cancelletto in ferro battuto si aprì e una testa bionda si sporse nella sua direzione.
"Ben arrivato!"
Chiaro. Ovvio che il direttore di quel parco archeologico (e dunque anche di quel castello) lo avrebbe atteso direttamente all'interno della fortezza, come un re.

"Buonasera, angelo."
"Ti do una mano a portare il figliolo. Attento alla scaletta."

Tenendo ciascuno un manico del borsone i due uomini entrarono nel forte.
"Benvenuto al Castello di Giulio II. Ci eri mai stato?"
"Ovviamente no. Davvero ben tenuto, complimenti."
"Oh sì, ma non è merito mio. Ah, vado a spegnere l'illuminazione esterna, altrimenti sarà difficile scorgere qualcosa."

Fell pareva anche lui nervoso, quasi agitato. Lo aveva salutato a distanza, senza baci, senza strette di mano, non lo aveva nemmeno sfiorato. L'unico punto di incontro era stata la confezione del telescopio.
Mi pare il minimo. Ti stava invitando a restare da lui chissà per quanto e tu ti sei messo a vomitare e sei scappato come un idiota. Dopo che ti aveva letteralmente salvato la vita. E che ti aveva mostrato la sua ricca collezione di lubrificanti.

Le luci che fino a quel momento avevano rischiarato la rocca si spensero. Quando raggiunse Anthony, Aziraphale pareva più rilassato.
Gli si avvicinò, lo spinse leggermente verso il muro del castello, gli prese le mani tra le sue e lo baciò.

"Non volevo farti arrivare col buio. Ma adesso ho spento tutto. Anche le telecamere di sicurezza della sala regia. Siamo ufficialmente soli. E senza sistemi di sicurezza." Ridacchiò ammiccante.
"Tanto l'uomo più pericoloso di Ostia è qui a proteggere il castello dal vivo."
"Ancora mi stai prendendo in giro?"
"Prenderti in giro? Potrei mai, dopo quello cui ho assistito? Mai."
Fell rise ancora e lo baciò di nuovo.

"Come stai?" gli chiese poi scrutandolo negli occhi con un velo di preoccupazione.
"Bene. Davvero bene, angelo."
"Allora andiamo."
Fell lo prese per mano e lo condusse all'interno del forte. A Crowley mancarono dei battiti.



"Non credevo che i lampioni su strada dessero fastidio anche qui che siamo più in alto."
Aziraphale guardava il cielo con quello splendido naso rivolto in alto, dal tetto della torre più alta della rocca di Giulio II. Era steso sui cuscini, che aveva predisposto per lui e Crowley: avevano ancora l'etichetta. Aveva fatto trovare lì anche la coperta tartan che aveva già coperto Crowley in un'altra occasione e una bottiglia di vino ("Nel caso avessimo bisogno di scaldarci").
"Si chiama inquinamento luminoso, angelo. Roma è un po' tutta così. Nelle notti migliori come questa si vedranno, toh, cinquanta stelle."
Crowley stava predisponendo e allineando il costoso telescopio che Aziraphale gli aveva regalato. Lo montò sul treppiede.
"Quante se ne dovrebbero vedere?"
"A occhio nudo, senza riverbero della luna e con una visuale completa, beh, migliaia. Tremila da queste latitudini, se non ricordo male."

"Oh. Ero indeciso tra questo castello e Tor San Michele. Ma di quello non ho competenza né chiavi. E poi la zona di sera è un po'..."
"Inquietante?"
Fell annuì pensieroso.
"Prima o poi ti porterò in un luogo decente da cui osservare il cielo. Mia madre vive... Ho una casa in un piccolo paese appenninico. Lì c'è una buona visuale. Ma non vi ho mai prestato molta attenzione."
"Tranquillo, angelo. Con questo bestione ultra moderno riusciremo comunque a vedere qualcosa anche qui."
"Avevo in mente anche un altro posto, in realtà. In una zona sicuramente meno illuminata. Nella Pineta di Castel Fusano."
"In mezzo al bosco? A farci mangiare dai cinghiali?"
"Ma no. C'è una bella villa con torre lì. Villa Chigi."
"Oh. Non credo di aver presente."
"I principi proprietari li conosco. Ma avrei dovuto avvisarli con largo anticipo. Vi organizzano eventi, cerimonie, matrimoni."
E quell'ultima parola, pronunciata da Fell, gli fece cadere dalle mani la pulsantiera del telescopio.

La raccolse di scatto, la rimontò e avviò il telescopio.

"Dunque" si schiarì la voce "Cosa vogliamo guardare?"
"Mi fido di te. Io sono un neofita assoluto."
Anthony si sedette su uno dei cuscini "Bene. Innanzitutto, un po' come quelli in cui tu mi hai fatto da cicerone, quello che stiamo iniziando non è solo un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo. Quello che osserveremo di questi puntini luminosi non è affatto lo stato attuale, ma quello del loro passato, esattamente la luce che hanno emesso anche migliaia di anni fa."
Fece questa introduzione guardando il cielo, poi si azzardò a scrutare l'espressione di Aziraphale Fell: aveva la bocca semiaperta, sicuramente colpito, forse affascinato.

"Ma prima di passare alle stelle, se sei d'accordo, prima che questa bella signora tramonti, mi dedicherei a lei."
"La luna?"
"Esatto, aspetta che sistemo per bene... Vieni, avvicinati. Metti un occhio qui." E, dopo aver verificato lui stesso la messa a fuoco, gli indicò l'oculare del telescopio.
"Dimmi se si vede qualcosa... Se è centrata, se..."
"È incredibile, Anthony. Si vede, si vede bene, in dettaglio, cioè si vedono i crateri."
"Oh sì, spostati poco in qua, così, ecco qui dovresti vederne alcuni che a occhio nudo non si vedono assolutamente." Gliene indicò, si gustò l'espressione di stupore che fuoriusciva dalle labbra di Aziraphale.
"È magnifica. Eppure non è piena!"
"No, questo ci aiuta. Se fosse piena emetterebbe troppa luce e non sarebbe così chiara la risoluzione."
"Non ne avevo idea. Sai, mi piace come spieghi le cose. Sei così, dannatamente..."
Presuntuoso? Saccente? Borioso?
"... Sexy."
"Oh."

Mentre era semipiegato a sistemare i focheggiatori del telescopio, sentì Fell che si avvicinava, gli cingeva le gambe e si sentì tastare le natiche. Era inginocchiato davanti a lui. E lo guardava dal basso in alto con una strana luce negli occhi, visibile anche a quella scarsa luminosità.

Anthony trasalì a quell'assalto.
"Perché non mi parli di qualche pianeta?" sussurrò il biondo mentre portava entrambe le mani alla cerniera dei suoi pantaloni. Sentì il bottone venire separato dall'asola. "Venere... O Giove magari?"
"I... I pianeti non si vedono... Da qui... In questo periodo... Di notte." Cercò di respirare in maniera regolare mentre Aziraphale gli aveva abbassato i pantaloni ormai al ginocchio.
"Oh, peccato." E con un gesto gli abbassò anche i boxer.
Una leggera sensazione di freddo ma poi subito dopo un calore piacevolissimo.

Aziraphale Fell glielo aveva preso in bocca.
E Crowley si sentì totalmente senza fiato.
"A... Angelo.. Sei... Sei sicuro che...?"
Fell si liberò la bocca. "Non vuoi?"
"Non ho detto questo. È solo che qui... Sei sicuro sia una buona idea?"
"Sono il direttore di questo castello. E poi... Hai un'idea migliore? Una sola idea migliore?"
"Ngk."
"Oh ce l'ho io. Stenditi sui cuscini."

Crowley eseguì meccanicamente quell'ordine. Già non vedeva l'ora di risentire quelle labbra, quella calda bocca avvolgerlo di nuovo.

Fell era a quattro zampe vicino a lui, ancora totalmente vestito. Crowley guardò il cielo, quella luna che si avvicinava alla linea del tramonto e che aveva provocato ciò.
Sentì la lingua di Aziraphale giocare col suo glande, poi si sentì risucchiato, avvolto e preso fino alla base. Abbassò lo sguardo su quella testa bionda sul suo inguine. Con una mano cercò di sfiorare almeno le gambe del professore che si negò: "No, adesso tocca a te. Solo a te. Vorrei che godessi e basta."
Con spirito di sacrificio e abnegazione, Anthony sorrise di sbieco e accettò.

La bocca di Fell era perfetta. Aveva già avuto modo di assaggiarla con la sua, sul collo, sulla schiena, ma quello che riusciva a fare al suo pene era magnifico. Scorreva lungo tutta l'asta senza perdere fiato e succhiando alla giusta intensità; lo inumidiva con la quantità perfetta di saliva, non da inondarlo, ma giusta per scivolargli attorno e fargli sentire il giusto attrito. Un professionista.
Anthony cercò all'inizio di trattenere gemiti e mugolii, ma dopo pochi minuti perse totalmente il controllo. Gemeva, sospirava, imprecava. Iniziò a muovere il bacino al ritmo della bocca di Fell.

Quando si sentì vicinissimo all'apice provò a scostare la fonte di quel dono e piacere.
"An... Angelo... Io sto per... Togliti o farò un disastro. Io... Oddio... Non riesco più a trattenermi."
"Non devi trattenerti" provò a rispondere l'altro con la bocca semipiena scostandosi appena. Lo riprese tutto in bocca e gli accarezzò una coscia a dimostrargli che poteva. Che era libero di venire in quella bocca non così angelica.

L'orgasmo dirompente lasciò Anthony sfatto e senza fiato.
"Delizioso" ghignò appena Fell pulendosi con un fazzoletto di stoffa, preso dal taschino.

La luna ormai quasi rossa e ingigantita dal suo tramonto faceva bella mostra in cielo e fu la prima cosa che Fell notò non appena si stese sui cuscini a fianco a Crowley.
"Accidenti! È grandissima! E che colore splendido. Ricorda i tuoi capelli."
Crowley si tirò su un gomito e sorrise arrossendo. "Sta solo tramontando."

"Scusa per la... Distrazione. Proseguiamo con l'osservazione?" Aziraphale Fell sorrideva beffardo.

"Sì, certo." Anthony prese il puntatore laser e il fascio verde iniziò a indicare qualche stella e costellazione.
"Riconoscerai sicuramente il Grande Carro o Orsa Maggiore qui, mentre questa, che si vede meno è l'Orsa Minore o Piccolo Carro. Proseguendo la strada tracciata da queste due stelle a nord, troviamo ovviamente la stella che indica il nord, la Stella Polare" e si fermò col puntatore a indicare quel corpo celeste. Era steso a fianco ad Aziraphale, lo cercò con una mano.
"Quella è la Stella Polare? Non dovrebbe essere la stella più luminosa del cielo? Non lo è per nulla!"
"Te l'ho detto dell'inquinamento luminoso. E poi sono dicerie, non è la più luminosa."
"Wow, non l'avrei mai detto. Avrei detto quella lassù più brillante. Ma è un pianeta?"
"Mmm. I pianeti non brillano, angelo."
"Cosa?"
"Emettono luce, ma una luce fissa, non intermittente come le stelle. E come dicevo, ehm, prima, non ve ne sono di visibili a quest'ora, qui, in questo periodo dell'anno."
"E quindi che stella è, quella?"
"Ah, lui è Arturo."
"Arturo?"
"Già e lo troviamo tra queste costellazioni qui, il Leone e lei, la Vergine." E mosse il puntatore tra le stelle che le componevano.
"Incredibile. Anche quella lì è una costellazione, vero? Si vede bene! Quella che sembra una W"
"Oh sì, è Cassiopea."
"Allora, la conosco. Per il mito." E ridacchiò.

Tornarono al telescopio e osservarono Arturo e la Stella Polare.

"Sai, Anthony?"
"Sì?"
"Ci starebbe bene una scena notturna nel romanzo. Publio e Gaio che osservano il cielo, loro che possono vedere così tante più stelle rispetto a noi."
"Oh, beh, forse... Si potrebbe fare sì."
"Magari una delle scene finali."
"Non sarebbe affatto male."
"Infatti. Ah ma a proposito: ma Alpha Centauri? La stella?"
"A essere esatti e puntigliosi più che una stella è un sistema binario di stelle. Anzi pare triplo. Comunque non è osservabile da qui."
"Ma dai."
"Si può osservare nell' emisfero australe dove si vede bene tutto il Centauro, credo anche in Florida e in Egitto. Ma non più a nord. Deluso?"
"Macché, ti dovrei un altro pompino per tutte queste informazioni."
"Figurati, per così poco." Un brivido lo scosse.

"Hai freddo? Apriamo il vino? Oppure vogliamo andare... Da me? Lo apriamo lì, magari."




Il viaggio verso casa di Fell gli parve infinito. Appena entrati e chiusi in casa, si trovarono avvinghiati. Anthony aveva una voglia matta di ricambiare la cortesia ricevuta sotto le stelle. E anche il bisogno di Aziraphale pareva impellente. Nessuna bottiglia di vino fu aperta. Si trovarono a sbattere su ogni parete. Raggiunsero a malapena il soggiorno, senza mai staccare le braccia o le labbra, ormai senza fiato.

Crowley si sentì spingere con irruenza su una delle librerie che tappezzavano ogni parete. Caddero un paio di libri, ma Fell non parve farci caso. Avevano ancora i vestiti addosso. Ma l'erezione del biondo traspariva attraverso il pantalone chiaro.

Rotolarono sulle librerie continuando a baciarsi, ad ansimare. Anthony gli mordicchiò un lobo e lo sentì gemere forte.

Altri libri caddero vittime di quei preliminari, tra questi stavolta uno che pareva antico. Fell lo scrutò e si staccò dall'abbraccio.
"Oh, no. Scusa, questo devo proprio raccoglierlo."
Anthony provò a leggere la copertina.
Jane Austen. Sense and Sensibility.

"Ha... Ha un certo valore, scusami. Non solo economico. Mio nonno era un collezionista. Anche un libraio, ma più un collezionista."
"È un'edizione antica? Di che periodo?"
"Non è ovviamente una prima edizione, né tra le più antiche, Ma già è andato perduto il volume che aveva di Pride and Prejudice. Mio nonno ci teneva così tanto."

"Perduto? Come?"
"Mia madre. Lei, beh, non ha mai apprezzato la collezione. Dice di essere persino allergica ai volumi antichi. E quando nonno è mancato, pochi anni dopo mio padre, prima che riuscissi a rendermene conto, aveva già venduto fin troppo. Ci fece un bel gruzzolo, per carità, ma per me fu un altro lutto. Amavo la libreria del nonno."
Crowley prese in mano il tomo che aveva raccolto Fell e lo spolverò con un leggero soffio. Poi con estrema delicatezza, lo posizionò nella libreria.

"Vogliamo proseguire di là, lasciando in pace i libri?"
Aziraphale sorrise come un bambino e annuì.


In camera da letto, sul letto tondo di Fell fu tutto più dolce e soffuso, quasi onirico. Anthony lo spogliò piano. E con tutta la cura e l'attenzione che forse a nessuno aveva mai dedicato, si ritrovò quell'enorme pene in bocca, poi in gola. Finalmente lo assaggiava, lo assaggiava tutto, lo assaggiava davvero. Mentre lui stava combattendo l'ennesima battaglia col riflesso gastroesofageo, Fell mugolò qualcosa e cercò di spingerlo via, ma Crowley rimase. Mai si sarebbe privato di ciò. Inspirò e lo riaccolse. Il piacere di Aziraphale era ovviamente e inevitabilmente dolce. Crowley non era mai stato goloso, né sensibile ai sapori dolci. Ma lo trovò delizioso.

E delizioso era osservare quell'uomo steso al centro del letto con gli occhi chiusi che lo cercava con le braccia.

Anthony gli si accoccolò a fianco e rimasero un po' così a osservarsi, ascoltarsi, annusarsi. Con la testa di Crowley sulla spalla di Fell. Con le dita di una mano intrecciate. Con l'altra mano di Aziraphale tra i suoi capelli.

Il rosso iniziò a sentirsi molto rilassato, le palpebre gli cedevano e gli venne spontaneo raggomitolarsi su un fianco, come spesso dormiva, dando le spalle al biondo. E Fell gli si avvinghiò attorno, a cucchiaio.

Sembrava quasi in dormiveglia ma mormorò con un tono estremamente dolce "Rimani."
Anthony in dormiveglia annuì. Si sentiva a casa.
E sentiva di avere una missione da compiere entro nove giorni.

Penna d'angelo, penna di demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora