Capitolo 6: Silenzi e Rivelazioni

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POV Jungkook

Il ristorante era più rumoroso del solito quella sera. Risate, bicchieri che tintinnavano, e l'odore del fumo che si mescolava alla carne che grigliava. Avevo accettato l'invito a malincuore, non perché non mi piacesse passare del tempo con il mio team, ma perché preferivo mantenere una certa distanza. Essere il capo non sempre ti permette di essere "uno di loro", e questo, in qualche modo, mi andava bene.

Avevo sempre creduto che fosse meglio così. Più distanza, meno distrazioni. Ma quella sera, qualcosa stava cambiando.

Appoggiato al muro all'esterno del ristorante, nella zona del giardino, mi godevo qualche minuto di silenzio. Sentivo la necessità di allontanarmi dal caos, ma soprattutto, volevo evitare di farmi vedere troppo vulnerabile. Ero abituato a essere visto come il freddo, il riservato, quello che tiene tutto sotto controllo. Eppure, quella sera, mi ritrovai ad ascoltare qualcosa che non avrei mai dovuto sentire.

La voce di Jasmin.

Senza volerlo, i miei passi mi avevano portato vicino a dove lei stava parlando con Minji, la mia collaboratrice. All'inizio avevo pensato di allontanarmi subito, non volevo sembrare un intruso. Ma quando il suo tono diventò più serio e il suo discorso più personale, rimasi fermo, incapace di andarmene.

«Mio padre è sempre stato rigido e freddo con me... proprietario di un impero immobiliare in Italia... Mi ha sempre imposto di essere la figlia perfetta, ma non sono mai riuscita a soddisfare le sue aspettative.»

Mi bloccai. Le sue parole mi colpirono più di quanto avrei voluto ammettere. "Padre rigido, freddo, aspettative impossibili..." Era come se stesse parlando di me. Quella sensazione, quella pressione costante di dover essere all'altezza, di non poter fallire, era qualcosa che conoscevo fin troppo bene. Mi resi conto che, in qualche modo, mi rivedevo in lei. Anche io avevo vissuto sotto lo stesso peso, cercando di essere qualcosa per qualcun altro.

Continuai ad ascoltare in silenzio, le mani che si serravano nelle tasche del mio cappotto.

Ma fu quello che disse dopo a farmi innervosire. Il tono della sua voce cambiò, diventando più triste, vulnerabile.

«Avevo una relazione... ma lui non mi accettava per quello che sono. Non volevo concedermi, non mi sentivo pronta. E alla fine mi ha lasciata... facendomi sentire come se non fossi abbastanza.»

Un fastidio sordo mi attraversò il petto. "Non era abbastanza?" Come poteva quell'uomo averla fatta sentire così? Mi resi conto che stringevo i pugni, come se una parte di me volesse fare qualcosa al riguardo, ma non capivo neanche io perché.

Non avevo mai considerato Jasmin in quel modo prima. Era la nuova stagista, una ragazza timida, forse troppo ingenua per il mondo di cui facevamo parte. Ma in quel momento, sentendo la sua voce tremare mentre parlava del suo ex, qualcosa dentro di me si agitava. Mi irritava. Mi irritava che qualcuno l'avesse ferita così. "Che razza di uomo lascerebbe una donna solo perché non è pronta a darsi completamente?" Non riuscivo a spiegarmi perché questa cosa mi facesse così arrabbiare.

Alla fine, decisi di andarmene. Non volevo più ascoltare, non dovevo. Quella era la sua vita privata, e io non avevo il diritto di interferire.

Mi ritrovai a camminare verso la mia Maserati, il motore acceso che ruggiva dolcemente mentre mi allontanavo dal ristorante. Eppure, non riuscivo a togliermi dalla testa quello che avevo sentito. Nonostante il mio solito autocontrollo, qualcosa in quella conversazione mi aveva toccato profondamente. Forse era il fatto che mi riconoscevo nel suo rapporto difficile con il padre. Forse era quel senso di protezione che non riuscivo a spiegare.

"Stupido. Non ti riguarda." Mi ripetevo, ma il pensiero non se ne andava.

Prima di partire, mi trovai a tirare fuori il telefono senza neanche pensarci. Avevo il suo numero da poco, e non avevo intenzione di scriverle, non di certo così tardi. Ma lo feci comunque. Non sapevo nemmeno io perché.

Destini Intrecciati jungkookxjasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora