Capitolo 13

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Aprile


Quello fu il primo "Ti amo" a morire nella bocca di Anthony Crowley. Il primo di una lunga serie di "Ti amo", quella significativa accoppiata di parole che nel corso di quel mese puntualmente evaporò in qualche punto indefinito tra il suo cuore, il suo cervello e le sue labbra, prima di poter essere pronunciata.
In quarantaquattro anni di vita, Crowley non aveva mai detto a nessuno quelle parole. Raramente le aveva pensate, sognate, idealizzate. Qualche ancor più rara volta era stato vicinissimo a pronunciarle, ma si era sempre fermato in tempo.
E così quella notte. Aziraphale Fell era secondo lui, col senno di allora, il primo della sua esistenza a meritare davvero quelle parole.
Su quello non aveva più dubbi. Era lui.
Ma di certo non le meritava durante un amplesso. Un ti amo sussurrato mentre per la prima volta nella loro relazione si trovava ospite dentro Fell, così caldo e accogliente, ed era a un passo dall'orgasmo era la cosa più scontata e meno poetica che avesse potuto lontanamente ideare o appena pensare. Rischiava di essere un biglietto di sola andata per concludere malissimo collaborazione lavorativa, relazione, scopata. Un biglietto di sola andata per l'inferno. Per cui era riuscito a inghiottire quelle due brevi parole, pronte sotto la sua lingua da tutta la serata.
Ancora più difficile fu non urlargli in un orecchio Ti amo subito dopo, con l'orgasmo di Fell che gli scaldava le dita, le endorfine e la dopamina ancora in circolo, gli occhi umidi di lacrime. Ma Aziraphale meritava di più, molto di più.
Per cui Anthony era rimasto lì, con quelle cinque lettere appese alla lingua che in qualche modo riuscì a trasformare in un "Buon compleanno."
"Grazie." Gli aveva risposto guardandolo negli occhi, con quello sguardo che illuminava a giorno tutta la stanza. Con quello sguardo che faceva sentire Crowley come qualcosa di bello, buono, degno d'amore.
Poi si stesero sul letto e il rosso appoggiò la testa sul petto dell'archeologo, che iniziò delicatamente ad accarezzargli i capelli. Il suo orecchio sinistro era proprio all'altezza del cuore dell'altro. Poteva ascoltare la sinfonia di battiti perfettamente regolari. Li paragonò ai suoi, ancora accelerati, dal ritmo irregolare e stonato. I loro cuori non battevano all'unisono, non avrebbero mai avuto la stessa cadenza. Anthony forse non avrebbe mai meritato di dichiarargli i suoi sentimenti.



Aprile fu un mese pieno e impegnativo. Soprattutto perché Anthony riuscì a vedere ben poco Aziraphale, totalmente assorbito dalle solite riunioni ma anche da un'infinità di sopralluoghi per dei cantieri e la preparazione per il salone di Ferrara.

In più entrambi erano anche alle prese con la preparazione delle nuove leve dell' Ostia Marziale. Sapeva che il sensei nella sala tatami stava allenando i suoi allievi per le gare regionali di kata, per cui aveva i finesettimana occupati e anche lui stava preparando il giovane Warlock, il tredicenne che Shax gli aveva affidato per il debutto nell'attività agonistica. Il ragazzino gli stava dando delle belle soddisfazioni: era già dotato di una tecnica piuttosto pulita per la giovane età e allenamento dopo allenamento stava guadagnando una sempre maggiore precisione nei colpi. Dovevano solo lavorare sulla rapidità delle combinazioni e sulla resistenza sul ring.


Circa una settimana dopo il compleanno di Fell, lo intravide nello spogliatoio in palestra. Tutti i loro allievi uscirono via via di corsa dalla palestra (beati i ragazzi, dopo ore di allenamento avevano ancora voglia di correre e scherzare) e si ritrovarono soli nello spogliatoio.
Anthony si stava tamponando i capelli col solito asciugamano in microfibra mentre Aziraphale aveva appena finito di spogliarsi e si stava dirigendo verso le docce.

La schiena dritta, le spalle fiere, i riccioli platino resi un po' più scuri dal sudore, i glutei floridi. Crowley non resistette e si rificcò in doccia con lui, con tutto l'asciugamano.
Spinse il biondo nella parte delle docce la cui visibilità era limitata dal muro e gli prese il volto tra le mani. Si aspettava un minimo di resistenza o qualche tentennamento da parte del sensei, che invece si lasciò manovrare e anzi gli si avvinghiò con entrambe le braccia. La doccia calda rendeva ancora più bollente il tutto.
"Buonasera."
"Buonasera. Hai dimenticato l'asciugamano..."
"Ah questo... Non fa niente." Era ormai zuppo.
"Posso prestarti..."
"Solo prestare?" rise respirando forte sul suo collo.
"Credo proprio dovremmo scrivere questa sera. Raggiungimi a casa."
"Intendi dire aspettami sotto casa, più che raggiungimi, conoscendo i tuoi tempi."
"Come preferisci" rise Fell. "Ma non correre."
Si scambiarono un lungo bacio bollente sotto il getto della doccia, poi udirono la porta dello spogliatoio aprirsi.


A casa di Aziraphale finirono davvero per scrivere.
Scrivere davvero. L'archeologo era stato vittima di un'idea, era stato colto da un'intuizione che aveva paura di dimenticare o perdere così come era e così aveva avuto la necessità di metterla per iscritto.
Subito.
In effetti era una rivelazione sul passato di Publio che ben spiegava alcuni degli eventi degli ultimi capitoli e Crowley ben comprese l'urgenza del collega.
Anzi, insieme perfezionarono un paio di capitoli. Ormai ne mancavano solo tre per concludere la prima stesura del romanzo. Anthony ne era entusiasta ma terrorizzato allo stesso tempo, come se il loro tempo insieme potesse avere una data di scadenza. Amava scrivere con Aziraphale. Lo avrebbe fatto per tutta la vita.

Erano passate le due di notte quando rilessero con soddisfazione le ultime pagine. Filava tutto benissimo, E il telefono di Crowley suonò.

Gabriele Angeli. Alle due di notte. Doveva per forza essere successo qualcosa.
"Chi è a quest'ora?" si voltò Aziraphale.
"È Gabriele."
"Oh. Buon Dio. Credi sia già ora...?"
"Beh piuttosto direi che sarebbe finalmente ora."

"Pronto?"
"Anthony, scusa l'ora. Bella sta..." un urlo disumano provenne dall'altra parte della cornetta. "PASSALO A MEEEE GLIELO DICO IOOOOO"
"... te la passo."
"Crooooooooo!!" Anthony senz'altro si giocò un timpano. Poi allontanò il telefono dall'orecchio.
"Bez! Come... Finalmente sta...?"
"Indovina, idiota! AAAAAH Gabriele maledetto, ti ho chiesto di spostare questo cuscinoooooo".
"Sta per nascere? Che cosa meravigliosa!" intervenne d'impeto Fell ignorando il segno che fece Crowley per cercare di zittirlo.
"Ah, siete insieme. Non l'avrei mai detto." Crowley non si stupì che Bez fosse in grado di mantenere il suo tagliente sarcasmo anche su un lettino da parto.
Aziraphale si inchinò leggermente per scusarsi. "La danza delle scuse la farai dopo" Borbottò il rosso tra i denti.
"Non mi interessano le vostre danze o abitudini notturne. Ma se ne avete è solo grazie alla sottoscritta, pertanto.... Oh per Saaaaaatana, ma è normale che faccia così male? Sembra quasi che... AAAAAAAAH" altre urla, poi silenzio. I due uomini tacquero.

"Dicevo" riprese come se nulla fosse "voglio gli ultimi capitoli che avete scritto. E il finale."
"Il finale? Non abbiamo ancora scritto il finale!" protestò Fell.
"Basta una sinossi."
"Ma quella la sai, Bez. Te lo scrissi in prima battuta chi è il colpevole e anche come viene smascherato."
"Cro, pensi davvero che mi interessi del colpevole di qualche omicidio tra le latrine di duemila anni fa? Intendo loro due. Finiscono davvero insieme o no?"
Silenzio.

"Oh, ci siete ancoraaaaaaaaaaaaaa maledetto l'infernoooooooooooooooo che cazzo di maleeeeeeee"
"Sì, sì, ci siamo."
"E allora?"
Anthony guardò Aziraphale che annuì vistosamente.
"Finiscono insieme." Asserì rapido lo scrittore.
"Si baciano? Scopano?"
"Il bacio c'è già stato." Rispose Aziraphale con un tono orgoglioso e ridicolmente professionale.
"Oh! E il sesso? Dovete assolutamente farli..."
"Può darsi. Magari un'allusione, oppure..." Ringhiò Crowley.
"No, assolutamente no. Non in questo volume." Fell fu perentorio.
"Avete previsto altri volumi? E non me lo avete mai detto?" si inserì nel discorso Gabriele.
"Stai zitto! Stanotte non hai diritto di parola, ti ho detto!!!"

"Abbiamo previsto altri volumi, angelo?" Anthony allontanò il telefono dalla bocca.
"Non ne avevamo previsti, caro?"
"Sentite, mandatemi tutto quelle che avete. Dall'ottavo capitolo in poi. TUTTO. Anche la bozza di finale. Via mail. Adesso."
"Cosa?" chiesero all'unisono.

"Sentite. Senza di me a quest'ora stareste guardando il soffitto da freddi letti troppo grandi, soli come cani abbandonati. E sono la vostra editrice. La vostra adorata editrice che dopo due ore in un orrido ospedale ha contrazioni ogni tre minuti ma è ancora bloccata a una dilatazione di nemmeno quattro centimetri.
Non posso più tornare a casa, ho due buchi per braccio con altrettante cannule, non mi fanno nemmeno andare a passeggiare in cortile perché mi hanno imbracato un arnese alla pancia per monitorare i battiti della bambina. Potrei dover passare tutta la notte qui e la giornata di domani e magari oltre perché vaffanculo va tutto a rilentissimo. Questo arnese infernale nemmeno le segna le contrazioni eppure sento una fucilata ogni tre minuti. Per cui, di grazia, ho bisogno di distrazioni. E voi siete la prima e l'unica distrazione cui ho pensato. Voglio il vostro fottuto romanzo il prima possibile. Chiaro? O vi licenzio tutti e due!!! Non scriverete mai più nulla con l'Alpha Centauri, la vostra assenza di professionalità verrà esposta in ogni sede che..."
"Bella, tesoro, non puoi..."
"Sta zitto tu!!!!"
E chiuse il telefono.

Un quarto d'ora dopo il file con i capitoli stesi e la sinossi degli ultimi capitoli (anche se un paio di scene erano ancora dubbie) fu spedito da Anthony alla mail della Zebu. Ma dopo pochi minuti il telefono tornò a squillare.

"Carissimi, scusate, c'è un piccolo cambio di programma..." Gabriele Angeli pareva balbettare, aveva la voce tremante, un condannato al patibolo. Crowley non lo invidiò.
"PASSAMI QUEL CAZZO DI TELEFONO."
"Bez? È nata?" scherzò Anthony e Aziraphale gli lanciò un'occhiataccia.
"IDIOTA! E stavo qui a chiamare te se fosse nata?! NO! Non prende un cazzo qui. Non abbiamo internet, non posso aprire la mail, questa sala travaglio è praticamente un bunker, siamo appollaiati su un davanzale per parlarvi."
"Mmm."
"Stampate quei cazzo di capitoli e portateli qui! Di corsa!!! Sono al San Giovanni."
"Ma Bez, sono tante pagine, non so nemmeno se..." poi sussurrò ad Aziraphale "Hai una stampante?"
"Certo, potrà non sembrarti, ma vivo nel XXI secolo anche io." E gli strizzò un occhio.

"Cosa non sai?? Potrei tirare le cuoia stanotte e me ne andrei senza aver letto il vostro romanzo. Nemmeno le pagine fatte. Ti rendi conto? Mi costringeresti a rimanere sulla terra come fantasma, non troverei mai pace e..." enfatizzò con un tono drammatico.
Prima che finisse la frase, lo scrittore udì il collega avviare la stampante.
"Va bene d'accordo, arriviamo."
"Grazie. Siete preziosi. Consideratelo il vostro regalo per la nascita. Non ho bisogno di gingilli, bavette o tutine per bebè. Mi basta l'opera del vostro ingegno. Ho bisogno di voi adesso, non poi."
"D'accordo Bez. Tra poco avrai di che gingillarti." Disse Anthony con voce tenera. Isabella era stata a lungo l'unica conoscenza che aveva avuto nel Lazio da quando era rientrato dalla Campania. Era quasi un'amica. Ed era stata la prima ad avere fiducia in lui come autore.
"Ti voglio bene, Cro."
Aziraphale fece un gesto e Crowley mise il vivavoce. "Bella, sto mandando in stampa, ma non ci faranno mai entrare in una sala travaglio: come ti raggiungiamo?"
"Uscirà Gabriele, tanto qui è pressoché inutile." Poi udirono delle grida ancor più disumane, per poco il telefono non cadde a terra.
"Tesoro, forse hai bisogno di un controllo, vado a chiamare..." udirono la voce di Gabriele in lontananza.
"MUORIIIIIIIIIIIIII" fu l'ultima eco che i due autori udirono prima che la chiamata venisse chiusa.


Anthony odiava gli ospedali. E quello in cui la piccola Angeli stava nascendo gli ricordava molto quello in cui aveva trascorso svariati mesi. L'odore di disinfettante gli bruciava le narici, la sedia di plastica dura era rigida e scomoda, i muri verdi lo nauseavano, le luci lo tormentavano (non aveva portato gli occhiali da sole, essendo le quattro di notte). L'unico elemento positivo era la mano di Aziraphale che teneva fermamente la sua. Nell'altra teneva il fascicolo con i capitoli elegantemente rilegato dal collega.
Gabriele non era potuto salire. Mentre loro erano in viaggio i quasi genitori erano stati trasferiti in sala parto e da lì l'editore non poteva né voleva più muoversi. Gli operatori all'ingresso li avevano invitati a sostare in una sala d'aspetto, sempre su minaccia di Isabella che pareva essere divenuta nota in tutto il plesso, ma il materiale inedito era chiaramente rimasto a loro. Erano di fatto, ma ormai inutilmente, prigionieri lì.
Ma Isabella aveva ragione. Loro due le dovevano tanto. E se il saperli in quella struttura la faceva sentire più serena erano entrambi disposti a concludere quella notte lì, una notte che magari a loro non avrebbe cambiato la vita, ma a lei decisamente sì.

Lo scrittore cercò di sgranchirsi e sbadigliò due volte di seguito.
"Vuoi che vada a prenderti un caffè, caro? Ho intravisto un distributore in quel corridoio."
"No grazie, angelo. Non lo definirei caffè quello dei distributori." Ridacchiò il rosso.
"E allora appoggiati pure" il biondo gli indicò la sua spalla "magari riesci a riposare qualche ora."
Anthony non se lo lasciò ripetere e si sistemò meglio, poggiando il capo sulla comoda spalla di Aziraphale.
"Tu non riposi mai invece?"
"Sto prendendo un giorno libero domani. Cioè, tra poche ore."
"Potresti andare a casa se sei stanco, rimango io qui."
"Sono esattamente dove vorrei essere. La nascita di una nuova vita è un evento eccezionale. E senza Gabriele e Isabella, beh non... Sto bene qui, al tuo fianco." E gli strinse più forte la mano.
Un altro ti amo morì in quella sala d'attesa.


Quando si svegliò Anthony c'era un viavai nella sala d'attesa, c'erano rumori e c'era Aziraphale, nella stessa identica posizione in cui lo ricordava.
"È nata!" gli sorrise raggiante.
Crowley si tirò su. "Oh davvero?! Come stanno? Che diamine di ore sono?"
"Le sette e mezza. Stanno bene, mi ha scritto Gabriele, tra poco possiamo portare il fascicolo a Bez, è già nella sua stanza."
"Ho dormito tutte queste ore? E tu sei stato... Oddio, sarai stato scomodissimo."
"Niente affatto. Ho persino lavorato a delle cose." Indicò telefono e fogli stampati.

Poi un operatore li chiamò. Potevano raggiungere Isabella.
In corridoio incontrarono Gabriele, pareva galleggiare a mezzo metro dal suolo.
"Auguri!" si congratulò Aziraphale e Anthony lo seguì con una specie di inchino.
"Ragazzi, una roba incredibile. È stupenda. Già mi somiglia tantissimo. Bella è stata fenomenale, 4 chili e mezzo di bambina, la più grossa del reparto!"
Aziraphale sembrò incerto e Anthony si morse la lingua, poi chiese "E dove stai andando, tutto solo, neo-papà?"
"All'ufficio dell'anagrafe. Devo essere il primo della giornata. Certe cose vanno fatte subito, bisogna partire col piede giusto." Diede una pacca ad Aziraphale e corse via.


Trovarono Isabella sola in stanza, semistesa, con una insolita camicia da notte troppo chiara per i suoi standard e un groviglio di capelli neri attaccati alla fronte.
Istintivamente Anthony corse al suo capezzale e Aziraphale lo seguì.
"Congratulazioni, capo!"
" Auguri, mamma Bella!"
"Oh, grandi! Siete davvero rimasti qui fino ad adesso?! Che cari." Diede a entrambi un debole pugnetto con la mano a mo' di saluto.
"Hai solo minacciato di stroncare le nostre carriere. Come stai, Bez?"
"Non ho un bell'aspetto, vero? Sto come chi ha fatto uscire un pachiderma da un buco che in genere... Lascia stare. Sto bene adesso. Anzi, scusatemi per stanotte. Vi sarò sembrata indemoniata." E si tirò su seduta.
"La piccolina? Dov'è?" chiese timidamente il biondo.
"E come l'avete chiamata alla fine? La tua controparte correva a registrarla orgoglioso come se avesse fatto lui il lavoro sporco."
"Le stanno facendo dei controlli di routine. Si chiama Eva. Ed è una meraviglia, dovete rimanere a conoscerla. Non so come ho fatto a tirar fuori una creatura così magnifica da un padre così." E risero tutti e tre.

Fell le porse il fascicolo rilegato. "Questo è il... beh tutto. Gli ultimi tre capitoli sono ancora solo sinottici. Vuoi comunque leggerlo qui in ospedale o preferisci a casa da pc oppure..."
"Assolutamente qui, grazie! Sarò prigioniera almeno due giorni. Almeno quando la piccina dorme avrò di che gingillarmi. Vi ringrazio tanto. Siete degli amici."
"Quando dorme dovresti riposare anche tu, Bez."
"Ufff, tata Crowley e le sue lezioni sul sonno. Ma fa così anche con te, Aziraphale?"
"Oh sì, perennemente." Finse un'espressione sofferente.
"Questo qua non dorme mai! Dovresti assumerlo come baby sitter notturno." Bofonchiò Crowley.
Bella esplose in una risata e i due uomini la seguirono.
"Siete belli. Insieme."
"Grazie."
"Ngk."

"Ma tua mamma? Non vedeva l'ora di venire a Roma per la nascita!"
"Ancora non sa, né deve sapere nulla. Appena avrò capito come si allatta e come si cambia un pannolino la avviserò. Non vorrei mai che mi vedesse incerta o titubante. Mi renderebbe la vita un inferno. Anzi a proposito! Vi posso chiedere un favore?"
"Certo" Fell lo anticipò.
"Potete fare la guardia?"
"Cioè?"
Bella saltò in piedi e staccò un tubicino dall'ago cannula.
"Dove stai...?"
"A farmi una dannata doccia. Vi prego, faccio schifo. Tra mezz'ora arriverà la famiglia Angeli al completo e non voglio assolutamente che mi vedano in queste condizioni. Specie le perfette sorelle di Gabriele."
"Ma hai appena partorito, sei sicura di poter..."
"Devo. Se entra chiunque, infermiere, oss, o Gabriele, io sono solo a fare pipì, intesi?"

Sgambettò agilmente fino al bagno e chiuse la porta.
I due uomini rimasero perplessi e soli.
Ma non per molto. Qualche minuto dopo bussò ed entrò un'ostetrica dal camice rosa con una culletta. Dentro una neonata rosea dai corposi capelli neri. Eva dormiva davvero come un angioletto.
Fell si portò una mano alla bocca e anche Crowley fissò la creaturina inebetito. Non ne aveva conosciuti molti, ma aveva sempre trovato interessanti i bambini. Ma neonati non ne aveva mai visti.

"Scusate, dov'è la mamma della piccola Eva? Voi siete?"
"Gli ziiiii" urlò Bella dal bagno, chiudendo di scatto la doccia. "E io sto facendo... beh, il bisogno grosso."
"Okay signora, come si sente?" le bussò l'ostetrica. "Posso lasciare la piccola con gli zii o ripasso dopo? Sta dormendo. I controlli sono perfetti."
"Oh perfetto! La lasci pure, grazie! Pochi minuti e sarò fuori."
Aziraphale e Anthony si scambiarono uno sguardo preoccupato.

Non appena uscì l'ostetrica udirono l'acqua della doccia riaprirsi.
"Bez? La bambina è qui!" le bussò Crowley.
"Lo so! Ma dorme, no?"
"Sì."

"Per favore mi porti il completo che è nella valigia e la trousse nera a forma di bara?"
"La trousse?"
"Oh vorrai mica che mi vedano ridotta così in faccia, dai. Cinque minuti e sarò fuori. Anzi porta tutta la valigia per favore."
Dieci minuti abbondanti dopo, i due scrittori udirono uno strano verso, una via di mezzo tra il belato di un agnello e un miagolio sommesso. Si scambiarono uno sguardo di terrore. Proveniva dalla culla.

"Beeeeeezzz si sta svegliando!!!"
"Arrivooooo".
Ma invece non arrivò.
"Crooo mi porti la bombetta? È nell'armadio, credo su una stampella. Per favooore."
I versi si fecero insistenti, la piccola Eva stava per piangere.
"Ma muoviti però, Eva sta piangendo."
"Corro, corro!" prese al volo il cappello, ma richiuse la porta del bagno e accese il phon.
Quando Anthony si voltò verso la culletta vide Aziraphale che teneva in braccio la piccola Eva che in effetti aveva smesso di emettere suoni. Le sue braccia forti tenevano con sicurezza quel fagottino rosa dietro la testolina e sotto la tutina lilla. Con uno sguardo dolcissimo guardava la piccolina che lo osservava in silenzio, poi iniziò a mormorarle qualcosa, forse a canticchiare. Anthony a quello spettacolo sentì le gambe molli come ricotta. Dovette appoggiarsi al muro.

"Sì è calmata." Aziraphale sorrise trionfante. La piccola pareva comoda, come se Aziraphale non avesse fatto altro che tenere in braccio bambini da tutta la vita.
"Hai dei nipoti?"
"No. Sono figlio unico, Anthony. Dici che sta comoda così? Vuoi tenerla tu?"

Anthony sentì il cuore crollargli nelle viscere e risalire. Lo sguardo gentile di Aziraphale non poteva venire deluso.
"O...Okay, sì". Ma si pentì subito, gli tremavano le mani.
Fell con estrema delicatezza gli passò la neonata tra le braccia, aiutandolo a posizionarle per sostenerla al meglio. Era una sensazione strana, la creatura era piccola e compatta, più pesante di quanto si aspettasse, ma pareva potergli sgusciare dalle mani da un secondo all'altro.
"Ecco, così è perfetto. Oh ti prego, guarda che magnifici piedini ha!" lo sguardo di Aziraphale passava da Anthony ai piedini nudi di Eva. Allo scrittore gli occhi di Fell parvero velati di lacrime.
"Sì, è stupenda, veramente." Crowley si avvicinò alla porta del bagno. "Bez, complimenti davvero, hai fatto un capolavoro. Però ti prego, datti una mossa!"
"Subito!"

Anthony guardò in viso la piccina e i loro sguardi si incrociarono. Quegli occhi enormi su quel visino così piccolo erano terribilmente espressivi. Neri e perplessi. Poi la neonata voltò la testa verso Aziraphale e anche lui parve teso. Quello sguardo pareva leggere nell'anima.

Poi finalmente la porta del bagno si aprì.
"Eccomi qua, amore di mamma! Ma siamo sveglie! Oh Anthony, ma guardati, oddio che bella presa, complimenti. Non pensavo ti piacessero i bambini. Sembra tu ne abbia tenuti in braccio dozzine."
"È... è col... è merito suo, me l'ha posizionata lui."
"Fell sei sempre una sorpresa. Considerati assunto come baby sitter."
Rise e prese lei la bambina in braccio. Era tornata la Bez di sempre, vispa e nera pepe da capo a piedi con bombetta ed eye-liner grafico.

Si sedette per allattarla e i due uomini la salutarono. Era giusto che conoscesse per bene sua figlia in pace, prima dell'invasione da parte della famiglia Angeli.
"Colazione?" propose Fell non appena uscirono dalla stanza.
Un altro ti amo morì in quel corridoio.



Penna d'angelo, penna di demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora