18. Senza Accoglienza

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Seraphine's POV

"Non tutte le porte si
aprono con un sorriso."

Il suono della porta che si chiudeva dietro di me rimbombò nei miei pensieri come un colpo sordo. Non riuscivo a crederci. Espulsa dalla classe. Per la prima volta in vita mia. E tutto per colpa sua.

«White e Saville, potreste farmi il favore di continuare la vostra discussione fuori dalla classe? Grazie.»

Le parole del professore mi risuonavano ancora nelle orecchie. Non era mai successo prima. Ero sempre stata quella che si sedeva composta, che ascoltava, che prendeva appunti meticolosamente. E ora mi ritrovavo lì, nel corridoio, a fare i conti con lo sguardo compiaciuto di Asher White.

Asher si appoggiò contro il muro, incrociando le braccia e osservandomi con quel suo solito sorrisetto che sembrava non spegnersi mai. Il silenzio tra noi era pesante, quasi soffocante, e io mi sforzavo di non guardarlo. Ma il suo sguardo era insistente, come se non potesse fare a meno di cercare una reazione da parte mia.

Non ce la feci più.

«Che cazzo ti ridi?» sbottai, girandomi verso di lui con tutta la rabbia che cercavo di tenere dentro. «Non c'è niente di divertente.»

Lui alzò leggermente le sopracciglia, sorpreso dal mio tono, ma il suo sorriso non vacillò. «Non sto ridendo. Solo che non ti ho mai vista così... arrabbiata.»

«Arrabbiata?» ripetei incredula. «Arrabbiata? No, Asher, non sono arrabbiata, sono davvero incazzata!»

Lo vidi rimanere leggermente spiazzato da quella parola. Forse non se l'aspettava. Ma il suo sorriso non si spense del tutto, e questo mi faceva impazzire.

«Incazzata per cosa?» ribatté lui, con un tono quasi incredulo, come se davvero non riuscisse a capire il motivo della mia rabbia.

Lo fissai, incredula. «Per cosa? Sei serio?» sbottai, sentendo il calore montarmi sul viso. «Lo sapevi benissimo che stavo indossando la tua maglia e non hai detto nulla!»

Asher mi guardò alzando un sopracciglio, con quel suo solito tono distaccato. «Hai deciso tu di mettertela,» disse, come se la questione fosse semplice. «E ti stava così bene che non vedevo proprio il bisogno di fermarti.»

Lo fissai, incredula. «Io non sapevo fosse la tua maglia, Asher!» sbottai, sentendo la frustrazione montare. «L'ho presa per sbaglio, e tu invece di dirmelo, hai preferito startene lì a guardare come se fosse tutto un gioco!»

Un sorriso malizioso apparve sulle sue labbra, quel tipo di sorriso che ti fa venire voglia di prenderlo a schiaffi. «Comunque, capisco che avessi fretta di capovolgere la maglia, ma non c'era davvero bisogno che ti cambiassi nel corridoio, mostrandomi le tue tette.»

Lo fissai, con gli occhi spalancati. «Che cosa?!» Sentii il calore montarmi alle guance, ma era la rabbia a bruciare dentro di me, non l'imbarazzo.

«Non che mi stia lamentando, eh,» aggiunse, sempre con quel sorrisetto divertito.

«Sei un idiota,» sibilai, sentendo che avrei potuto esplodere da un momento all'altro.

Asher mi osservò per un secondo, poi inclinò la testa di lato, quel suo solito sorriso incurante ancora lì. «E tu sei davvero una principessa, eh?» rispose, con una leggerezza che mi fece venire voglia di urlare.

«Basta! Mi stai facendo impazzire!» sbottai, lasciando trasparire tutta la mia frustrazione.

Mi voltai per andarmene, ma lui non si trattenne. «Non correre troppo, che perdi la scarpetta, principessa,» disse, con quel suo tono beffardo che risuonava nel corridoio.

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