58. Come l'inverno (2)

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2 -  Imprevista, indefinita, luce nel buio

Fin dalla prima volta che l'ho visto lui mi ha innervosita. Il suo essere guardingo mi mandava continui segnali d'allarmi: un tempo ero molto brava ad ignorarli, un po' per giovinezza, un po' per inquietudine.
Proprio quell'inquietudine che ci faceva simili, mi ha fottuto. O ci, dipende dai punti di vista.

Bastava guardarlo muoversi sicuro dietro il bancone del bar per capire che tutto di lui urlava "stammi lontana". Questo non mi ha impedito di desiderarlo. Fino allo sfinimento. Era magnetico. Non volevo conoscere i suoi pensieri, non volevo le sue debolezze, volevo solo quell'assurda fiamma che divampava ogni volta che i nostri occhi si incrociavano.

Ero stata imprevista, indefinita, luce nel buio. Leila combatteva con i denti. Si feriva, ricuciva le lacerazioni che le parole le lasciavano addosso, penetrava in profondità, sgorgava il sangue caldo e non ne aveva paura. Il dolore, la sua soglia, non la temeva. Perché quando non hai contorni a definirti, la paura ti accende, non ti elimina. Prende spazio, cresce, infuoca e maldetta me se mi sarei fatta spaventare.

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