11. Soluzioni

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La giornata è iniziata bigia e piovosa, stamane ho fatto una passeggiata fra l'alba e l'aurora, quando i panettieri si incrociano con i reduci della movida. È un buon momento per rimettere a posto i ragionamenti e pianificare la giornata.

Oggi ho un appuntamento per un brunch con la sposa che avrei dovuto pedinare, così esco a prendere un tram, il solito 23 che la domenica mattina passa di rado.

Guardo sul cellulare un messaggio della Tina a cui non ho risposto ancora: com'è strano che un SMS innocuo traspiri problemi se visto da un lato o altre sensazioni dall'altro? E peggio ancora, è in questi casi che i centoquaranta caratteri di risposta devono essere pesati per non far pendere la bilancia dal lato peggiore.

Ma che lato? L'ho intravista solo due volte, scambiato due parole, una volta mi ha anche visto prendere botte, che problemi mi faccio di un SMS?
"So che ieri te la sei cavata :)"

Guardo in fondo al messaggio i due punti e una parentesi. Neanche un'emoji, avrà pensato che sono un boomer e non l'avrei intesa bene? E che messaggio è, che sa che me la sono cavata?

Il tram sferraglia, quando chiudo gli occhi la sento vicina, ne immagino il profumo, un soffio sul collo mi sembra lei che si avvicina a parlarmi in un orecchio. Poi li riapro e riconosco lo spiffero dei finestrini ballerini nella loro cornice di legno, sempre più aperti a ogni scossone.

Sto per arrivare, qualcosa dovrei scrivere, mi attengo a un laconico:
"Peccato che tu non c'eri"

***

È sera e sto tornando a casa. Mentre l'ascensore fa la sua lenta salita sento urla dai piani di sopra. Strano, di solito il Gianni torna a casa ubriaco il venerdì, oggi cosa sarà successo?

Arrivato al mio piano, premo per il successivo e poi mi dirigo all'appartamento di Agnese: la porta è aperta.
Busso, suono, ribusso, poi spingo la porta e trovo il grande e grosso Gianni seduto in un angolo con la testa sulle ginocchia e Agnese che mi dice:
- Hanno festeggiato la vittoria della squadra, ma ormai la parte peggiore è passata, resta solo la sbronza da sonno.
- Meno male, sono arrivato tardi stasera, ti aiuto a metterlo a letto?
- Grazie, sì, sai quanto pesa.

Lo tiriamo su, anche curvo rimane più alto di me, con fatica lo trasciniamo a letto. Alla fine sudati e con il fiatone lo stendiamo giù e facciamo un ultimo sforzo per togliergli maglia e pantaloni.
Mi vibra il telefono, una telefonata a quest'ora potrebbe essere un'emergenza e rispondo subito, anche se sto tirando con una mano i pantaloni dalle gambe di Gianni.
- Pronto?
- Ciao, disturbo?
- Tina? - purtroppo io ho ancora il fiatone, espiro rumorosamente e poi si sente Agnese che dice, anche lei con una voce affannata:
- Chi è? Lascia qua i pantaloni e vai di là a rispondere.
Ma nel frattempo che mi sposto la linea è caduta.

Torno nel mio appartamento, provando a richiamare, ma il telefono risulta staccato. Vada a farsi friggere, un cosa è certa, non le scriverò messaggini.

Entrando in casa sento un profumo di sigaro, non acceso, quell'odore che rimane addosso e che a volte trattiene la parte gradevole di un buon centroamericano.

Nella mia sala c'è una grande sagoma sul mio divano, spalle che occupano due posti.

A mezzogiorno il buffet del brunch era enorme: sembrava una mappa di gioco tipo quelle dove si simula una battaglia napoleonica, con davanti file di truppe francesi di brioche, croissant e quiche. A sinistra le colonne inglesi di brownies, muffin, pancake e a destra quelle tedesche con bacon, würstel e uova.
Lei, la sposa supposta infedele, si è presentata puntuale all'appuntamento, con un bel portamento, un viso sincero, e dicendo con voce gentile e occhi timidi:
- Mi spiace...
- Di che cosa? Sono io che ti sto inseguendo - e sorrisi.

Così Santino mi dice, seduto sul mio divano, in modo sorprendentemente non aggressivo:
- Mi spiace...
- Di che cosa? Lo sai che ti cercano in tanti? - non riesco a sorridere, mi siedo di fronte a lui, sulla mia poltrona da lettura.

- Non volevo dare fastidio: parlerò con mio marito spiegandogli che mi spiace di avergli dato l'impressione di tradirlo. Mi sarei dovuta aprire prima a lui.
- Vero. Prendi qualcosa da mangiare? - e per aiutarla a essere meno tesa ho iniziato io con un piatto ad attaccare il campo di battaglia.

- Non volevo dare fastidio, per entrare ho preso la chiave dalle copie che sono in portineria. Volevo chiarire alcune cose con te, se hai voglia di ascoltarmi - dice con voce calma Santino.
- Certo. Prendi qualcosa da bere? - per abbassare la tensione prendo un paio di bicchieri e una bottiglia di Pampero non molto costoso, se dovessi difendermi potrei doverla sacrificare usandola come arma contundente.

- Ma non ho fatto nulla di male, ero solo in pensiero per una mia amica d'infanzia - ha detto lei tirando su dal brunch uova e pancetta, solo truppe tedesche.
Come Napoleone a Waterloo, ho erroneamente tralasciato quel lato del campo, concentrandomi invece ad attaccare i britannici muffin e brownies:
- Lo so, sapevi che voleva venire in Italia, costi quel che costi?
- Ma non volevo farlo sapere a mio marito, mi vergognavo troppo.

- Non ho fatto nulla di male, ho pagato il mio debito, ma ero in pensiero per mia sorella - Santino fa girare il liquore nel bicchiere, ma non ha ancora bevuto.
- Lo so, certo che voleva puntare in alto, costi quel che costi?
- Ma non voglio si sappia in giro, ci tengo troppo.

- Ma quei disgraziati le hanno rubato il passaporto  per ricattarla e per farla prostituire! - arrabbiandosi le gote di lei sono diventate rosse, e non aveva ancora toccato il cibo nel piatto.
- Lo so, lo fanno spesso. E purtroppo non è facile intervenire su ogni singolo caso.

- Ma quel disgraziato del Fanciullo la imbambolava, e poi la voleva far prostituire! - il bicchiere fa su e giù nella sua manona, ed è tutto rosso in viso per la rabbia.
- Lo so, lo sapevi anche tu, immagino. E purtroppo non era facile fare altrimenti.

- Ci ho rimesso la fiducia di mio marito, la cercavo tutti i pomeriggi, in mezzo a quelle povere ragazze, alle fermate di piazzale Maciachini. - quasi le veniva da piangere, alla fine aveva resistito riempendosi la bocca di cibo.
- Ma sai che è finita bene, no? - le avevo detto io - Mi sono informato - grazie a Tina.

- Ci ho rimesso anni della mia vita sperando di farla contenta, in realtà non ho mai fatto male a nessuno, e sono finito in mezzo a quei poveri disgraziati in galera - la voce di Santino non sembra tanto solida, ma la ferma bevendo un lungo sorso di rum.
- Ma sai che è finita bene, no? - gli dico io - Almeno per lei, mi sono informato - grazie a Profeta.

- Sai dov'è? Ma non dirmelo se è un brutto posto, non voglio saperlo - aveva smesso di mangiare e mi guardava dritto negli occhi, a metà fra attesa e paura di disillusione.
- L'ho rintracciata. Appena arrivata in Italia ha contattato subito un'agenzia che aiuta le ragazze ricattate e loro l'hanno nascosta. Ma ho trovato il suo recapito.

- Sai dov'è? È ancora viva? Anche se fa la mala strada voglio saperlo - ha posato il bicchiere e mi guarda come indeciso se strapparmi un braccio subito o dopo.
- L'ho rintracciata. Quando abbiamo messo dentro tutti l'ho convinta a testimoniare e poi farla proteggere, con un altro nome in un altro posto. Ma anche se ho il suo recapito non penso di dartelo.

La giovane donna era felicissima, anche se aveva deciso di abbandonare la ricerca era ottimista proprio per non averla mai intravista fra le altre. Quindi, invece di essere pagato dal marito, le ho regalato l'informazione per farle rincontrare la sua amica d'infanzia. Meno male che non ho un commercialista a farmi i conti in tasca.

Santino è felice, aveva temuto il peggio e soprattutto non mi ha squartato per insistere a proteggere sua sorella anche da lui. Inoltre invece di andare a vendere al migliore offerente la sua posizione, mi convince che andrà a dare una mano a un vecchio zio che ha una bancarella nel bergamasco, girando nei paesini a vendere frutta e verdure ed evitando luoghi cittadini e affollati.

Quando va via sono le tre del mattino. Lui è ancora lucido e mi racconta storie incredibilmente terribili come se fossero ricordi condivisi, da vecchi amici. A lui il rum non fa tanto effetto, probabilmente per la mole, e mi svuota la bottiglia senza nessun problema. Preferisco comunque quella perdita alla riattaccatura chirurgica del braccio, ché non è mai detto che vengano bene quelle cose.

Lo accompagno alla porta, poi considero di essere troppo stanco per andare a dormire. Mi metto sul divano e scrivo messaggini.
Che poi cancello senza inviare.

Il patto del BorsalinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora