Capitolo 29

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Rimasi pietrificata, lui che avanzava verso di me, gli occhi verdi che mi studiavano, il viso vuoto, nessuna espressione o emozione. -Luke, tu non puoi farlo...- sussurrai con le lacrime agli occhi. Lui rimase in silenzio e avanzò di qualche passo. Mi appiattii contro il muro della casa e pregai che Sambriel venisse a salvarmi. Con le lacrime che mi rigavano il viso colpii Luke con una sfera di energia e lui fu scaraventato a terra, ma si rialzò subito. -No, Luke, ti prego- dissi io. Con la mente provai a chiamare Sam, ma sui licantropi la telepatia non funziona spesso. Luke, usando la sua super velocità, mi fu addosso con i canini in bella vista, mentre inspirava il mio profumo. -Non riesco a fermarmi- mi disse fissandomi con i suoi occhi inespressivi. -Sì che puoi. Tu sei più forte, combatti!- gli dissi io, sperando di poterlo soggiogare a mia volta. Il mio disperato tentativo non funzionò. Lui fece per mordermi, ma poi cacciò un urlo di dolore e si allontanò da me. Vidi Estelle con la mano puntata contro Luke, Yuka dietro di lui avvolta da onde lucenti, Bree circondata da fiamme, Giulia e Jane torreggiavano una di fronte all'altra su Luke. Giulia stava volando, Jane era in piedi su una diramazione di rampicanti. Luke si guardò intorno in cerca di un modo per scappare. Le ragazze lo spinsero all'angolo. Mi avvicinai a lui e Luke mi guardò. Per la prima volta da quando era sotto il controllo di Chimera, vidi nei suoi occhi un luccichio di emozione. Aveva uno sguardo supplichevole. -Uccidimi- mi disse e io rimasi impietrita, mentre Jane gli avvolse intorno al collo dei rampicanti. -No!- le dissi io mettendomi tra lei e Luke, impedendole di espandere i rampicanti. Guardai Luke, accasciato a terra con quello sguardo supplichevole negli occhi. -Non puoi salvarmi, è Incantesimo Infrangibile...- disse lui. Prima che il dolore abbandonasse i suoi occhi, una lacrima gli rigò la guancia sinistra. -Non può salvarlo signorina...- mi disse Egle spuntando dal nulla. -Incantesimo Infrangibile significa che non si può cancellare, se non con la morte.- mi spiegò Astrea, avvicinandosi ad Estelle. Guardai Luke, ora di nuovo senza espressioni o emozioni. Mio padre mi piombò alle spalle tutto trafelato, balaustra in una mano, pugnale nell'altra. -Ora lo ammazzo!- urlò facendosi largo tra le mie amiche. -No, lo faccio io!- gli dissi tra le lacrime. Lui abbassò il pugnale e me lo porse, poi Egle gli spiegò cosa era successo. Rimasi a guardare Luke, mentre le lacrime mi bagnavano le guance. Con un cenno della mano, intimai alle ragazze di andarsene e loro lo fecero, rimase solo Yura, perché io l'avevo fermata per un braccio. Mio padre era stato portato dentro con la forza dalle altre Maghe. Yura si allontanò di qualche passo, rimanendo comunque nel mio campo visivo. Luke si alzò, ma rimase inchiodato al muro dai rampicanti di Jane. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio rapido, poi mi allontanai di qualche centimetro. Pensai che ero un'idiota, stavo per uccidere il mio ragazzo è l'unica cosa alla quale pensavo era baciarlo. Lui mi guardò con quegli orribili occhi verdi. -Sam ti proteggerà, resta con lui, sempre. Ti amo- mi disse e io esitai un attimo, poi gli posizionai il pugnale al livello del cuore. Lo fissai negli occhi e pensai al sogno che avevo fatto al Monte del Diavolo. Mi ricordai che avevo visto Luke morto con un paletto piazzato nel cuore. Dal petto di Luke iniziò a salire del fumo. -Acqua santa, il pugnale ne è praticamente inzuppato.- mi spiegò lui. Tra le lacrime iniziai a spingere il pugnale dentro il cuore. Non usciva sangue, lui non provava dolore. Fermai il coltello proprio mentre stava entrando in contatto con il cuore e fissai Luke negli occhi. -Non posso farlo- dissi. Lui distrusse i rampicanti quanto bastava per mettermi le mani al collo e provare a soffocarmi. Yura provò a intervenire, ma era troppo tardi...

Mi svegliai urlando, sentendo le lacrime che mi bagnavano le guance. -Jenny- mi disse Sam sedendosi accanto a me. Io lo guardai e piansi a dirotto tra le sue braccia. Erano passati due giorni da quel fatidico momento. Voi che state leggendo penserete che sia stato solo un sogno, invece no, io ho veramente ucciso Luke.
Sam iniziò ad accarezzarmi la testa, mentre io continuavo a ripensare al coltello che trafiggeva il cuore di Luke, il suo sorriso mentre si accasciava a terra, ormai libero dalla maledizione, i suoi occhi ora di nuovo azzurri che mi dicevano "Sei stata tutta la mia vita" Per due notti avevo sognato la sua morte, per due giorni ero rimasta chiusa in casa a piangere, mentre Sambriel doveva lottare anche solo per farmi mangiare. -Ormai è fatta, non si torna indietro- aveva detto Damon quando tutti erano corsi fuori alle mie urla. Ormai Luke era morto e io non potevo riportarlo indietro. -Stanotte c'è il funerale- mi disse Sam. Dovevo andarci, per forza, lui era il mio ragazzo, io ero la sua ragazza, lui era la mia vittima, io la sua assassina. Mancavano ancora cinque ore, le stavo contando mentre fissavo l'orologio. Sulla scrivania di una persona normale ci sarebbero state le foto di due fidanzati che si amavano, io invece avevo solo libri di magia, nemmeno una foto di Luke. Lui era un vampiro, lui non poteva specchiarsi, lui non poteva essere ritratto in foto. Sambriel uscì dalla stanza, io rimasi da sola nel mio dolore. Mi alzai e presi a disegnare. Luke non poteva essere ripreso in foto, ma poteva essere disegnato e io lo ricordavo vivamente in ogni suo attimo, quando era triste, arrabbiato, annoiato o quando era felice, dolce, emotivo, romantico. Me lo ricordavo perfettamente, in ogni suo attimo, dal nostro primo al nostro ultimo attimo insieme. Il suo sorriso, le sue smorfie, i suoi occhi, il modo di vestire, i litri di profumo che mascheravano l'odore di morte, i suoi abiti sempre alla moda, la sua voce, i capelli biondi sempre al vento, i suoi accenni incomprensibili, lui. Finito di disegnarlo, guardai l'orologio. Mancavano quattro ore al funerale e io non sapevo cosa dire, così mi misi a scrivere il discorso, ma poi mi arresi, ogni parola che scrivevo, era un pezzo di lui che se ne andava, ogni frase mi ricordava la sua morte. Avrei improvvisato, come avrebbero tutti gli altri, perché Luke era così, lui si improvvisava m, non riusciva a mantenere uno schema, lui era come una piuma al vento. Segnai quest'espressione sul retro del disegno:"Luke:come una piuma al vento" Poi misi il disegno in un book e ci scrissi sopra:"Continuerai a vivere " Uscii dalla stanza e andai a farmi una doccia, ogni minuto che passava, mi avvicinavo all'addio finale...

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