74. Deviare torrenti

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Camminerei a braccia sciolte, curva, immersa nella testa,
se non avessi la tua voce che continua a ripetermi

«schiena dritta, braccia conserte»

E allora incrocio, quel che di mio è rimasto.
Quel di mio trattenuto che a volte a fatica accetto, comprendo.

Non so più parlare. Rapportarmi. Accogliere. Sento il mio. E del mio faccio bandiera. E' difficile convivere con l'altro. Se per prima fatichi a riconoscerlo.

A monte, non è l'altro sei tu.
Perché l'altro sei tu.


E se io sono l'altro, fatico a riconoscermi in questa trottola che gira non si ferma. Ed io che vorrei un amore semplice, risate facili, rapporti condensati in sentimenti veloci, densi e intensi.

Posso deviare i torrenti, proteggerti dal dolore, fingere felicità, ma non posso ammettere con te il dolore, quello che mi striscia addosso. La paura di non sapere se andrà, come andrà e perché andrà.

Mi sento vecchia, persa, in ritardo. Fiamma flebile di un'esistenza asciutta. Dentro una casa su di un divano con la penna in mano e tanta paura dentro il cuore.

L'unico modo che ho per sentirmi.

Lacero il mio cuore, la mia ostinata corazza, per farti entrare quel poco che basta. Quel poco che basta a me per rendermi umana. Ancorata all'essere. Trascino il mio cuore su sentieri di bile, sangue e respiri, per non dimenticarmi chi ero. Per non dimenticarci. Rimescolo le carte.

Sono ancora capace?
Rimarrai abbastanza per vedermi splendere?

Il dolore non è un traguardo a cui ambivo quando hai incrociato il mio cammino. Eppure ne abbiamo contornato la nostra vita e nonostante il dondolare incessante abbiamo imparato a nuotare, accettare, amare.

Deviare i torrenti. Posso farlo. Per te.

E' solo un momento in mezzo a tanti momenti.
Lo ripeto, per rendermi umana.

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