Apro gli occhi perché la luce del sole del mattino mi ha raggiunto e mi sta scaldando il viso.
Mi giro, vedo la sagoma oscura di qualcuno che mi guarda in controluce e trattengo il respiro. Non si muove, espiro lentamente mentre con la mano cerco un'arma che non c'è, mi concentro, alla fine è solo un accappatoio buttato sull'attaccapanni. Il letto accanto è vuoto, sfatto, guardo l'orologio e vedo che sono passate le nove.
Di Tina non c'è traccia, a parte il profumo di ieri sera e un biglietto sulla scrivania: "Vado al lavoro, ti lascio riposare"Non vi leggo messaggi o sottintesi, non ricordo che sia successo niente e anche se ci avessero attaccato alle quattro non me ne sono accorto. Bene, meglio, mi dico, che non sia successo niente. Forse.
Ma non c'è tempo di elucubrare, mi vesto, scendo a fare colazione, prendo un taxi per tornare sul luogo della sparatoria. È necessario capire chi sia stato.L'ultima volta che avevo temuto per la vita da queste parti avevamo sfidato praticamente un clan locale, e il fatto che ci fossero relazioni generazionali con Palermo non ci avrebbe protetto molto. Ma anche in quella occasione una sparatoria stile anni 40 era improbabile, forse minacce a pistole spianate, ma un'esecuzione per strada era destinata a risolvere situazioni gravi, tipo un pentito o un testimone. Soprattutto perché avrebbe scatenato la reazione della polizia di New York e messo a rischio le attività in città.
E se i beneficiari dell'affare di Tina fossero di fuori? Ma la cosa che non quadrava era che avrebbe fatto troppo rumore per un'operazione nascosta in una transazione finanziaria. Invece da parte mia i ragazzi italoamericani al campus li escluderei, anche perché non mi sembrava di aver dato fastidio a loro o a nessun altro, almeno per ora.
Sul posto c'è lo stesso detective della sera prima con i proprietari del locale che protestano per i nastri gialli a bloccare l'accesso. Mentre aspetto che si liberi mando un messaggio a Tina, poi guardo le mail. Vedo con soddisfazione che he è arrivata la risposta che aspettavo, con poche informazioni, ma che almeno concorda a un appuntamento in una piazza qua vicino.
Prima di andare attendo il detective che mi guarda serio:
- Che cosa fa qua?
- Indago - dico io.- Non può, per investigare nel nostro paese deve prendere una licenza.
- Solo una domanda: avete capito chi è coinvolto? Avete avuto qualche notizia?Lui non risponde.
- La signora colpita chi era? Una turista?Non risponde, anzi si fa scuro in viso.
- Ok, ok, vado via.Mi allontano, faccio qualche metro poi mi riavvicino al nastro, rivolgendomi al water boy, il cameriere che riempie i bicchieri, il livello più basso fuori dalla cucina. In questo caso specifico non è più tanto un boy, ma un tipo con tracce di capelli grigi sulle tempie:
- Scusa, la mia ragazza ha perso un orecchino, posso guardare fra le cose a terra?
- No, finché c'è la polizia.- Puoi guardare tu?
Accenna di sì, ma lo fermo e, come se fosse una cosa incidentale, chiedo:
- Ma la poveretta dietro la conoscevi?- Sì, certo, la signora Cecconi era una habitué.
E si allontana a rovistare fra le cose.A mezzogiorno mi avvio verso la piazza dell'appuntamento. Mi accorgo allontanandomi dalla zona della sparatoria di avere una coda. I due tipi sono grossi, non sono poliziotti, al momento non ho tempo di affrontarli che ho altro da fare.
Entro in una panetteria, chiedo del bagno, prendo la porta sul cortile e da lì entro nell'area di ingresso di un altro palazzo, da cui raggiungo la strada opposta. Attendo qualche minuto per vedere che non mi seguano, poi mi affretto verso la piazza.
Riconosco da lontano il figlio del Visconti, stessa corporatura e modo di muoversi, in un corpo più giovane. Gli stringo la mano, lui ascolta attento e poi mi fa:
- Ho visto il biglietto che mi ha lasciato al campus. In questi giorni abito da queste parti.Gli chiedo come va e mi spiega che è tutto a posto, che nessuno gli dà fastidio, che non vuole tornare a casa perché ha da fare, che lo farà prossimamente e via dicendo.
Non sono sicuro che stia dicendo tutta la verità, gli chiedo perché non dorma al campus, ma divaga.
Poi ci salutiamo e va via.Ovviamente lo seguo, lui non ne sembra preoccupato, non si guarda mai indietro. O meglio, forse lo sta facendo. Si ferma spesso a guardare delle vetrine dal contenuto troppo vario. Faccio un passo indietro, cerco di stare nell'ombra.
Poi lo vedo che si infila in un pub: senza pensarci molto giro attorno al palazzo e attendo dall'altra parte, finché lo vedo uscire da un passo carraio e posso continuare a seguirlo.
Mi viene un dubbio, non è che la mia coda ce l'ho ancora? Mentre proseguo sulle tracce del ragazzo controllo le mie spalle. Effettivamente c'è un taxi il cui guidatore ha un viso che riconosco.
Certo che in un solo giorno mi sono fatto sparare addosso e anche pedinare come un ragazzo, ma soprattutto se fossero stati interessati a lui gli ho anche facilitato il lavoro. Il figlio dell'ispettore con mio disappunto proprio adesso entra in una specie di residence, probabilmente il suo domicilio al di fuori del campus. Prendo nota dell'indirizzo, mi giro rapidamente indietro a intercettare il mio inseguitore, ma lui guardandomi negli occhi accelera e parte sgommando col taxi.
Resto in zona a vedere se per caso tornano, prendo un burrito da un furgone con veranda e chiacchiero con il latino che li vende, immaginando sia un immigrato, magari anche illegale. La cosa divertente è che è americano da tre generazioni, parla l'inglese della strada e mi dice di non sapere una parola di spagnolo.
Mi racconta che i suoi burrito sono i migliori di Brooklyn, ovviamente, che è rinomato in zona, che sta in quel posto da decenni.
Mi spiega che il residence è un posto per studenti stranieri, una specie di ostello dove col passaparola arrivano da tutti i paesi, purché ci si accontenti di letti a castello e bagni condivisi.
Nel frattempo non vedo tornare nessuno di quelli che ho visto mi stavano sulla coda, forse il ragazzo non c'entra. Faccio un sms alla Tina, se l'obiettivo era lei l'avrà scoperto sul posto di lavoro:
"Novità? Ti hanno sparato di nuovo addosso o invece invitato a ostriche e champagne?"La risposta arriva subito:
"Si, per puro caso sono stata invitata a una cena elegante. Mi metto in tiro e domani ti faccio sapere."La cosa non mi piace. Sotto molti aspetti, non mi piace.

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Il patto del Borsalino
Mystery / ThrillerDisincantato ex-poliziotto che non ha mai fatto un giorno in divisa, si ritrova a fare l'investigatore un po' squattrinato in una metropoli milanese proiettata verso la modernità, ma con angoli di quartiere dove vivono le vecchie abitudini. Nonosta...