14. A cena finita

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Sorride, poi s'annuvola.

La sorpresa viene sostituita dal sospetto. Non fa un passo indietro, ma indovino che vorrebbe farlo, se non che Tina non è tipo da mostrare timore, sembra più pronta a spararmi un colpo in pancia se sbaglio la risposta.
- Che ci fai qui, tu?

Adesso, l'opzione "ti sto seguendo per lavoro" non è salutare, ma anche quella "non riesco a stare lontano da te" potrebbe diventare inutilmente pericolosa. Non mi resta che attenermi alla verità.
- Cercavo un posto dove cenare, anche se fuori mano. Ti va se ti invito?

Lei soppesa, probabilmente valuta che è meglio tenermi sott'occhio e risponde, ancora un po' sulle sue:
- Non è proprio sotto casa, effettivamente. Accetto l'invito, ma pago io, ho il rimborso spese.

Quella precisazione delinea ancora una certa distanza, penso.

Aspettiamo all'ingresso solo qualche secondo, arriva subito il maitre che ci chiede se abbiamo una prenotazione.
- No - faccio io, mentre il viso del tipo mostra rughe di disapprovazione, nonostante il locale non fosse proprio pieno.
- Si, certo - Tina interviene in un inglese senza esitazioni, dando il suo cognome, e contemporaneamente il viso di lui si distende e da ostile diventa del tutto amichevole.

Ci sediamo fuori, in un punto da cui si vedono entrambi i ponti di Brooklyn e di Manhattan e il passeggio dei turisti. Le lascio il posto panoramico, dall'altra parte non mi resta che guardare i commensali, cerco di distinguere gli stranieri in viaggio dai personaggi locali, anche se noto che nessuno è in t-shirt o bermuda, tutti sono abbastanza eleganti. Proprio dietro di noi una signora avanti negli anni sembra pronta per la prima della Scala, accompagnata da un ragazzone grosso in vestito tutto scuro.

Tina legge il menu di dimensioni bibliche, dove scegliamo piatti italoamericani, una specie di bruschette e gli spaghetti con le meatballs, più famose al cinema che a casa nostra.

Il vino californiano che arriva subito occupa i primi minuti di una conversazione che langue a partire. Ma non avendo problemi a rivelare la mia missione, rompo il ghiaccio e le descrivo la paura del padre di aver perso un figlio nella grande mela, ovviamente senza fare nomi.

Lei finalmente sembra rilassarsi e mi racconta che il suo maggiore cliente ha una controllata americana con gli uffici a New York. Lei è lì da tre giorni perché l'acquisto di un nuovo software con una transazione economica molto elevata aveva fatto sorgere alla sede dubbi non solo tecnici, ma anche economici.

Senza girarci attorno le chiesi:
- Non vedo perché preoccuparti anche se ti avessi seguito... mi sembra un lavoro pulito, no?
- Il costo è molto alto, tanto che il mio capo teme stiano pagando altro. Li ho incontrati stamattina e non erano molto rilassati, quindi stasera mi aspettavo un approccio casuale di qualcuno che mi avrebbe offerto champagne, ostriche e cercato di capire cosa ne penso.
- Col mio budget non ci sono dubbi che possa essere io. Avvisami se lo vedi, ti lascio libero il campo così per una sera ti diverti.

Sorride, scuotendo la testa. Qualche ciocca dei capelli cade, la tira su, ricade mentre affrontiamo i crostini che sono arrivati affogati nell'aglio, oltre ad altre decine di ingredienti.
- Incredibile quanta roba hanno messo in oggettini così piccoli - faccio mangiandone uno con la certezza che lascerò una traccia per vampiri per lungo tempo.

- Ah! - fa lei con la testa piegata, lo sguardo interrogativo, il sorriso ironico - Vedo che lo hai mangiato senza problemi, evidentemente stasera non hai intenzione di baciare nessuno - e così dicendo fa un morsetto microscopico alla sua fetta.
Dietro di lei, la signora anziana ha ricevuto una bistecca alta cinque dita, mentre il ragazzo si accontenta di una specie di insalata. Sarà suo figlio o il suo toyboy, mi chiedo.

- Oggi è il mio primo giorno, andrò a dormire come un sasso, altro che ragazze - sostengo impavido il suo sguardo.

- Certo che a Milano avrai lasciato in caldo quella signora dove ti sei tolto i pantaloni l'ultima volta... - i suoi occhi sembra luccichino di stelline, perché riflettono le luci alle mie spalle, le mani sotto il mento indicano che si aspetta una risposta, ma gli angoli della bocca mostrano che sa che non l'avrà.
Non è il figlio, vedo che la signora si fa accendere una sigaretta, nonostante i cartelli ovunque. Immagino arrivino i camerieri a spegnerla, ma nessuno osa.

- Pensavo fossi contenta ti rispondessi al telefono, qualsiasi cosa stessi facendo, ma forse avevi sbagliato numero? - ribadii in tono frivolo - visto che non mi hai risposto quando è caduta la linea.
- Adesso non ricordo esattamente - rispose mentre con le unghie lunghe, colorate di rosso con venature marmoree, giocherellava con una briciola all'aglio - forse avevo qualcosa di scottante da dirti, ma si deve essere raffreddato.

Non faccio in tempo a rispondere a Tina perché fortunatamente arrivano gli spaghetti, dove ogni polpetta è grossa come un'arancia, affogate in una salsa di pomodoro densa e dal colore arancione.

Le porzioni in questo paese sono degne di un buon camionista italiano, ma rendono difficile le operazioni con le posate. Il coltello per tagliare una delle palle sulla pasta scivola dal bordo del piatto e per sfortuna cadendo fa da leva e lancia una meatball verso Tina.

Io mi sporgo avanti per cercare di intercettarla, lei si tira indietro per evitare la bomba al pomodoro, e nel contempo tre forti colpi si sentono alle mie spalle.

Lei cade all'indietro, anche la signora alle sue spalle sparisce dalla mia vista, i clienti urlano mentre si sente una moto accelerare e partire via con un suono violento.

Arrivano i camerieri e fra le urla tirano su le persone che si sono buttate giù dalle sedie, fra la confusione generale. Davanti a noi il ragazzo dell'altro tavolo grida fra gli altri, cercando di raggiungere la signora anche lei caduta fra i tavoli, le sedie e il marasma generale.

- Tina, Tina! - la chiamo e poi quando finalmente riesco a tirarmi su, mentre mi spingono a destra e manca, mi sporgo dal tavolo e la vedo riversa a terra con gli occhi sbarrati e la chiazza rossa sul tailleur scuro, che si allarga lentamente.

Il patto del BorsalinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora