Capitolo 12

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1° aprile


Aziraphale Fell si destò ben prima del suono della sveglia.

Non era stato Albus a svegliarlo a musate sul viso come suo solito e nemmeno la luce che filtrava dalla serranda: ancora non albeggiava.
Semplicemente il sogno etereo che stava facendo si era concluso e si era ritrovato ad aprire gli occhi. Non avrebbe nemmeno saputo spiegare o descrivere cosa avesse appena sognato. C'era tanta luce in un grande edificio dalle pareti bianche e pressoché vuoto. Non ricordava altro.

Effettivamente un braccio gli formicolava. Faceva da secondo cuscino ad Anthony che ancora dormiva sereno, di spalle, tra le sue braccia. Poteva annusare il profumo dei suoi capelli, sfiorare con le labbra la sua pelle. Quello era il vero sogno.

Anthony aveva davvero dormito da lui. Con lui. Nel suo letto. Avevano dormito insieme. Come due cucchiai. A questa consapevolezza sentì uno sfarfallio tra esofago e stomaco. E una sensazione di calore in tutto il corpo. I suoi occhi si inumidirono.
Avrebbe voluto avere il potere di bloccare il tempo e restare cristallizzato a quel momento per qualche ora, qualche giorno, magari qualche mese e godere appieno di quelle sensazioni.

Invece pochi minuti dopo l'implacabile sveglia dello smartphone trillò.
Accidenti, è lunedì!

Si voltò di scatto a zittire il telefono sul comodino, ma Crowley aveva già sussultato, sicuramente si era svegliato. Lo baciò piano dietro la testa.
Il rosso si girò lentamente.
"Mb... gionno." Parve mugugnare ancora a occhi chiusi.
Fell sorrise. Erano settimane che immaginava l'aspetto dell'altro appena sveglio nel suo letto, la sua voce arrochita dal sonno. Così da vicino.

"Buongiorno caro. Scusa per la sveglia. La punto presto per andare in ufficio con calma. Riposa ancora. Vado a preparare la colazione."
Qualche grugnito di assenso in risposta.

Lo baciò sulla fronte e si diresse in cucina.

Lì aprì la finestra come era solito fare: adorava annusare l'alba.
Osservare il cielo mentre gradualmente si rischiarava lo faceva sentire vivo, l'aria di mare lo galvanizzava.

Ma un odore particolare colpì le sue narici: era un profumo quasi di pane, però dolce, la tipica fragranza che proveniva dalla pasticceria all'angolo... Bombe. Sembravano proprio bombe alla crema.
Il suo stomaco brontolò e ricordò di essere digiuno dal pomeriggio precedente: era stato così emozionato all'idea della serata astronomica con Crowley, che aveva saltato la cena.

Senza nemmeno mettere il caffè nella moka, corse in camera a vestirsi. Già immaginava Anthony sporco di crema e zucchero su tutta la faccia. Non poté resistere.

"An... Angelo?" sussurrò il rosso che pareva in dormiveglia.
"Scusa, non volevo svegliarti. Vado a comprare qualcosa per la colazione. Torno subito."
Non scappare via di nuovo, ti prego.



Quando rientrò con il bottino gastronomico, trovò Anthony seduto in cucina.
"Buongiorno, mi sono permesso di mettere su il caffè."


Anthony aveva apparecchiato la tavola per entrambi, con due tovagliette americane che Fell nemmeno ricordava di possedere. C'erano stampate sopra delle cartoline con dei paesaggi orientaleggianti e dei giardini giapponesi.

Visualizzò lo scrittore che preparava il caffè e cercava le tovagliette nelle credenze della sua cucina. Il suo cuore saltò dei battiti.

Estrasse le paste dal sacchetto e ne porse una a Crowley.
"Io ho preso queste. Ne vuoi una?"
"Volentieri, angelo."

Il rumore del caffè che stava per fuoriuscire dalla macchinetta interruppe un bacio a fior di labbra. Fu Anthony ad andare a versarlo nelle due tazzine che aveva predisposto.
Fell posizionò la bomba per l'altro sul suo piattino e addentò la sua.

Crowley posò le tazze sulle tovagliette e tornò a baciare Aziraphale.
"Mmm sono buonissime queste bombe."
"Ma se nemmeno le hai assaggiate." Ridacchiò Fell.
"Invece sì. Anzi così sono ancora più buone."
E fu di nuovo sulle sue labbra. Poi addentò lui la sua bomba e pochi secondi dopo fu Aziraphale ad assaltare la sua bocca. Ad assaporare la dolcezza del krapfen direttamente dalla sua lingua. Anthony aveva proprio ragione, così era ancora più buona.

Poi, mentre consumavano il pasto, Crowley indicò la sua tovaglietta.
"E queste dove le hai prese? In Giappone?" chiese con la bocca piena.
"Oh, no. Non ci vado da una vita. Non ricordo dove le ho prese, forse me le hanno regalate. Credo i ragazzi di qualche corso di karate anni fa."
"Amo i giardini così. Alla giapponese."
Aziraphale per poco non si strozzò col caffè. Anche lui li amava. Anzi sognava di averne uno da decenni.
"Ho... Ho sempre sognato un giardino così. Ma non sarei mai in grado di tenerlo. E poi è un lavoro complicato, multisettoriale, non ci sarebbero solo le piante, ma anche i muschi, l'acqua... Non credo sarebbe una cosa fattibile."
"Beh magari non l'acqua, ma per qualche albero avresti lo spazio in questo giardino." Anthony guardò fuori attraverso la porta-finestra che dava proprio sul giardino..
"Forse. Ho sempre sognato un acero giapponese. E un ciliegio ovviamente."
Crowley annuì sorridendo ma pareva pensieroso. Come se stesse progettando qualcosa.


A fine pasto si trovarono avvinghiati appoggiati al tavolo della cucina.
"Devi proprio andare in ufficio?" gli sussurrò lo scrittore in un orecchio facendolo trasalire. "Per forza per forza?" lagnò come un bambino.
"Ahimé, sì. Giornata piena. Settimana piena. Non ho scampo nemmeno il finesettimana."
"Oh." Anthony corrugò il volto. Si staccò dall'abbraccio.
"Ma puoi... Ti va di..." Fell prese i croccantini di Albus e riempì una ciotola. Il gatto corse tra le sue gambe e iniziò a mangiare.
"Non so, mi chiedevo se ti andava di... Scrivere qui oppure non so... Cercherò di uscire presto oggi. Prima della palestra, intendo."
Come poteva chiederglielo? Ti va di rimanere prigioniero qui un mese o due?
"Oh. Io beh ecco, ho un... Quasi un altro lavoro. In palestra."
"Cosa? Ma è fantastico, Anthony."
"Shax... La mia istruttrice, beh, ha capito che... beh me la cavo" rise "e mi ha affidato la preparazione di uno dei suoi ragazzi che dovrebbe debuttare quest'anno."
"Ma dai, è magnifico!"
"Sì, è una cosa bella, credo. Ma non ho mai insegnato in vita mia. Vado spesso prima in palestra. Preparo cose..."
"Certo, certo, immagino. Ricordo le prime volte che preparavo le lezioni io. Andavo ore prima."
"Non ho dubbi." Rise Crowley.
Rise anche Aziraphale. "A proposito di anticipi. Faccio una doccia veloce e mi avvio. Già non sono più in anticipo."
"Mi preparo ed esco con te. Così recupero la macchina."



Quando Fell affiancò la Smart alla Bentley parcheggiata davanti al castello, si voltò a baciare Anthony, che era tornato piuttosto serio.
"Allora non ci possiamo vedere questo sabato, veramente? Nemmeno domenica?"
"Temo di no, perdonami. Ho una conferenza che si concluderà in serata e il giorno dopo..."
"Allora... Posso prenotarti per il 9 aprile?"
Il cuore di Fell fece un guizzo. Se lo ricorda!
"È un martedì in realtà. Ma mi prenderò il giorno libero. O almeno il pomeriggio." E gli strizzò l'occhio. "Potremmo cenare insieme. Ti piace il sushi?"
Ma intuì la risposta dall'espressione addolorata del rosso. Scoppiò a ridere. "Ok ok, no è che parlavamo di giardini giapponesi, pensavo..."
"Va benissimo il sushi, angelo. Sarà il tuo di compleanno, spetta a te il menù. Però vorrei scegliere io il luogo, se permetti. Una sorpresa per una sorpresa." E gli rivolse uno strano sorrisetto.
Fell rimase interdetto, quasi a bocca aperta. Crowley non amava le sorprese. "Okay, permesso accordato."
"Perfetto. Allora buona settimana, angelo. Tra qualche giorno ti mando il nuovo capitolo. Dovrai sicuramente sistemare qualcosa perché sto facendo dei riferimenti a luoghi specifici ma vorrei il tuo parere."
"Sarà fatto. A presto, caro."
E si salutarono con un lungo bacio, cui posero fine con gran fatica.


Penna d'angelo, penna di demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora