Mio padre rimane lì immobile senza dire niente nè muovere un muscolo, rimane a fissare me per poi alternare e posarlo su Niall. Mi libero dalla presa e mi rimetto seduta sulla sedia del ristorante.
"E' vero papà?" a parlare è Niall che lo guarda con le lacrime che gli scendono lungo le guancie.
"Si..." sussurra con lo sguardo sempre posato su di me per poi spostarlo su un punto indefinito del tavolo. Niall scuote la testa, cerca di dire qualcosa ma le parole gli sono morte in gola, non riesce ad emettere nessun suono se non qualche singhiozzo strozzato. Mio padre rimane lì fermo per poi finalmente muoversi e iniziare ad uscire dal ristorante.
Non so cosa dire e gli sguardi dei clienti finalmente si posano sul loro piatto, mentre quelli della cameriera che è appena arivata con i nostri piatti, ci guarda dispiaciuta e nello stesso tempo sorpresa. Ci mette i nostri piatti e cerco di guardare Niall mentre si asciuga le lacrime.
"Non ho più appetito" dice poco dopo.
"No Niall devi mangiare...." dico cercando di fargli cambiare idea.
"Ho detto che non ho più appetito" dice e per fortuna che non urla.
Divento subito triste guardarlo così, ferito, illuso e deluso nello stesso tempo. Come ha potuto mio padre fare questo? Ho fatto bene ad uscire quelle parole, ho avuto il coraggio di sputare l'anima e di dire la verità a Niall che poi dovrebbe dirlo mio padre a lui e non io, ma l'ho preceduto.
Prendo la forchetta e cerco di mandare giù almeno un boccone, ho solo fatto colazione all'ospedale, niente di più e niente di meno, però sono dispiaciuta per Niall.
"Ti prego mangia" lo supplico. Mi guarda e vedo i suoi occhi poco gonfi e rossi.
"Fallo per me, ti prego, devi essere carico per stasera non ti dimenticare che hai il concerto eh" cerco di farlo ridere un po ma con scarsi risultati, però annuisce e inizia a mangiare il suo piatto, mentre io continuo a mangiare la mia porzione.
Una volta pagato il conto usciamo dal bar-ristorante e saliamo in ascensore per raggiungere le stanze dei ragazzi. Il mio telefono vibra nella tasca dei miei pantaloni e lo tiro fuori, trovandomi un messaggio da parte di Katherine:
"Em..corri subito in stanza ho bisogno d'aiuto per stasera"
"Sempre la solita" dico alzando gli occhi al cielo.
"E' successo qualcosa?" dice Niall, finalmente gli è tornata la voce.
"Kate...ha bisogno di aiuto per stasera...sicuramente con l'abito" dico ridendo e finalmente posso vedere il viso di Niall accendersi in un sorriso raggiante mostrando i suoi denti bainchi perfetti.
"Bhe spero che non ti copre di vestiti dalla testa ai piedi mentre li tira dalla valigia" dice poco dopo.
"Spero di no" scuoto la testa ma tenendomi sempre il sorriso.
Le porte si aprono e esco dall'ascensore, saluto Niall e una volta che esse si chiudono cammino verso la mia stanza dove si trova anche Kate. Apro la porta senza il bisogno della chiave e mi trovo sul letto una marea di vestiti di tutti i tipi, di tutti i modelli e di tutti i colori possibili.
"Kate" la chiamo.
La vedo uscire dal bagno con il suo vestito color porpora che gli arriva fin sopra il ginocchio, è ampio e non molto stretto, è con le spalline piccole ed è molto carino.
"Carino questo" dico vedendola.
"Tu dici?" dice facendo una faccia buffa contorcendo le labbra, si guarda al lungo specchio dell'armadio e si gira intorno per vedersi.
"Si dai è bellissimo e poi il porpora ti dona" dico sedendomi sul bordo del letto di fronte a lei.
"Uhm...sai hai ragione" dice aggiustandosi infine i suoi capelli lisci come la seta e lunghi fino al fondoschiena.
"Te invece cosa indossi?" mi chiede girandosi verso di me. Mi giro verso la pila di vestiti che si trovano incasinati sul letto, vedo che ha tirato anche dei miei vestiti, ma la lascio fare in fondo le migliore amiche si scambiano i propri vestiti per sembrare meglio e sexy insieme.
Mi alzo e mi metto a frugare in mezzo a quella montagna, ne tiro uno con una sola spallina a balza, il vestito è tutto liscio e riprende le forme, è rosa con qualche brillantino sparso nel sottogonna di telo raso. Poi ne tiro un altro ma più largo, stretto fino alla vita e la gonna che si apre stile anni '50, è bianco ma semplice. Li mostro a Kate tenendoli nelle due mani, alzate all'altezza delle mie spalle.
"Quale dici che mi metto?"
"La pancia si vede poco, ma quello rosa è troppo carino e sexy" dice iniziando a lamentarsi un pochino. Sorrido e decido di mettermi quello rosa.
"Mi metto questo allora?" dico indicando appunto il vestito rosa.
"Sei sicura?"
"Si...sono sicurissima" dico accennando un sorriso.
"Uhm...vabbe iniziamo a prepararci" dice
"Ma Kate...mancano ancora cinque ore, e poi i ragazzi ci hanno dato la possibilità di andare anche dopo che loro se ne sono andati"
"E come ci andiamo all'O2 Arena...io con i tacchi non cammino per duecento metri" dice incrociando le braccia al petto.
"So chi ci può darci un passaggio" dico annuendo piano.
"Chi?"
"Lascia fare a me" dico.
Kate fa spallucce e torna in bagno per togliersi il vestito, intanto io tolgo i vestiti dal letto e li appoggio tutti sulla sedia in maniera disordinata. Non sono fatta per avere le cose ordinate, la mia stenza è peggio di tutta quella pila di vestiti sulla sedia.
Prendo il telefono e compongo il numero del taxi preso dall'auto di Rubert e aspetto che qualcuno risponda.
"Pronto?" qualcuno risponde dopo due squilli.
"Scusi posso parlare con Rubert Gregg?" domando.
"Subito" dice e subito dopo la voce femminile viene sostituita da una voce roca e maschile.
"Si pronto?"
"Ehi Rubert!!"
"Emily!! Da quanto tempo, come stai?"
"Bene..senti mi faresti un favore?" chiedo nella speranza che non ha da fare.
"Si certo" posso sapere che sta sorridendo come solo lui sa fare, anche se non lo posso vedere visto che stiamo parlando al telefono.
"Potresti accompagnare me e la mia migliore amica all' O2 Arena?" domando.
"A che ora?"
"Ci vieni a prendere mezz'ora prima che inizia il concerto"
"Quindi passo a prendervi alle 19:30?"
"Si"
"Okay ci vediamo alle 19:30, Bridge Hotel. Ok"
"Oddio grazie Rubert!"
"E di che"
Chiudo la chiamata e sorrido a 32 denti, Kate torna in camera e mi guarda per capire il mio sorriso.
"Allora?"
"Ci accompagna!" dico urlando e stringendo al petto il telefono.
"Meno male!!" e poco dopo ci mettiamo a ridere come due rincoglionite, siamo pazze ma meglio di noi non c'è nessuno.
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Alla ricerca della verità #Wattys2015
FanfictionEmily Dana Horan: una ragazza semplice e sicura di sé. Ha una migliore amica che non fa altro che insospettarsi di lei. Il suo cognome ha lo stesso del cantante degli One Direction, la band che ha tanto odiato, Niall Horan. Una volta arrivata a Lon...