Il mondo perfetto

Capitolo 13

Il cavallo non si fermò per un paio di minuti. La sua criniera al vento e il paesaggio che scompariva alle mie spalle mi davano un senso di libertà.

Non sapevo dov'ero.
Non sapevo perché fossi salita sul cavallo.
Non sapevo dove stava andando.
La mia testa era confusa, sì, ma anche libera dai problemi, libera da mio padre, libera dai pensieri che mi tormentavano.

Questo posto mi dava un' aria familiare, come se l'avessi già visto, oppure già sognato.

Ero libera.

Mi guardai intorno. Il cavallo andava troppo veloce per vedere tutto nel dettaglio. Il cielo era rosa per il tramonto. Invece gli alberi avevano iniziato a prendere un colore biancastro. Strizzai gli occhi per vedere meglio; sulla punta dei pini sparsi quà e là c'era posata quella che sembrava neve.

Neve?

Un brivido mi attraversò tutta la schiena. Iniziavo a sentire freddo. Avevo addosso una maglietta bianca con le maniche corte. Il freddo si faceva sempre più forte, tanto che iniziai a batter i denti.

Alzai lo sguardo; vidi dei piccoli puntini bianchi scendere dal cielo rosa.
Oscillavano delicatamente.
Uno in particolare cadde sull mio braccio. Era piccolo e si sciolse velocemente.
Era proprio neve.

Ripresi a guardare avanti. Il cavallo lasciva impronte sull'erba brinata.

Riflettei sulla scritta che c'era incisa sulla sella del cavallo.

Mondo perfetto?
Dove mi sta portando il cavallo?

All'orizzonte riuscì a vedere una piccola struttura.

Il cavallo continuava a galoppare e schivare tutti gli alberi o massi che arrivavano dall'orizzonte.

Sentivo i miei lunghi capelli neri al vento che facevano contransto con il paesaggio rosa.

Le mie mani erano attaccate come se fossero incollate al collo del cavallo per paura di cadere.

La struttura all'orizzonte si faceva sempre più vicina e riuscivo a notare sempre più particolari.

Ad esempio riuscivo a vedere due torri con punta, come se fosse un grande castello.

Non sarà che il cavallo mi stava portando in un castello?