71. Ci trovi incastrata la fine.

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«Le persone giungono a termine?»
- Non tutte.
«E quando lo fanno?»
- Spariscono o le fai sparire.
«Fa paura?»
- Tutto lo fa, finché non lo attraversi.

A volte ho paura di non sentire più niente. Di svegliarmi un giorno e non captare movimento del mio cuore. Non riuscire a fare un pensiero, non riuscire nemmeno a fare il caffè. Di aprire le finestre, prendere respiro e non sentire l'aria entrarmi dentro, canalizzarla verso i miei polmoni, sentirsi allargare la gabbia toracica, dare impulso al cuore di tornare a battere. Anche per le cose belle, soprattutto per le cose brutte.

La sensazione di seguire un tracciato, guardarmi indietro e non trovare le mie orme, solo voragini. Io che ho sempre voluto lasciare di me qualcosa di più di un paio d'occhi impauriti, timidezza ingombrante e goffaggine acuta. Ho sogni incastrati nei cassetti, aperti rare volte, lasciati alla polvere che amica li copre come una calda coperta.

La paura.

Perché se il limbo delle mie parole rimane mio, la parola fine tracciata infondo alla pagina bianca non lo è. Fine all'improvviso. Fine che si dimenticano tutti. Fine che non esisto più.

A volte mi domando chi sarei senza le mie parole. Cosa avrei senza le mie parole. Condannata ad esserne succube, distratta perennemente , troppo ferma, troppo in movimento, pesante, malinconica, con un nome con cui litigo, combatto, mi uccido.

«E come te ne accorgi?»
- Accorgi di cosa?
«Che è finita?»
- Parole, sentimenti, situazioni.
«Cosa ci trovi?»
- Ci trovi incastrata la fine.


Crepa(il)cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora