7. Rossana

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Scuoto la testa dai pensieri perché la ragazza del bar sta facendo un po' di minuetti. Il destinatario è un personaggio estremamente elegante, basta solo la sciarpina di seta rosa luccicante al collo a presentarlo.

Scambia due parole con la cameriera per farsi portare due aperitivi al tavolo, dove si è seduta una sua partner decisamente scocciata. Mi alzo e comincio a sfogliare le cartoline delle estrazioni vicino al loro tavolo, dove lei dice:
- Cosa facciamo in questo postaccio, faranno gli aperitivi con i resti del giorno prima.
- Calmati Soraya, andiamo via subito, dammi qualche minuto.
- Sei incredibile, ogni tanto mi fai fare delle figure... non hai visto che il mio outfit era per un posto in centro?
- Sì, sì, sei perfetta, mi serviva passare da qua a vedere se c'era un amico.

Lei sbuffa, si guarda al cellulare da diverse angolazioni, si tocca i capelli, prova anche a ruotare sulla sedia, ma decide che non c'è nessuna inquadratura soddisfacente.

Arrivano i due aperitivi, ma non sembra che interessi a nessuno dei due: invece lui senza guardare lo scontrino le dà alcune banconote piegate, coprendole con le dita.
Lo scambio avviene in modo rapido e sarebbe stato invisibile, se non avessi dovuto farci attenzione: lei gli dà un po' di monete di resto e assieme fa cadere anche la chiavetta.

Bene, abbiamo un acquirente, esco dal locale e vado in macchina parcheggiata diverse auto indietro rispetto alla decappottabile in seconda fila.

Ancora attesa, sempre pazienti. Santino sfruttava la sua massa per ritagliarsi un posto nella cosca. Ma era anche scientifico nel mantenimento del suo fisico, c'era più muscolo che grasso: passava le mattine a sudare in palestra e poi ingurgitava tonnellate di proteine, oltre a non farsi mai mancare agriturismi e ristoranti. Sua sorella faceva il filo ad uno dei capi e continuava a pubblicizzarlo dicendo cose del tipo:
- Basta la presenza, non vedi che non deve neanche alzare le mani? Basta che si fa vedere!

In realtà era vero, quando andavano a minacciare qualcuno lui spesso rimaneva sullo sfondo, tanto bastava la sua forma a riempire l'arco della porta e nessuno protestava più di tanto.

***

Seguo la coppia dal bar e arrivo in zona Palestro, in centro a Milano, nel quartiere dove c'è la famosa villa con i fenicotteri nel laghetto del giardino. La casa del tipo è in un palazzotto di quattro piani in stile Liberty, con alcuni particolari intarsi sulla facciata.

A questo punto è facile identificare l'acquirente, questo lavoro si può dire concluso perché sicuramente uno così non è un passacarte, e per la mia indagine basta trovare prova della vendita e acquirente. Per completezza faccio alcune foto dell'auto che entra nel cortiletto lastricato e almeno una in cui lo si vede in viso mentre chiude lo sportello. Lei lo segue borbottando, senza smettere di sventolare lo smartphone.

Giro su me stesso per tornare alla macchina e nel movimento repentino vedo un tipo girarsi di scatto e darmi le spalle. Mi avvicino, ma lui, fingendo di passeggiare, si allontana. Salgo in macchina, parto e vedo subito dopo una piccola Punto bianca lasciare il parcheggio dietro di me.

Essere seguito non è come nei film "una sfida a chi è più furbo", un divertimento fra il gatto e la volpe. A volte chi è inseguito finisce male, in un modo o nell'altro.

Mi allontano dal centro e torno verso il mio quartiere: l'inseguitore è bravo, praticamente non lo vedo mai, solo in qualche curva ad angolo retto che gira nella mia direzione.

Arrivato vicino casa, m'infilo in un vicolo che so spuntare su una piccola piazzetta le cui uscite sono da qualche giorno chiuse per lavori: quando dopo qualche minuto arriva la Punto le parcheggio dietro di traverso chiudendo l'unica via di uscita.

Esco dall'auto e mi avvicino, tenendo una mano in tasca. Ma il tipo è tranquillissimo:
- Lei è quello che chiamano Borsalino?
- Chi lo vuole sapere? - rispondo facendo a gara di essere più calmo di lui.
- Una persona. Mi ha detto che stasera si troverà al piano bar Rossana, dopo mezzanotte. Se ti interessa, aspetterà al massimo mezz'ora al banco del bar, poi se ne andrà.

***

La sera davanti al Rossana arrivo molto in anticipo, verso le dieci, per controllare chi va e chi viene. Resto in macchina, ma non noto nessuno di particolare, non rivedo neanche la Punto, finché un quarto d'ora prima mezzanotte decido di entrare.

Il barista diversamente dai film non sta pulendo i bicchieri con uno strofinaccio. Mi siedo su uno sgabello e chiedo un cuba libre, osservando che non lesina sulle proporzioni del Rum; il locale è già animato, ma tengo sott'occhio l'ingresso.

Sono rilassato perché è ancora presto, ma mi accorgo che sulla mia sinistra succede qualcosa.

Anzi più che altro succede qualcuno: nell'oscurità del locale scorgo due dita su un bicchiere, poi un movimento dei capelli li fa emergere neri dall'oscurità attorno. Sotto appare un piede e a seguire un jeans nero attillato: mi accorgo che sembra di stare immaginando una persona e che questa spunti dal nulla.

Ed è nel suo sorgere dal nero di fondo che attira la mia attenzione. Non sono nato ieri, penso, anche se la guardo poi posso girarmi quando voglio. Ma non riesco mica a farlo; i due occhi sono il colpo finale.

Mi alzo dal bancone e mi vado a sedere di fronte a lei, sorridendo e ignorando i classici consigli di diecimila anni di storia dell'umanità. In pratica do le spalle all'ingresso, so che lei è pericolosa, l'ultima volta che l'ho vista era testimone del mio pestaggio, il fatto che sembri carina non vuol dire assolutamente che sia dalla parte dei buoni. E carina è un eufemismo.
- Tina, vero?
- Ciao. Stai bene? L'ultima volta ti ho lasciato così così.

Rido. I suoi compari mi avevano sistemato per le feste, ma lei non fa neanche un tentativo di negarlo. Il suo profumo è impercettibile all'inizio, ma quando arriva è inebriante, mi devo trattenere dal prendere profonde inspirazioni.
- Tutto a posto, solo un po' di mal di testa.
- È per quello che non ti separi dal Borsalino?

Non riesco a capire se le sopracciglia siano vere o disegnate, sembrano perfette, e si muovono leggermente ogni volta che gli occhi si mettono in modalità domanda. Sa di averli belli e profondi e non teme assolutamente di usarli.
- A cosa devo questo incontro? - Glisso.
- Passi subito al lavoro, seriamente?

- Magari i tuoi amici sono qua dietro che aspettano a darmi il resto.
- No, perché? Ho saputo poi chi ti aveva dato l'incarico di indagare. Per me tu sei a posto. Forse per i miei amici non tanto, ma loro ragionano su un'altra frequenza d'onda.

Seguo le sue labbra ipnoticamente, il rosso sembra naturale ma è una cosa a cui normalmente non faccio caso, sarà la luce del locale: in effetti non mi aspettavo discorsi così lunghi da lei, almeno considerandola una della cosca.
- Non sei della banda?
- Me lo chiedi perché parlo troppo? - Mi stupisco della velocità con cui intuisce cosa penso. Il profumo è così forte che sembra sia solido, sembrano spire nere fino alle mie narici, tanto colpisce ogni volta che muove le mani.

- A me non spiace - Sorrido e, una frazione di secondo dopo, anche lei mi imita.
- Sono più che altro una consulente, mi chiamano quando gli serve qualcuno che sa giocare con i computer.

Il mio sorriso si allunga, ci stava benissimo una battuta sul fatto che non aveva l'appeal della nerd. Ma invece le propongo:
- Interessante, qualche volta potrei aver bisogno del tuo aiuto.
- Tornando al lavoro, da Palermo è arrivata una notizia, che riguarda anche te.

- Che notizia?
- C'è uno con cui hai lavorato quando eri giù, che è appena uscito di prigione.

- Sai cosa vuole?
Il suo sorriso diventa una smorfia:
- Hanno detto che non è stato facile fermarlo, anzi non sono proprio riusciti.

- Si son dati da fare per me?
- Ahah. - Fa una breve risata argentina - No, il mandato è tenere le cose tranquille, per colpa delle Furie avevamo... avevano addosso polizia e carabinieri, ed è difficile fare affari così. Per questo non piace che ci sia un cavallo pazzo in giro, non è proprio il momento giusto.

- Grazie dell'avviso, starò attento.
Lei sta un attimo a fissarmi, poi sorride e il bianco dei denti mi attira come un diamante in mezzo al carbone:
- Lo sapevi.

- Sì, ma ti ringrazio lo stesso.
- Non mi aspettavo che te ne stessi così tranquillo.

Stavo cercando una risposta, ma lei si alza e con un movimento elegante mi lascia un biglietto da visita e dice, salutando:
- Nel caso avessi bisogno di una consulenza.

Il patto del BorsalinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora